I 50 anni del Montepulciano d'Abruzzo
Da l'Enologo - Aprile 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
di Nino D'Antonio
Per celebrare i 50 anni della nascita della Doc del Montepulciano d’Abruzzo, la cooperativa abruzzese Codice Citra ha organizzato un importante evento nel suggestivo teatro di Lanciano dove questo straordinario vitigno abruzzese è stato raccontato dal punto di vista storico, scientifico ed enologico ma anche attraverso i racconti di autorevoli personaggi abruzzesi.
Proprio per i contenuti di cui vive, una celebrazione rischia sempre di scivolare nella retorica. Il territorio, la storia, la fatica e la fede di chi ha operato, i valori di una comunità implicano sempre un tale coinvolgimento, per cui tutto va osannato. A dispetto anche di qualche manchevolezza. Le celebrazioni, volute da Codice Citra, per i cinquant’anni della Doc al Montepulciano d’Abruzzo, mi inducono a ricredermi. E non solo per i valori oggettivi dell’iniziativa, quanto per la selezione dei relatori, la misura degli interventi, l’architettura di un programma che ha finito per coinvolgere anche i partecipanti meno disponibili. Insomma, si è rotto uno schema codificato, e proprio per questo privo di ogni attesa. Perché al Codice Citra hanno saputo mettere insieme una materia non facile da rappresentare, evitando quella sfilza di elogi anche per l’evento più modesto.
Montepulciano d'Abruzzo: una DOC nata nel maggio 1968
Riconosciute, quindi, ampiamente le capacità organizzative, passiamo a fissare i punti più significativi di questa celebrazione. Che poi è valsa anche ad esprimere l’adesione, sentita e commossa, dei partecipanti. Specie quelli legati ai lontani protagonisti del successo del Montepulciano, in tempi non facili e con un mercato assai incerto.
Perché la storia del Montepulciano d’Abruzzo è ricca di una folla anonima e confusa di piccoli vignaioli, in un territorio dove la frammentazione della proprietà è antico costume. Ma veniamo – sia pure rapidamente – alle testimonianze più significative. A cominciare dall’introduzione del presidente di Codice Citra, Valentino Di Campli, che fra l’altro non ha mancato di porre in luce come il 90% della produzione vinicola dell’Abruzzo sia nelle mani delle numerose cooperative.
Attilio Scienza, studioso e gloria dell’Università di Milano, ha richiamato l’attenzione del numeroso pubblico sulla crescente diffusione di quei sensori, in grado di rilevare in diretta le reazioni fisiologiche delle piante. Il che vale a una notevole riduzione dei cosiddetti rischi climatici.
La storia del Montepulciano d'Abruzzo attraverso le memorie
La storia del Montepulciano, dal culto di Cerere all’apprezzamento di Ovidio (abruzzese di Sulmona), è stata invece appannaggio di Maurizio Odoardi, funzionario tecnico della Regione, il quale ha anche ricordato come il territorio accolga oltre sedicimila ettari di Montepulciano nero. È stata poi la volta di Nicola Dragani, presidente della locale sezione Assoenologi. Fra ricordi legati alla sua infanzia e ai primi timidi assaggi di vino, Dragani ha citato due storici protagonisti delle fortune del Montepulciano: il produttore Eduardo Valentini e l’enologo Carmine Festa, entrambi scomparsi.
Come era prevedibile, punto di forza dell’iniziativa – e suo momento spettacolare – è stato il talk show di Bruno Vespa, che ha intrattenuto con sicuri coinvolgimenti e vivaci dialoghi il ristretto gruppo di ospiti, da Giovanni Legnini, vicepresidente CSM, alla scrittrice Giulia Alberico, al regista Pierluigi Di Lallo, fino al pluristellato chef Niko Romito, tutti abruzzesi.
Provare a riassumere il ping pong di Vespa con i suoi ospiti, è sempre un azzardo. Perché leva l’immediatezza e la spontaneità, che rappresentano il carattere proprio di questo genere d’incontri. Dove il Montepulciano non ha mancato di finire spesso per identificarsi e confondersi con la storia e le memorie dei protagonisti.
Montepulciano d'Abruzzo: il progetto Citra di Zonazione
Ma al momento spettacolare si è affiancato, a conclusione, il progetto di avviare una rigorosa zonazione del territorio gestito da Codice Citra. Questo perché agli oggettivi valori del Montepulciano, manca quel ventaglio di particolari identità, che hanno fatto nel tempo la storia e la fortuna dei vini francesi.
Zonazione significa individuare natura del terreno, giacitura, esposizione, microclima, tutti elementi che – opportunamente valorizzati – possono dar luogo a quelle sicure caratteristiche identitarie, che hanno fatto la storia dei cru. A mezzo secolo dalla Doc, la zonazione può rappresentare la carta vincente per farsi largo nel panorama sempre più fitto dei vini non costosi e di larga popolarità. È un percorso nuovo, che prova a passare dal piano della produzione al confronto sui mercati esteri. Siamo a quel ventaglio di strategie - aperte ad aree di applicazione e metodologie diverse – che servono a rafforzare quel requisito primario della qualità, assoluto protagonista in questo mezzo secolo del successo del Montepulciano.
di Nino D'Antonio
Da l'Enologo - Aprile 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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