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Toscana: la storia del vino italiano

25 Luglio 2022
Toscana: la storia del vino italiano
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Prima ancora dell'arrivo dei Romani, la Toscana era già famosa per la qualità e l'abbondanza dei suoi vini. Questo perché il territorio toscano sembra quasi creato ad arte dalla natura per accogliere e far prosperare la vite.

Con una produzione all'83,5% di Rossi e per il 95% sotto i disciplinari della DOC, DOCG e IGT, è uno dei cuori pulsanti della produzione d'eccellenza italiana e forse tra le più conosciute all'estero.

Uno sguardo al territorio della Toscana

La Toscana con i suoi 23.000 km² è la quinta tra le grandi regioni italiane e, assieme al Piemonte, quella con la produzione qualitativamente più ricca.

Quel che la favorisce è la naturale predisposizione geografica, con un territorio coperto prevalentemente da colline.

La storia del vino in Toscana

Vigneti di San Gimignano
I vigneti di San Gimignano

La storia del vino in Toscana inizia molto presto, prima ancora del dominio di Roma, tuttavia vale la pena concentrarsi soprattutto sugli eventi accaduti a partire dal '700: basti pensare che Cosimo III de' Medici nel 1716 stilava una bozza della prima DOC della storia.

Nel 1865 Bettino Ricasoli, illustre politico e appassionato imprenditore del vino, fornì la prima "ricetta" del Chianti così composta:

  • 70% Sangiovese, per dare copro e colore;
  • 15% Malvasia, per conferire acidità e finezza – in seguito si accettò anche il Trebbiano;
  • 15% Canaiolo, la dose giusta di dolcezza e profumo, tenendo conto che è un vitigno che convive senza problemi con il Sangiovese in vigna.

Questa ricetta rimase legge fino al 1996, anno in cui si perse l'obbligo di usare vitigni a bacca bianca per la produzione del Chianti.

È negli anni Settanta che alcuni produttori decisero di ignorare la DOC e di lavorare la vigna in modo da ottenere bassissime rese, usando vitigni diversi e botti non ammesse dal disciplinare. Non è un caso che proprio in quel periodo, Giacomo Tachis, uno dei più colti enologi italiani, dopo un periodo trascorso in Francia andò a lavorare per la cantina Antinori, dando vita a tutti gli effetti a quei vini che poi vennero chiamati Super Tuscan.

Giacomo Tachis ebbe inoltre il merito di importare in Italia la prima barrique e, a partire dal 1968, diede vita a:

  • Sassicaia: 85% Cabernet Sauvignon e 15% Cabernet Franc;
  • Tignanello: 80% Sangiovese, 15% Cabernet Sauvignon e 5% Cabernet Franc;
  • Solaia: 75% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese e 5% Cabernet Franc.

Un viaggio alla scoperta dei vini della Toscana

Il cuore della viticoltura toscana è il Chianti, con una produzione di 1 milione di ettolitri di vino e ben 7 sottozone.

La zona centrale del Chianti Classico 

Un quarto della produzione di vino in Toscana avviene nel Chianti Classico che presenta vigne a un'altitudine che si agira tra i 250 e i 500 metri. Qui distinguiamo:

  • Chianti Classico Annata;
  • Chianti Classico Riserva, invecchiato almeno 24 mesi e affinato in bottiglia per almeno 3 mesi;
  • Chianti Classico Gran Selezione, esclusivamente prodotto con uve provenienti dai migliori vigneti di proprietà delle aziende. Viene invecchiato minimo 30 mesi di cui 3 di affinamento in bottiglia.

Il territorio di Montalcino e le sue varietà

Il territorio di Montalcino presenta suoli rocciosi meno fertili di quelli del Chianti Classico. Il clima è secco e tiepido grazie alla vicinanza del mare e la protezione del Monte Amiata.

All'interno di questo territorio si possono trovare dei suoli anche radicalmente diversi tra loro, esposizioni variabili e altitudini tra i 0 e i 600 metri: ciò si traduce in microclimi totalmente differenti.

È qui che nel 1888 Ferruccio Biondi Santi, nella tenuta "Il Greppo" imbottigliò per la prima volta uve di Sangiovese Grosso 100% (chiamato localmente Brunello a causa del suo colore) creando il mitico Brunello di Montalcino.

In questo piccolo territorio si concentrano:

  • 250 produttori;
  • una produzione di 9 milioni di bottiglie di Brunello di Montalcino;
  • una produzione di 4,5 milioni di bottiglie di Rosso di Montalcino;
  • una produzione di 40.000 bottiglie di Moscadello;
  • una produzione di 400.000 bottiglie di Sant'Antimo.

Ben il 65% della produzione di Montalcino è destinata al mercato estero.

Bolgheri e il suo Sassicaia

In questa zona, dal terreno simile a Le Graves di Bordeaux e il microclima migliore di tutta la Toscana, Mario Incisa della Rocchetta piantò per la prima volta nel 1944 il Cabernet Sauvignon. Ma fu solo con l'arrivo di Giacomo Tachis e della barrique che nel 1968 prese vita il primo "vino bordolese" in Maremma: il Sassicaia.

Mappa vino Toscana
La mappa del vino della Toscana

I vitigni coltivati in Toscana

I vitigni a bacca bianca della Toscana sono:

  • Trebbiano Toscano;
  • Malvasia Bianca Lunga;
  • Vernaccia;
  • Ansonica.

I vitigni a bacca nera coltivati in Toscana sono:

  • Sangiovese, il vitigno più coltivato in Italia e il decimo al mondo. Rappresenta il 65% della produzione di uva toscana e, pur adattandosi egregiamente a terreni differenti, dà il meglio di sé in quanto ad aromaticità ed eleganza su terreni calcarei. Ha una vendemmia tardiva, per portare a completa maturazione il tannino, che è però molto rischiosa poichè questo vitigno soffre molto la pioggia in vendemmia. Il Sangiovese non ha una massa colorante imponenete; dà vini che si conservano per lungo tempo e ricchi di acidità;
  • Canaiolo;
  • Ciliegiolo;
  • Cabernet Sauvignon;
  • Merlot.

Un riassunto delle principali Denominazioni della Toscana

Le denominazioni della Toscana sono moltissime, tra le quali menzioniamo quelle provenienti da uve Sangiovese:

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