Il patrimonio genetico greco nelle viti del Sud Italia
L’Italia, con i suoi 690.000 ettari coltivati a vite nel 2016, si attesta come uno dei principali produttori di vino a livello mondiale. Produzione che vanta, nei secoli, una lunga tradizione di qualità. Infatti, le più antiche testimonianze archeologiche di viticoltura in Italia risalgono ai periodi Epigravettiano e Mesolitico. Questi ritrovamenti fossili, costituiti da semi di vite selvatica, sono stati recuperati in Calabria nella Grotta del Romito (Cosenza) e in Sicilia nella Grotta dell’Uzzo (Trapani).
La storia ci narra che la viticoltura italiana è nata con l’arrivo dei greci sulle coste del Sud Italia e che la Sicilia, insieme alle altre regioni dell’Italia meridionale (Calabria, Campania, Basilicata e Puglia), ha svolto un ruolo chiave nella diffusione della viticoltura nel resto d’Italia. Ad oggi ci si domanda:
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Sono tuttora visibili le tracce dell’influenza del patrimonio genetico greco in quello del Sud Italia?
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Quali sono le relazioni tra le varietà del Sud Italia e quelle del Nord Italia?
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Ci sono stati degli elementi che hanno guidato lo sviluppo della biodiversità viticola nel Meridione?
Lo studio della diversità genetica, tramite marcatori molecolari di ultima generazione (SNP chip-array), della popolazione di varietà di vite della cosiddetta Magna Graecia e delle zone limitrofe, dalla Georgia (primo centro di domesticazione) fino alla Penisola Iberica, ci ha permesso di dare una risposta ad alcuni di questi quesiti.
L'influenza della viticoltura greca su quella del Sud Italia
Dal confronto dei profili genetici è emersa una elevata ridondanza, ossia, un elevato numero di varietà che condividono lo stesso profilo genetico, ma identificate in diverse regioni con un nome differente (sinonimie). Questa ridondanza è stata riscontrata soprattutto tra le varietà autoctone del Sud Italia.
Mentre per quanto concerne le relazioni genetiche, sulla base della distanza genetica, le varietà della Magna Graecia sono risultate omogenee tra di loro, senza distinzioni sulla base degli attuali confini geografici, e nettamente distinte dalle varietà georgiane e da quelle del Nord Italia, Francia e Penisola Iberica. L’omogeneità delle varietà della Magna Graecia sembra riflettere gli eventi storici e socio-eco-politici verificatisi nel bacino del Mediterraneo, supportando l’ipotesi che, durante la colonizzazione greca, Calabria e Sicilia abbiano svolto un ruolo importante nella valutazione e valorizzazione del potenziale delle varietà provenienti dal Mar Mediterraneo orientale e della loro diffusione, dapprima, nel Sud Italia e, successivamente, nell’Italia Etrusca (Italia centrale) ed in Francia.
Differenze tra le varietà di vite del Sud e Nord Italia
Emblematica dei differenti trascorsi storico-politici tra Meridione e Settentrione è la netta distinzione tra le varietà di vite provenienti da queste due aree. Altro dato a supporto di questa netta distinzione tra Nord e Sud Italia è l’identificazione di un elevato numero di relazioni di primo grado (padre-figlio) tra le varietà del Sud Italia.
Tra queste relazioni, le varietà che si ritrovano più frequentemente sono Sangiovese, Aglianico, Mantonico Bianco e Bombino bianco. Le prime due sono varietà diffuse in molte importanti zone viticole italiane, le seconde sono varietà minori ma di grande interesse locale. Queste cultivar, che possiamo definirle di élite, hanno avuto il privilegio di plasmare, nel corso dei secoli, la biodiversità viticola del Sud Italia che noi, oggi, abbiamo ereditato e della quale possiamo apprezzarne l’unicità.
Per maggiori approfondimenti si rimanda alla lettura del lavoro: De Lorenzis G., Mercati F., Bergamini C., Cardone MF., Lupini A., Mauceri A., Caputo AR, Abbate L, Barbagallo MG., Antonacci D., Sunseri F., Brancadoro L. 2018. SNP genotyping elucidates the genetic diversity of Magna Graecia grapevine germplasm and its historical origin and dissemination. BMC Plant Biology, doi: 10.1186/s12870-018-1576-y.
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