Conosci la Malvasia delle Lipari?
La mia meravigliosa e, purtroppo, troppo breve villeggiatura alle Isole Eolie e alla perla del loro arcipelago, Salina, ha raggiunto il proprio apice quando ho potuto fare la conoscenza del più famoso prodotto enologico locale: la Malvasia delle Lipari, un nettare che dona al bevitore un’inarrivabile estasi di profumi e di sapori che lo proietta nell’empireo delle degustazioni. Già l’impatto visivo lascia intendere quale prodigioso coacervo di sensazioni possa essere contenuto nel liquido oro ambrato che dal fondo del calice si muove con torpida densità, offrendo primariamente al naso un entusiasmante bouquet di profumi che sembra riportare alle omeriche descrizioni dell’Ambrosia, il nettare degli Dei.
Immediatamente al primo sorso una perfetta combinazione di miele e mandorle, albicocca matura e fichi secchi pervade la bocca, confermando al gusto le emozionanti sensazioni che erano state preannunciate al naso e che solo la dedizione e l’amore dei viticultori locali può essere riuscito a trasferire con tanta sapienza all’interno del bicchiere, anche a prezzo di enormi sacrifici poiché la viticoltura a Salina è per lo più quella che è normalmente definita “eroica”, costituita da piccoli appezzamenti normalmente disposti su terreni scoscesi che si sviluppano fino a 400 metri sul livello del mare, talvolta su terrazze realizzate a mano per permettere di immagazzinare l’acqua invernale, ridurre i danni dell’erosione e consentire al vitigno della Malvasia di arrivare a perfetta maturazione.
Il vitigno Malvasia di Lipari
La forma d’allevamento tradizionale dell'uva Malvasia di Lipari, oltre all’alberello basso, è la “prieula”, una pergoletta molto bassa (60-70 cm da terra), adatta alle condizioni molto ventose delle isole. Il lavoro in vigna è fatto rigorosamente a mano.
Il vitigno quasi esclusivo è la Malvasia di Lipari, che presenta diversi sinonimi e luoghi di coltivazione nel Mediterraneo (Malvasia di Dubrovnich in Dalmazia, Greco di Bianco o di Gerace nella Calabria ionica, Malvasia di Bosa in Sardegna, Malvasia di Sitges a Barcellona e nelle Canarie) [1]. Questa varietà ha il grappolo medio, cilindrico, spesso spargolo, l'acino è piccolo, sferico con buccia sottile, pruinosa, dal colore giallo dorato e polpa dolce e aromatica.
È un vitigno mediamente aromatico, molto adatto all’appassimento. Tradizionalmente le uve sono o lasciate ad appassire sulla pianta nel caso di vendemmia tardiva (raramente), oppure raccolte a maturazione avanzata con selezione dei grappoli migliori e poste sulle cosiddette “cannizze”, lunghe stuoie realizzate con listarelle di canne, sulle quali vengono lasciate appassire lentamente per la durata di 10-20 giorni (a seconda delle condizioni atmosferiche) con un sistema quotidiano di “scannizzamento” e “incannizzamento” secondo il quale di giorno le uve sono esposte al sole e di notte o in caso di giornata umida o piovosa vengono protette da coperture chiamate “pinnate” o ricoverate in locali areati naturalmente o artificialmente.
Quando i grappoli sono appassiti al livello voluto, si procede alla diraspatura e alla pigiatura; il mosto così ottenuto viene messo a fermentare in botti di castagno o di rovere o in acciaio. Successivamente, dopo due travasi chiarificatori, che vengono normalmente effettuati a gennaio e a marzo, si procede all’imbottigliamento.
L’arcipelago presenta una superficie di vigneti di circa 160 ettari, dei quali 90 a Malvasia, per due terzi sull’isola di Salina ed un quarto a Lipari. Dei 90, 46 sono iscritti a DOC. La produzione di vino è di 6.700 ettolitri l’anno, dei quali 1.000 a D.O.C, 70% nella tipologia Passito e il 30% in quella Naturale e Liquoroso. Le isole producono anche altri vini bianchi e rossi IGT Salina da vitigni quali Nero d’Avola, Nerello mascalese, Corinto Nero, Inzolia e Catarratto.
Il disciplinare della Malvasia delle Lipari DOC
La Denominazione di Origine Controllata “Malvasia delle Lipari” è riservata ai vini bianco o dolce naturale, passito e liquoroso che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, il quale stabilisce che, la Malvasia delle Lipari D.O.C., si ottiene da uve Malvasia di Lipari (dal 92% al 95%) e da uve di Corinto Nero (dal 5% all’8%) (ndr. sono però numerosi i viticoltori che si sono distaccati dal disciplinare e producono eccellenze da Malvasia in purezza).
La sua gradazione minima è 11,5% vol di cui almeno 8,00% vol svolti.
Il disciplinare ne consente la produzione anche nella versione Passito (o dolce naturale), che si ottiene appunto dall’appassimento naturale delle uve e che deve avere una gradazione minima invece del 18% ed un residuo in zuccheri naturali non inferiore al 6%. Infine esiste, sempre autorizzata, la versione liquorosa, che viene addizionata di alcol e deve avere una gradazione minima del 20,00% vol di cui almeno 16,00% vol svolti ed un contenuto in zuccheri residui non inferiore al 6% e deve aver subito un periodo di affinamento di 6 mesi a decorrere dalla data di alcolizzazione.
