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I miei consigli ai giovani enologi

12 Luglio 2023
I miei consigli ai giovani enologi
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Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

C’è una domanda ricorrente che mi tiene compagnia nelle mie frequenti peregrinazioni. E della quale non riesco a liberarmi, perché - ne sono consapevole - non ho trovato una risposta. Il quesito riguarda la nascita di Assoenologi Giovani (la sezione dedicata ai giovani dell'Associazione Enologi Enotecnici italiani). Un organismo degno di ogni attenzione, se si tiene conto, da un lato, di quanto sia cresciuto il mondo del vino e, dall’altro, di quante nuove energie esso abbia bisogno, in un futuro sempre più proiettato verso la ricerca scientifica. Mettere insieme tanti giovani enologi ed enotecnici è stata un’impresa meritoria voluta dall’attuale CdA, anche perché favorisce quella reciproca conoscenza, che è il primo passo per uno scambio di esperienze.

 Logo Assoenologi
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Riconosciuta pienamente la validità dell’iniziativa, matura intanto la domanda: “Ma basta? O c’è bisogno di aiutare questi giovani a buttar giù un progetto? E ancora: è possibile individuare comuni obiettivi nella varietà delle tradizioni e dei territori?

Alcune regioni, anche di grande rilevanza vitivinicola, non hanno scuole enologiche. Così i giovani si formano in altre realtà, estranee alle loro radici. E allora? Gli interrogativi stentano a trovare sicure risposte.

Eppure, qualcosa bisogna pure che si faccia. Sono giovani che si aprono alla vita e alle prime esperienze, magari lontano da casa. E allora può tornare utile qualche suggerimento, un opportuno consiglio, come un tempo si usava fare col figlio che partiva per la leva militare. Insomma, un agile vademecum al quale far capo, quando le scelte si fanno impegnative e le idee sempre più confuse. Ma chi ha l’autorità per fare questo? In realtà nessuno. O forse chiunque di noi abbia alle spalle anni di lavoro e quel patrimonio di esperienze, che può tornare utile a chi muove i primi passi.

Così - fra molti dubbi e incertezze - ho provato a mettere insieme qualche pensiero. Che, vi confesso, mi è parso più di una volta banale, ma che, ad una successiva verifica, ha superato la prova. Ed è proprio da qui che è nato il primo “consiglio” per i miei giovani colleghi.

  1. Non innamoratevi mai di un’idea, senza prima averla sottoposta ad un giudizio critico. Non tutti i nostri pensieri sono saggi (anzi solo raramente lo sono), per cui porli in atto senza un opportuno controllo della loro validità, è sempre un azzardo. Tutto quello che sapete (anche se può lusingarvi) è niente rispetto a quello che non sapete. Il desiderio di conoscenza è quindi il primo requisito per ogni vostro futuro successo. Siate sempre assetati di cultura! L’enologia non ha una sua autonomia, ma vive del contributo e delle conquiste di tante scienze. Trascurare il costante aggiornamento su queste materie, significa vivere di rendita sul modesto patrimonio del nostro sapere. In tempo non lontano, l’enologo operava solo fra i vigneti e la cantina. Specie in quest’ultima. Che il vino avesse più o meno fortuna, era un aspetto che lo riguardava solo marginalmente. Se il vino incontrava consensi, ne era gratificato, ma in mancanza non se ne faceva un cruccio. Il rapporto produttore-enologo oggi è cambiato. Si tratta spesso di un tiro a due, che deve dare i suoi risultati. Non dimenticate che il vino – al di là di ogni sua suggestiva componente – va venduto. Da qui il secondo consiglio.

  2. Nei rapporti con i produttori siate sempre chiari e corretti. Non esitate a rappresentare le vostre ragioni e non tacete le vostre perplessità. Ma evitate ogni impuntatura. Il dialogo – specie se confortato da valide argomentazioni – è lo strumento più adatto per risolvere ogni questione. Non dimenticate mai che il legame con la terra di chi fa vino, è certamente più forte del vostro, soprattutto se siete estranei al territorio.

  3. Evitate di cedere ai facili incantamenti dei non pochi ciarlatani azzeccagarbugli che ruotano intorno al mondo dell’uva e del vino. Persone spesso derivanti da professioni estranee alla vitivinicoltura; gente spregiudicata, affabulatori, priva di ogni competenza che agisce in malafede con finalità speculative. Il loro terreno di caccia è quello dei giovani, con poca esperienza e ingenui entusiasmi. Ignorateli o rispondete con la cultura. 

  4. È legittimo – anzi auspicabile – che ognuno di voi insegua il sogno di firmare un grande vino. Il nostro è un lavoro con una notevole componente creativa, che spesso ci porta a frequenti sperimentazioni. Bene. Purché non si trasformino in un pensiero dominante, che ci fa mettere da parte l’impegno per il lavoro di routine. Nessuno di noi, e tanto meno un enologo, ha la verità in tasca. Il fascino di ogni processo di vinificazione è nell’incognita del risultato. Al quale non sono estranee le nostre alchimie e quel famoso “mestiere”, che non è mai troppo lodare.

  5. Siate sempre prudenti nel dare anticipazione su risultati dell’annata. Capisco la lusinga di un’intervista, ma la cautela è d’obbligo se non si vuole perdere la faccia.

  6. Lasciate agli esperti di mercato le loro competenze. Anche se spesso i confini sono così labili da indurci a intervenire. Fatelo con molta misura, tenendo conto che il vostro giudizio su un vino può non incontrare quello del mercato. Di cose da raccomandare, la memoria continua a suggerirmene. Ma sarebbe un rischio. Così vi lascio a questi miei pensieri, grato per l’attenzione.

Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

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