Concorrenza sleale nel vino
Da l'Enologo - n°4 Aprile 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
La concorrenza sleale al giorno d’oggi è un fenomeno molto diffuso tra gli imprenditori che viene represso e sanzionata dagli artt. 2598-2601 c.c.. Questo “gioco sleale” è caratterizzato dall’utilizzo diretto o indiretto da parte di un imprenditore di mezzi o tecniche non conformi ai “principi della correttezza professionale” in grado di danneggiare l’azienda di un concorrente.
Cosa è la concorrenza sleale
Solitamente i comportamenti di concorrenza sleale riguardano l'uso di nomi o segni distintivi atti a produrre confusione con i nomi o i segni distintivi legittimamente usati da altri, nonché l'imitazione servile dei prodotti di un concorrente.
Allo stesso modo, possono essere considerati come comportamenti scorretti: la diffusione di notizie ed apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente - idonei a determinare discredito - o il fatto di appropriarsi dei pregi prodotti o dell’impresa di un concorrente.
Qualora l’imprenditore decidesse di citare in giudizio la parte che pone in essere atti di concorrenza sleale, la sentenza che accerta il compimento dei suddetti atti ne inibisce la continuazione e stabilisce gli opportuni provvedimenti per eliminarne gli effetti.
Occorre considerare, inoltre, che chiunque subisce un danno derivante da atti di concorrenza sleale, posti in essere con dolo o colpa, può naturalmente chiedere il risarcimento del danno.
Per capire meglio la concorrenza sleale, occorre esaminare due definizioni: danno emergente e lucro cessante. Il danno emergente viene individuato soprattutto nel pregiudizio patrimoniale conseguente all’acquisizione ed allo sfruttamento parassitario delle informazioni e delle tecniche acquisite da un’impresa nelle ricerche. Laddove il danno non potrà essere individuato nell’esatto ammontare, si potrà fare ricorso alla liquidazione equitativa.
Il lucro cessante, invece, viene individuato ad esempio nel guadagno che l’impresa avrebbe potuto conseguire da sue vendite che, invece, sono state effettuate dal concorrente sleale. Nel quantificare la perdita di occasioni di profitto sperate, bisogna ricostruire la situazione in cui il danneggiamento si sarebbe trovato in assenza del fatto illecito e isolarlo da altre cause idonee ad influire sulla posizione che il soggetto occupa sul mercato.
In sostanza, si parla di comportamenti illeciti per ottenere un vantaggio sui propri competitor o per arrecare loro un danno. La quantificazione del danno si identifica con l’utile lordo che il soggetto non ha realizzato in conseguenza della condotta illecita. Vediamo alcuni esempi di pratiche di concorrenza sleale nel settore dell’enologia.
Concorrenza sleale nell'export del vino in Cina
Un primo esempio si ricollega al caso della Cina. Per aggirare le altissime accise imposte dalla autorità cinesi sul vino in bottiglia straniero (oltre 250%) sono nate, e si sono sviluppate, società che acquistano vino sfuso italiano o di altri Paesi produttori, lo imbottigliano in Cina, aggirando le accise e abbattendole dell'80%, per poi rivenderlo a prezzi fortemente concorrenziali rispetto ai prodotti già confezionati che arrivano dall’estero.
Tra le problematiche di inserimento del vino italiano nel mercato cinese, peraltro, vi è anche la fortissima pressione concorrenziale con la Francia che ha una quota di mercato altissima rispetto a quella italiana.
Lo zucchero nel vino
Altra pratica usuale è l'utilizzo del saccarosio per incrementare la gradazione alcolica del vino. Ciò determina una concorrenza sleale nei confronti dei produttori italiani che adoperano mosti concentrati dal costo decisamente più elevato. In Italia, difatti, l'aumento della gradazione è possibile solo con l'utilizzo di mosti concentrati e, quindi, i viticoltori hanno chiaramente maggiori costi di produzione, a differenza di Paesi come Germania, Gran Bretagna e Francia del Nord in cui, invece, si può usare lo zucchero. La questione dello zuccheraggio, peraltro, va a discapito dell'informazione ai consumatori che in etichetta non trovano se il saccarosio è stato utilizzato e, soprattutto, in che quantità!
Trucioli di legno al posto delle barrique
Altre problematiche in materia si riscontrano nell’esportazione, come l'invecchiamento artificiale attraverso l'impiego di trucioli di legno in luogo delle tradizionali botti barrique. L'utilizzo dei trucioli, infatti, consente di procurare rapidamente e con bassi costi di produzione, alcune note aromatiche tipiche dei vini di alta qualità, senza attivare i processi di micro-ossigenazione naturale derivanti dalla permanenza in botti, rilevanti per definire un vino di pregio. Oggi si sta lavorando parecchio, anche con gli Organismi Internazionali, per stabilire regole precise di etichettatura per evitare che l'utilizzo dei trucioli di legno possa costituire un inganno per i consumatori ed una forma di concorrenza sleale per i produttori vinicoli europei.
Altri illeciti nel mondo del vino
Secondo alcune statistiche, inoltre, i principali illeciti commessi sui vini Dop – Igp riguardano:
- l’usurpazione e\o evocazione di vini a Dop Igp;
- irregolarità di etichettatura;
- irregolarità al sistema di certificazione ai sensi della Legge n. 238 del 12 dicembre 2016 contenente la “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”;
- irregolarità amministrative;
- false o inesistenti indicazioni di origine;
Ci si sta attivando per cercare di reprimere queste pratiche illecite; anche l’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv) operante nel settore della vite e dei prodotti derivati, che si occupa costantemente di formulare raccomandazioni da applicare negli Stati membri in materia di produzioni e pratiche enologiche, pone attenzione sulla repressione di frodi e di concorrenza sleale ed è sempre alla ricerca di tutela in merito alla qualità igienica del vino, protezione degli interessi viticoli e miglioramento delle condizioni di mercato, protezione delle denominazioni d’origine, garanzia di purezza e autenticità dei prodotti.
Da l'Enologo - n°4 Aprile 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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