Malvasia delle Lipari: caratteristiche organolettiche
Vino di colore oro ambrato, al naso presenta profumi di albicocca, pesca dolce, scorza di arancia con note evidenti di macchia mediterranea, capperi, mirto, lentisco, elicriso.
L’assaggio è sempre sorprendente e unico: non c’è la dolcezza della créme caramel o dello zucchero caramellato a dominare (infatti raramente si superano i 100 gr/lt di zucchero), ma sono presenti tante sfumature vegetali e note salmastre. Un vino che regge tranquillamente abbinamenti sia dolci che salati, ma che può essere anche un ottimo vino da meditazione da bere pacificamente da solo.
La Malvasia delle Lipari DOC nella versione secca si sposa in maniera mirabile con primi e secondi piatti della cucina mediterranea mentre nella versione dolce è un vino da dessert per eccellenza e si abbina tradizionalmente a dolcini di mandorle o altra frutta secca, oppure con biscotti e piccola pasticceria secca in genere. Può anche essere servito freddo come vino da aperitivo, accompagnato a formaggi a pasta molle piccanti come il provolone oppure con gli erborinati come il gorgonzola. Nella versione Passito rappresenta un ottimo vino da meditazione e si abbina perfettamente con la pasticceria locale: sesamini, nacatuli, giggi, piparelli, cassateddi e spichitedda sono il complemento ideale per esaltare il carattere dolce/sapido di questo mirabile vino. Infine nella versione liquorosa è l’abbinamento perfetto per il cioccolato.
Per concludere, una variante gastonomica assolutamente sorprendente si può gustare al bar “Da Carola” al porto di Panarea dove la Malvasia viene offerta nella versione “granita con le pesche”, talmente gustosa, tipica e sfiziosa da essere uno dei maggiori richiami per i battelli di turisti mordi e fuggi che attraccano al molo dell’isola più piccola e mondana dell’arcipelago.
Malvasia delle Lipari: produttori e cantine
Dopo che Carlo Hauner a metà del ‘900 ridette vita alla coltivazione della Malvasia a Salina, molti produttori locali hanno seguito le sue orme e, anche con appezzamenti di terreno veramente ristretti, hanno creato una rete produttiva di tutto rispetto, Attualmente, a Salina, pur nelle ridotte dimensioni dell’isola, troviamo ben 12 aziende: Hauner, Colosi, Marchetta, D’Amico, Virgona, Fenech, Giona, Caravaglio, Florio, Barone di Villagrande, Florio, Tenuta Capofaro di Tasca d’Almerita e La Rosa, alle si affiancano, in altre isole, Punta Aria e Paola Lantieri nell’isola di Vulcano, La Vigna di Casa Pedrani a Panarea e la Tenuta di Castellaro da Lipari
Non sempre c’è stata identità di vedute sulla produzione e, nel passato, si è anche creata più di una frizione. Per armonizzare la produzione, favorire i rapporti interpersonali e lo scambio informativo, dal 2011, ogni anno sull’isola, al Capofaro Malvasia & Resort di Tasca d’Almerita si tiene una festa della Malvasia, il "Malvasia Day", durante il quale tutti i produttori possono incontrarsi e gli esperti tecnici delle varie cantine dell’isola sono a disposizione del pubblico di appassionati e intenditori per spiegare le caratteristiche della Malvasia attraverso degustazioni guidate.
L’evento, giunto alla sua sesta edizione, è aperto al pubblico di intenditori e curiosi, amanti del buon bere e sempre alla ricerca delle migliori espressioni della nostra enogastronomia tradizionale. Tutti gli anni l’evento viene impreziosito da un seminario sulla Malvasia condotto dalla famosa sommelier Daniela Scrobogna, responsabile della didattica della FIS (Fondazione Italiana Sommelier), e da un ospite di turno, esperto nel settore enologico. Fino ad oggi, tra gli altri, si sono succeduti sul palco, oltre alla stessa Scrobogna, il Prof. Attilio Scienza, uno dei massimi esperti mondiali di viticultura, il giornalista e scrittore Andrea Gabbrielli e “Fede” (alias di Federico Quaranta), il conduttore della nota trasmissione radiofonica Decanter.
Malvasia delle Lipari: gusto e degustazioni
Nel (troppo breve) periodo passato a Salina, ho avuto l’opportunità sia di visitare alcune delle aziende vinicole più famose e rappresentative dove mi è stata offerta l’opportunità di degustare alcune delle meravigliose malvasie prodotte in loco, sia di conoscere alcuni eccellenti ristoranti e trattorie dove ho potuto gustare molte delle delizie gastronomiche dell’isola, provandole in abbinamento ad alcune delle realtà enologiche locali.
Di tali meravigliose esperienze vi darò conto a breve in un prossimo articolo specificamente dedicato a degustazioni e abbinamenti delle varie tipologie di prodotti enogastronomici di Salina che ho avuto la gioia e la fortuna di provare.
Riferimenti bibliografici: Saggi, articoli e testi di Attilio Scienza, Marcello Saija, Luigi Salvo e Franco Ziliani
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