Il vino Grignolino
Da l'Enologo - Aprile 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
Il primo documento scritto in cui si cita il Grignolino risale al 1249 ed è un atto d’affitto, trascritto dai monaci del Capitello di Sant’Evasio di Casale Monferrato, nel quale si concede in affitto un appezzamento di terreno perché fosse impiantato viti “Berbesine”. Il secondo riferimento si trova nell’inventario dell’Abbazia di San Giusto di Susa del 1337, nel quale si nomina il vino “Grignoleri”. Nel 1614 il Grignolino faceva parte dei vini del Castello di Casale Monferrato (Comba e Dal Verme, 1990). Giorgio Gallesio (prima metà Ottocento) annotò nei diari dei suoi viaggi come il Barbesino coltivato tra Alessandria e Quattordio (Al) corrispondesse al Grignolino di Portacomaro (At) e dell’Astigiano, dove era considerato “il vino da tavola di tutte le persone agiate”.
Il vino Grignolino: cenni storici
Il di Rovasenda, nominava un "Grignolino fino nero" di Asti, che giudicava intermedio fra il "Neretto di Marengo" e il "Nebbiolo": tre vitigni che avrebbero una certa affinità, le cui uve egli giudicava "finissime". E parlava d'un "Grignolino grosso nero", pure di Asti, avvertendo però che "le varianti di grosso e di piccolo che s'incontrano negli acini e, fino a un certo punto, nei grappoli, da luogo a luogo, provengono il più sovente dalla coltivazione e non da proprietà inerenti ai vitigni". E un "Grignolino rosato", aggiungendo però che il "Grignolino è sempre rosato, pruinoso, quando s'avvicina alla maturazione, e questa avviene così perfettamente da annerirlo come le altre uve". Infine cita un "Grignolino bianco", da Grumello del Monte (Bg), sul quale esprime incertezza.
Nel Catalogo dei vitigni del Circondario d'Asti, pubblicato nel "Bullettino Ampelografico" (1879), si trovano distinti un "Grignolino nero", e uno "rosso". Ma è probabile che si trattasse d'un solo vitigno, con variazioni di colore dovute all'ambiente.
Sulla "Ampelografia della provincia di Alessandria" (Demaria e Leardi, 1875) sono elencati diversi sinonimi di Grignolino: "Barbesino", "Barbesinone", "Verbesino", "Balestra", "Arlandino", "Girodino", "Rossetto", avvertendo però che essi "esprimono parecchie sotto-varietà dello stesso vitigno, ben determinate e distinte". A questi si può aggiungere anche quello di "Nebbiolo rosato", riportato su “Ampelografia (1798) dal conte Nuvolone.
Sui vari sinonimi, gli stessi Autori hanno fornito queste indicazioni: sui colli di Alessandria, nel Casalese ed Astigiano il Grignolino è (era) denominato "Barbesino" (o "Verbesino" o "Arlandino"), nel Tortonese "Balestra". Il Rossetto “è così detto perché molti acini restano imperfettamente maturi, conservando alla vendemmia colore verde chiaro con leggera tinta violacea; l'acino è anche che più grosso e allungato”.
Meno sicure sono le differenze per il "Girodino", benché in alcune località si consideri varietà più fina del comune. Quanto al "Barbesinone", ha acini più grossi, più densi e compressi, ma colorito più chiaro, quasi bigio; è più produttivo, "ma fuor di dubbio scadente". Un tempo il suo territorio di produzione era molto più vasto, ma il diffondersi in Europa delle malattie della vite portò a una drastica riduzione delle zone vocate. L’origine è comunque localizzata tra Asti e Casale, due areali che, grazie a caratteristiche pedoclimatiche diverse originano due Denominazioni nelle quali i terreni calcarei, compatti e ricchi di limo conferiscono al Grignolino del Monferrato Casalese Doc sentori speziati, colore e longevità. Si ipotizza che il nome derivi da un’espressione dialettale dell’astigiano, “grignolè” con cui si era soliti indicare i vinaccioli di cui gli acini di questa varietà sono particolarmente ricchi, oppure viene indicata una seconda versione che attribuisce il nome al termine piemontese “grignè” che significa “grignare”, espressione facciale che si riscontra nel bere un vino così ricco di tannini come è appunto il Grignolino.
