Senarum Vinea: la riscoperta delle vigne antiche di Siena
Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
Il progetto Senarum Vinea nasce come un percorso sperimentale di riqualificazione storico-paesaggistica e ambientale di Siena e delle sue valli, attraverso il recupero delle cultivar storiche e degli ordinamenti colturali che le caratterizzano. A fronte della standardizzazione dei sistemi di coltivazione e dei processi di vinificazione con conseguente semplificazione e impoverimento del paesaggio rurale, il progetto intende contrastare questo fenomeno attraverso il recupero di quell'equilibrio tra fattori naturali e fattori di ordine culturale, che per secoli ha segnato la qualità del paesaggio senese e, più in generale, toscano. L'indagine è stata condotta, in particolare, nelle clausure dei complessi conventuali, nei giardini delle contrade e negli appezzamenti ortivi urbani e suburbani che recano ancora traccia di forme storiche della viticoltura senese.
Senarum Vinea: terroir in città
Dall'archeologia alla storia, dall'iconografia all'ampelografia, dalla botanica all'ingegneria dell'informazione fino alla biologia molecolare, Senarum Vinea è un progetto interdisciplinare - qui sta una buona parte del suo grande valore - che ha come obiettivo l'individuazione di un percorso storico attraverso la mappatura topografica e genetica dei vitigni più antichi che da secoli crescono all'interno delle mura di Siena e negli spazi rurali suburbani.
Le antiche Gabelle e la ricca documentazione custodita dagli Enti religiosi, insieme alle testimonianze iconografiche del territorio senese con le relative tecniche di coltivazione della vite prima dell'avvento dell'agricoltura meccanizzata, di cui la grande tradizione figurativa del paesaggio senese è ricca di esempi e autori illustri - da Simone Martini ad Ambrogio Lorenzetti - e lo studio delle cartografia storica di Siena, hanno permesso di individuare i tanti orti urbani presenti all'interno dei conventi e delle contrade ma anche poderi suburbani, che hanno fatto sì che la città, soprattutto nel suo settore meridionale, mantenesse inalterato un profilo unico ed autentico, in cui si conservano tracce di vigneti destinati a produzioni di vino limitate ad un consumo familiare.
Le viti vengono ancora coltivate su sostegno vivo, seguendo modalità di diretta ascendenza etrusca, o a pergola o a spalliera: insieme costituiscono un vero e proprio patrimonio di tecniche tradizionali che, insieme all'antichità dei vitigni, definiscono specifiche "unità paesaggistiche", sempre più a rischio di estinzione.
I vitigni recuperati grazie a Senarum Vinea
Senarum Vinea ha permesso di riscoprire ceppi centenari di vitigni autoctoni/ minori sopravvissuti fino ad oggi, ma a lungo dimenticati: la campionatura e le analisi ampelografiche e genetiche hanno consentito di realizzare un primo parziale censimento (41 sono i campioni recuperati su un totale di 10 siti visitati) della matrice storica del patrimonio viticolo della città di Siena. Sono stati individuati 20 vitigni, di cui 10 identificati e già segnalati come varietà minori rare e ad alto rischio di estinzione nella banca dati del Germoplasma Autoctono Toscano: Gorgottesco, Giacché, Tenerone, Salamanna, Occhio di pernice, Prugnolo gentile, Procanico, Sangiovese piccolo precoce, Rossone, Mammolo e Moscatello nero.
Altri dieci campioni non hanno restituito, allo stato attuale, significative omologie con i vitigni inseriti per il confronto genetico. Pertanto ci potremo trovare di fronte a "nuovi" antichi vitigni a cui si dovrà dare un nome.
Il lavoro interdisciplinare del progetto Senarum Vinea
Senarum Vinea rappresenta una storia di successo perché è stata messa a punto una metodologia d'indagine facilmente replicabile, i cui risultati consentono di mettere meglio a fuoco le possibili matrici storiche del paesaggio vitato senese, ma anche perché il coinvolgimento di più enti e istituzioni ha creato i presupposti per la condivisione di intenti esposti in un protocollo d'intesa che scadrà nel 2019.
Ne fanno parte, tra gli altri, l'Associazione nazionale Città del Vino, l'Università che, in una forma fortemente interdisciplinare, ha sviluppato con i Dipartimenti di Archeologia e Storia delle Arti (Prof. Andrea Ciacci), di Storia, di Scienze Ambientali "G. Sarfatti", di Ingegneria dell'Informazione e coordinato attraverso il Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche le linee di ricerca; la spin-off Sèrge che ha condotto le analisi genetiche; la società di consulenza agricola Gambassi & Zorzi, le cui analisi ampelografiche preliminari hanno tracciato la rotta per l'individuazione dei vitigni da recuperare; l'Istituto Agrario di Siena (prof.ssa Anna Ricci e prof. Roberto Lamorgese), che accoglie il campo del germoplasma e partecipa alle fasi di microvinificazione; la Cooperativa sociale Onlus "La Proposta", che ha messo a disposizione il campo di conservazione per accogliere i vitigni antichi; l'Azienda Castel di Pugna, individuata come azienda custode, che ha destinato un lotto dei propri terreni per la messa a coltura dei vitigni selezionati e per la produzione del vino di Siena.
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