Un master unico al mondo per comunicare il vino
Dietro ogni vino, c'è una storia fatta di territori, uve, di scelte tecniche e aziendali, etiche e sociali, ma soprattutto di "persone". Non vorrei fare della filosofia spicciola. Ma mi capita spesso di riflettere sull’infinita tipologia che fa di ogni uomo una storia a sé. È una gamma aperta, dove – nel bene e nel male – c’è di tutto. Da chi vive solo nella sua ristretta sfera a chi sente il bisogno di dare agli altri, quanto di meglio è capace di esprimere.
Così questi pensieri mi sono tornati alla mente, nel corso del mio recente incontro con Carlo Petrini. Un uomo la cui notorietà mi solleverebbe dall’adempimento di ogni formale presentazione, ma del quale tuttavia mi piace ricordare – sia pure con qualche comprensibile lacuna – le tappe salienti di una vita vissuta all’insegna del dare, del promuovere, del mettere insieme idee e progetti a vantaggio delle varie comunità.
E qui valga per tutte, nell’ ’89, l’invenzione (e il termine è quanto mai appropriato) di Slow Food, al quale Petrini ha dedicato il meglio della sua genialità e del suo spirito organizzativo, riuscendo a fare di questo organismo una forza propulsiva a livello internazionale. Ad esclusivo beneficio delle nostre terre, troppo spesso avvilite, a dispetto di una storia millenaria e gloriosa.
Ma Slow Food non è che il punto di partenza di un percorso, lungo il quale troveranno vita il Salone del Gusto a Torino, l’Università di Pollenzo e Terra Madre. Tutto questo, a parte il prestigio e l’originalità delle iniziative, ha costruito intorno all’amico Carlin una sorta di mito, che fa di lui un sicuro riferimento in quel mondo che va dai prodotti più tipici delle nostre campagne alla gastronomia e ai vini, sempre nel solco di quell’umanesimo che non conosce frontiere e confini.
E veniamo al perché ho incontrato Petrini, all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. La risposta è nell’invito, peraltro accettato con grande entusiasmo, all’Assoenologi di partecipare al progetto Master in Wine Culture, Communication & Management, che ha preso l’avvio nel 2014. L’obiettivo, come tutti quelli che maturano nel cuore e nell’intelligenza di Carlin, è quantomai ambizioso: puntare alla formazione di una tipologia di ambasciatori che, partendo dai territori e dai vini, siano in grado di rappresentare (e quindi comunicare) un ritratto vivo e convincente di queste realtà, nel segno delle rispettive storie e culture.
E qui è bene intendersi. La messa a punto del Master, diretto dal Prof. Michele Antonio Fino, non mira a ottenere tecnici esperti nella produzione, bensì di giovani che – ad un plafond di particolari attitudini – aggiungano un patrimonio di conoscenze, per un’informazione, non solo storicamente documentata, ma suggestiva e accattivante per la sua narrativa. Un obiettivo tutt’altro che facile da perseguire, specie se si tiene conto di mettere insieme e direi di fondere felicemente, sia concetti basilari sulla coltivazione della vite e i processi di vinificazione e imbottigliamento, che la storia, la cultura, l’evoluzione che, nel tempo e nei vari insediamenti, ha espresso l’arte di far vino. In pratica, c’è da costruire una realtà “terza”, nel senso che combini, da un lato, lezioni, degustazioni, visite a cantine e vigneti e, dall’altro, viaggi di studio, incontri con personalità internazionali legate non solo al mondo del vino, ma a quello dell’agronomia e soprattutto dalla comunicazione.
Perché questa è l’anima dell’iniziativa. Porre su mercato una schiera di giovani in grado d’illustrare caratteri e qualità dei nostri prodotti più tipici, al di fuori di ogni tecnicismo, ma attraverso una comunicazione sensibilistica ed emotiva, tale da catturare anche l’interlocutore più esigente, grazie alla forza e alla serietà dei contenuti.
Eccezionale novità! Il Master in Wine Culture, Communication & Management sarà tenuto esclusivamente in lingua inglese. Questo allo scopo di favorire la più larga partecipazione di giovani stranieri, ma anche per costituire una severa selezione fra gli aspiranti di casa nostra.
In sintesi, occorre, come si legge nel manifesto del master, fornire risposte adeguate alle urgenze che caratterizzano il nostro presente per preparare un futuro migliore per tutti gli abitanti della terra.
Siamo alle più sicure premesse per il successo dell’iniziativa, alla quale Assoenologi, con onore, è chiamata a collaborare. E qui sento il dovere di ringraziare Petrini della fiducia che ripone nella nostra Associazione. Personalmente sono pronto a dare il mio modesto contributo, così come sono certo faranno i nostri associati. I grandi progetti sul Vino richiedono non solo tanta fede, ma l’appoggio convinto di tutti noi enologi.
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