Enza Cavallaro asserisce che “bere il Grignolino è come baciare il vento” mentre Gino Veronelli lo battezzò “testabalorda” per la sua volubilità caratteriale, altri ancora “uno spirito libero, ribelle, selvatico”. Un vino non facile, ma affascinante, amato non solo da Papa Francesco, denominato il Papa del Grignolino.
Apprezzato durante tutto il XIX secolo e l’inizio del Novecento e diffuso tra i ceti abbienti e la nobiltà, anche ad opera di banchieri di Asti, recentemente, il Grignolino ha visto contrarre la superficie. Sia per perché uva delicata e sensibile ai marciumi, sia sotto l’effetto “moda” che dagli anni ’90 hanno orientato i consumatori verso vini scuri e corposi.
Attualmente, il Grignolino vede un interesse rinnovato grazie alla nuova passione per la differenziazione dei consumi ed è nuovamente oggetto di ricerca da parte di consumatori orientati alla tipicità. La superficie investita era stabile sui 1.350 ettari, crollati a poco più di 900 nel 2010. Tuttavia dal 2013 si assiste ad una buona ripresa dell’attività vivaistica con circa 70 ettari di nuovi impianti ogni anno. Ben superiore ai tassi di espianto fisiologici, grazie al rinnovato interesse per un vino celebre ieri e intrigante oggi.
Distribuzione geografica: sporadicamente diffuso nei vigneti in tutta la provincia di Alessandria e in parte di quella di Asti, la principale area di coltura del Grignolino è quella corrispondente alla porzione di Monferrato compresa tra le città di Asti e Casale Monferrato, oltre ad una piccola area sulla destra orografica del Tanaro. Assente fuori del Piemonte se si eccettua una presenza sporadica in Oltrepò pavese. Piccoli impianti di Grignolino si trovano curiosamente a Napa e Santa Clara Valley.
Vino Grignolino: il vitigno
Germoglio: apice lanuginoso, bianco verdastro con orlo rosato o rosso carminio. Foglioline apicali di colore verde biancastro con punte dei denti rosse e sfumature rosate, inferiormente da molto lanuginose a cotonose. Foglia adulta: di media grandezza, pentagonale, trilobata o più spesso quinquelobata; seno peziolare a U o a lira appena accennata, chiuso o a bordi appena sovrapposti; Lembo leggermente a coppa, con margini un po' revoluti e nervatura principale mediana talora ginocchiata; superficie abbondantemente bollosa, di colore verde chiaro, con nervature principali rosse per un buon tratto. Denti pronunciati, irregolari, a base larga e margini rettilinei. Pagina inferiore con tomento lanuginoso sul lembo e nervature setolose.
Grappolo a maturità: di grandezza media o medio-grande, piramidale, talora allungato, spesso con ali molto sviluppate, compatto o molto compatto; peduncolo corto e robusto. Acino: medio-piccolo (1,6 g), ellissoidale corto; buccia molto pruinosa di colore da nero violetto a rosso violetto, sovente non uniformemente distribuito; numerosi i vinaccioli. Sulla intensità e la uniformità della colorazione dell'uva influiscono in gran parte cause ambientali e patologiche, ma non é da escludere anche l'effetto del genotipo.
Germogliamento: media epoca (seconda decade di aprile). Fioritura: media epoca (tra la prima e la seconda decade di giugno). Invaiatura: medio-tardiva (seconda- terza decade di agosto). Maturazione dell'uva: media epoca o medio-tardiva (fine settembre-prima decade di ottobre). Vigoria: media. Fertilità e produzione: da media a elevata, spesso alternante; scarsamente fertile a livello delle gemme basali e delle femminelle.
I cloni del vino Grignolino
La selezione clonale e sanitaria ha prestato molta attenzione a questo storico e particolare vitigno e sono disponibili 6 selezioni: Rauscedo 1, Cvt At 261, Cvt At 275, Al-Gri-79, Al-Gri-87, Cvt 113.
