Tutela più la registrazione del Marchio o dell'Indicazione Geografica?
Qualche tempo fa avevamo pubblicato l'articolo “Il marchio per il vino”.
Quale approfondimento, riteniamo doveroso fare un rapido excursus sulla normativa che disciplina "Marchi" e "Indicazioni Geografiche", intendendo per indicazioni geografiche sia le produzioni a DOP che quelle ad IGP.
Le differenza tra Marchio e Indicazione Geografica
È opportuno partire dalle grandi differenze che esistono fra i due istituti:
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il marchio è un segno distintivo che lega il prodotto ad un imprenditore, le indicazioni geografiche invece legano il prodotto ad un territorio;
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il marchio è un diritto di cui l'imprenditore può disporre, l'indicazione geografica invece non è un diritto di cui l'imprenditore può disporre: solo se la produzione avviene nel rispetto di un preciso disciplinare, sottoponendosi al controllo di una struttura autorizzata dal MIPAAF, il produttore ha diritto ad usare l'indicazione geografica;
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il titolare del marchio può delocalizzare la propria produzione in Paesi in cui vi siano meno regole ovvero i costi siano inferiori. Viceversa il produttore dell'indicazione geografica non può delocalizzare, ma deve operare esclusivamente nel territorio delimitato dal disciplinare di produzione.
È evidente quindi che solo il prodotto ad indicazione geografica è indissolubilmente legato ad un territorio delimitato, come è altresì evidente che la tutela del marchio rientra nella competenza dell'imprenditore, mentre la tutela delle indicazioni geografiche è di interesse per il Paese e per le associazioni dei produttori.
La tutela del Marchio e delle Indicazioni Geografiche
Ciò che colpisce, addentrandosi nella materia, è il fatto che la tutela del marchio è più consolidata e più forte rispetto a quella delle indicazioni geografiche ed un breve excursus storico ci aiuterà a comprenderne le ragioni.
Con la rivoluzione industriale, nella seconda metà dell'ottocento, si avverte l'esigenza di protezione per evitare la concorrenza sleale nell'uso dei marchi e delle indicazioni geografiche. Una pietra miliare per la tutela dei marchi si ha nel 1891 con gli "Accordi di Madrid" che avviano la tutela dei marchi e si approcciano anche alle indicazioni geografiche, non però come diritti di proprietà intellettuale, ma tutelandole soprattutto dalle contraffazioni. Su queste premesse la tutela dei marchi procede in maniera lineare, culminando nel “Protocollo di Madrid” del 1989, che introduce la registrazione internazionale e una protezione forte.
La prima tutela vera delle indicazioni geografiche si ha solo nel 1958 con la “Convenzione di Lisbona” che ha però un grande limite: ad essa aderiscono solo 28 Paesi, troppo pochi per incidere in maniera forte sul commercio internazionale.
Solo nel 1994, gli accordi TRIPS si occupano, oltre che della protezione dei marchi, di quella delle indicazioni geografiche coinvolgendo tutti i paesi del WTO ( World Trade Organization). Tali accordi hanno però un enorme limite: sono formulati in maniera molto elastica tanto che ancora oggi non si è giunti ad istituire un registro delle indicazioni geografiche condiviso e tutelato da tutti.
Il motivo per cui il percorso per la protezione delle indicazioni geografiche è stato molto più lento rispetto a quello della protezione dei marchi e perché solo in tempi recenti ci si è resi conto che l'indicazione geografica è un bene in sé, importantissimo per Paesi come il nostro in cui la tradizione e la cultura agroalimentare sono strettamente legate al territorio.
Ed ancora oggi, con amarezza, dobbiamo purtroppo constatare che, se vogliamo proteggere le nostre indicazioni geografiche in Paesi extra UE, dobbiamo registrarle come marchi.
Di Laura La Torre
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