Irrigazione in vigna si o no?
Da l'Enologo - n°9 Settembre 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
Il cambiamento climatico e la crisi vitivinicola impongono un’evoluzione delle tecniche colturali nei vigneti mediterranei. L’aumento delle temperature medie e l’innalzamento significativo dell’evapotraspirazione generano uno stress idrico crescente durante il ciclo vegetativo della vite, causando un bilancio idrico fortemente e precocemente deficitario. Annate come questa, purtroppo, saranno in futuro sempre di più la regola per cui conoscere gli effetti dello stress idrico sulla pianta, per applicare una giusta strategia, rappresenta il dovere di ogni tecnico preparato ed aggiornato. Questo Assoenologi lo ha compreso da tempo, difatti, nell’ambito della formazione continua, tra le opportunità di aggiornamento e qualificazione troviamo un corso dedicato all’irrigazione e qualità delle uve.
Stress idrico per la vite
Lo stress idrico, specie se prolungato nel tempo, comporta effetti dannosi sulla vite, in particolare sulla crescita dei tralci e degli acini nelle prime settimane dopo la fioritura, in particolare sui nuovi impianti. La gestione dell’acqua diventa un punto critico qualora si voglia stabilizzare la produzione, in condizioni climatiche non regolari. Dobbiamo abbandonare il pensiero comune secondo cui l’irrigazione del vigneto viene associata ad una bassa qualità delle uve e del vino. Se in passato era considerata esclusivamente una pratica di forzatura per aumentare la produttività delle piante, oggi rappresenta uno strumento di sopravvivenza e, se gestita con cognizione e competenza, può rappresentare un valore aggiunto per chi la pratica. D’altronde, molte delle regioni vitivinicole francesi di grande prestigio si trovano in aree dove le piovosità estive e autunnali sono abbondanti.
Irrigazione di qualità della vigna
Molte conoscenze relative alla risposta metabolica nella pianta allo stress idrico ed il conseguente sviluppo di soluzioni tecnologicamente più avanzate per una irrigazione intelligente dei vigneti provengono da quei paesi in cui la siccità rappresenta la norma. L’irrigazione di qualità deve tener conto di molti fattori quali il calcolo dell’evapotraspirazione per determinare i volumi di adacquamento, le modalità di irrigazione (a goccia o a pioggia), la durata dei turni di irrigazione, le pause tra un turno e l’altro, i volumi erogati ad ogni turno, la fase fenologica della pianta in cui irrigare, la vigoria della stessa, le relazioni tra irrigazione ed inerbimento dell’interfila, diserbo o lavorazione, eccetera.
Si consideri a titolo di esempio che un’adeguata quantità d’acqua da somministrare è il corrispettivo di 8-10 mm di pioggia, in terreni pesanti. Su un vigneto con 4.000 viti/ha questo corrisponde a circa 20-25 litri per pianta. Su terreni sabbiosi l’acqua distribuita sarà circa la metà ma a intervalli più frequenti. A proposito degli impianti di irrigazione, quelli moderni, detti di microirrigazione, garantiscono una corretta localizzazione dell’intervento irriguo e soprattutto assicurano la razionalizzazione della risorsa idrica che può essere utilizzata con maggiore efficienza (risparmio idrico anche del 20-30% rispetto a forme di utilizzo a pioggia) tanto più se interrati o associati alla concimazione come la fertirrigazione dove l’apporto minerale è immediatamente a disposizione dell’apparato radicale. Talvolta infatti, si interviene con dosi di acqua elevate, tanto da modificare drasticamente il metabolismo della pianta determinando uno stress aggiuntivo e il danno è superiore al beneficio ricercato.
Senza entrare nell’ambito dei principi di una sostenibilità ambientale, pure importante, l’acqua va somministrata con molta cautela, in modo razionale e solo quando serve. Eccessi nell’irrigazione comportano una riduzione dell’acidità dell’uva, specie per quelle destinate alla produzione dei vini base spumante per l’effetto della diluizione e per l’innalzamento del pH a causa dell’assorbimento di potassio. Provocano inoltre un incremento significativo della concentrazione di IBMP dei vini.
Dal punto di vista legislativo, nel caso di alcuni disciplinari Dop e Igp che non prevedono tra le pratiche di coltivazione alcuna forma di irrigazione, il Ministero delle politiche agricole, nel 2013, al fine di rispondere alle richieste di enti e categorie vitivinicole, ha chiarito che, in virtù dell’andamento climatico degli ultimi anni, caratterizzato da un costante incremento delle temperature nel periodo primaverile-estivo, aggravato da una scarsissima piovosità, la pratica facoltativa dell’irrigazione di soccorso non si configura come pratica di forzatura per innalzare le rese unitarie di produzione ma ha lo scopo di superare lo stato di stress idrico e garantire così la sopravvivenza dei vigneti.
Da l'Enologo - n°9 Settembre 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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