Vino Grignolino: la tecnica di coltivazione
Il Grignolino esige terreni drenanti e ben esposti. Di norma l’impianto prevede una fittezza medio alta (4-5000 piante/Ha), con allevamento a controspalliera con potatura mista di tipo Guyot, con un solo capo a frutto di 10-12 gemme. Comportamento alla moltiplicazione: generalmente buono, benché siano stati segnalati talora problemi di disaffinità con alcuni cloni di Kober 5BB e 420 A.
Suscettibilità ad avversità e fitopatie: abbastanza tollerante nei confronti della peronospora ma suscettibile all'oidio e ancor più alla Botrytis cinerea e al marciume acido del grappolo; presenta inoltre spesso il fenomeno del disseccamento di porzioni del rachide e seccume di alcuni racimoli inoltre è sensibile alla clorosi ferrica nelle annate e negli ambienti colturali predisponenti.
I vini del Grignolino
Ogni sottozona del Monferrato orientale e dell’Astigiano ha valorizzato i vini di Grignolino producendo le Doc: Grignolino d'Asti, Grignolino del Monferrato Casalese, Monferrato, Colli Tortonesi Gabiano, Piemonte, Rubino di Cantavenna.
La vinificazione del Vino Grignolino
Le caratteristiche del grappolo maturo di Grignolino sono sicuramente la difformità di colore e la presenza massiccia di vinaccioli all’interno dell’acino.
La pigia-diraspatura viene effettuata a rulli mediamente stretti. In vasca, prima della FA, potrebbe tornare utile una MPF a freddo non superiore alle 48h. La FA si svolge a temperature non troppo elevate per preservare gli aromi fruttati e speziati tipici del grignolino. Si parte da una T° di circa 22-23°C fino ad un massimo di 25-26°C. Durante gli arieggiamenti è utile eliminare quanti più vinaccioli possibili in quanto la loro eccessiva presenza può portare a caratteri vegetali spiccati e un’eccessiva tannicità.
Il Grignolino si svina tendenzialmente dolce e termina la FA senza più il contatto con le bucce per esaltare sia i caratteri fruttati che la morbidezza e bevibilità. La FML viene ultimata in acciaio ed il periodo di affinamento non è mai troppo lungo, al fine di uscire sul mercato con un prodotto giovane piacevole e di buona bevibilità.
Il Grignolino fornisce vini dal colore rubino scarico, spesso con riflessi aranciati, e dalle note fiorali e speziate. Sono asciutti e di spiccata astringenza, dovuta in particolare all’apporto tannico dei vinaccioli, molto abbondanti e generalmente non totalmente lignificati al momento della raccolta.
Oltre alla vinificazione in purezza, l'utilizzo tradizionale è per la produzione di vini in taglio alla Freisa ed al Barbera, al fine di aumentarne la dotazione di colore e conferire una maggiore longevità al vino. Recentemente è stata proposta l’asportazione dei vinaccioli dal fondo del tino di fermentazione quale metodo per ridurne l’astringenza talora eccessiva (V. Gerbi, comunicazione personale).
Vino Grignolino: note sensoriali
Le uve vinificate in purezza danno vini giovani, dal colore rubino scarico, talora con riflessi aranciati, e dal profumo leggermente fiorale con caratteristiche note di pepe; al gusto si presentano asciutti e di spiccata tannicità.
Unendovi uve Barbera e/o Freis, si ottengono vini di colore più intenso e di maggior armonia, anche adatti ad un moderato invecchiamento.
Grignolino del Monferrato Casalese DOC, nasce su terreni calcarei, compatti e ricchi di limo, capaci di dare origine a vini un po’ speziati, con più colore, più longevi, ma più spigolosi almeno in gioventù.
I suoli dell’Astigiano, patria del Grignolino d’Asti DOC, sono più sabbiosi e capaci di rendere i vini di più facile beva, pronti, con tannini meno spigolosi ricchi di note fruttate, floreali e meno speziate, presentandosi di un rosso rubino brillante chiaro, vivi di trasparenza, asciutti e mai aspri, vinosi, con percezioni olfattive di frutta rossa, verde nocciola e geranio, amarognoli quanto basta.
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