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La normativa sul vino

20 Giugno 2016
La normativa sul vino
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di Laura La Torre

Il diritto interviene nel settore vitivinicolo in maniera forte e sicuramente più che in altri settori merceologici per una serie di motivazioni già illustrate nell'articolo pubblicato il 30 maggio Storia della legislazione sul vino.
Prioritariamente si è avvertita l'esigenza di definire giuridicamente cosa dovesse intendersi per "vino". Atteso l'ampio ventaglio di tipologie rientranti in tale categoria merceologica, è stato necessario definire questo in maniera esatta e cogente.

Sul piano giuridico tanti sono gli esempi di editti, norme, ordinanze che, nei secoli, si sono succedute a disciplinare la materia. Ma, tralasciando la storia della legislazione, che risulterebbe troppo lunga e sicuramente inutile ai fini che qui ci si propone: dare formazione ed informazione, si ripercorrerà la normativa sul vino succedutasi nel precedente ed in questo secolo.

Prime leggi sul vino

Il primo intervento normativo dello scorso secolo si può individuare nella legge Calandra del 25 marzo 1900. Ma il primo provvedimento contenente "disposizioni per la difesa dei vini tipici" risale al 1924 ed è il R.D.L. 7 marzo 1924 n° 497, convertito nella legge 18 marzo 1926 n° 562.

Seguirono il regolamento di applicazione e poi il R.D.L. 11 gennaio 1930 n° 62 contenente "disposizioni per la difesa dei vini tipici" convertito con modificazioni nella legge 10 luglio 1930 n° 1164 ed il regolamento di attuazione pubblicato nel 1933. In questo periodo i concetti di "qualità" e "tipicità" sono confusi, ma è comunque chiaro l'intento del legislatore di assicurare una particolare difesa ai vini le cui caratteristiche specifiche derivano da fattori pedoclimatici ed umani. Ed è proprio la legge 1164/30 che consacra la nascita dei primi Consorzi di tutela.

La volontà di tutelare i vini che legano le loro caratteristiche all'origine territoriale emerge chiaramente nella legge 10 giugno 1937, n° 1266 che disciplina in particolare " la produzione ed il commercio di vini pregiati di determinata origine".

Seguì un lungo periodo di vuoto legislativo, legato evidentemente anche alle vicende storiche del nostro Paese. Intanto in sede comunitaria si cominciava a comprendere che il concetto di qualità legato ad una determinata origine geografica costituiva un grande strumento di valorizzazione.

E così il Reg.(CEE) 4 aprile 1962 n° 24 consacrò la nascita dei VQPRD (vini di qualità prodotti in regioni determinate).

Marchi di qualità del vino

Sulla spinta della normativa comunitaria con la legge 3 febbraio 1963, n°116, il Governo fu delegato ad emanare norme per la tutela delle denominazioni di origine dei mosti e dei vini e così vide la luce il DPR 12 luglio 1963 n° 930.

Esso pone i capisaldi del nostro ordinamento giuridico nel settore vitivinicolo:

  • la "tradizione" come fonte del diritto non scritto che comprende sia le tecniche di produzione che l'uso del nome;

  • il "territorio" inteso in senso ampio in quanto include i fattori ambientali legati al suolo, al clima, ai vitigni;

  • la "qualità" intesa come caratteristica di particolare pregio.

Nei primi anni 90 la normativa nazionale dovette adeguarsi alle numerose modifiche introdotte a livello comunitario dal Reg (CEE) 882/1987 ed al Reg (CEE) 2392/1989 e così fu emanata la legge 12/02/1992 n° 164 che introdusse, tra l'altro, i vini ad indicazione geografica tipica (IGT).

La legge 164/1992 ha permesso di riconoscere a livello nazionale numerosi vini di DOCG, DOC ed IGT. Successivamente una vera e propria rivoluzione nel settore è stata introdotta dalla Organizzazione Comune di Mercato (OCM) attuata con Reg (CE) 479/2008 sostituito dal Reg (CE) 49/2009 che ha disposto l'assorbimento dell'OCM vino nell'OCM agricola Reg (CE) 1234/2007.

Con la nuova normativa la categoria "Vini da tavola" è diventata soltanto "Vino" e i VPQRD sono diventati DOP ed IGP in analogia con quanto avviene in tutte le atre filiere.

La normativa italiana si è dovuta adeguare ed è stato emanato il D.lgs 8 aprile 2010 n° 61.

Normative attuali sul vino

L'attuale legislazione vitivinicola italiana contempla però accanto al D.lgs 61/2010 tutta una serie di norme ancora vigenti che rendono il nostro panorama sulla normativa del settore di lettura complicata. Altra importante innovazione è stata introdotta dal Reg. (UE) 1169/2011 che ha portato la vera rivoluzione nel settore dell'etichettatura.

Non appare però il caso di soffermarsi sull'esame del D.lgs 61/2010 e sulla nuova normativa sull'etichettatura in quanto il 6 aprile del corrente anno la Commissione Agricoltura della Camera ha approvato il Testo Unico sul vino.

Urge chiarezza

Effettivamente esisteva l'esigenza di racchiudere in un unico contenitore la complessa e variegata normativa che regola il settore vitivinicolo, ma da una prima lettura del testo licenziato dalla Commissione Agricoltura emerge il timore che il problema non sia risolto.

Il testo licenziato "infatti" contiene una serie di rinvii a decreti emanati ed emanandi e a diversi regolamenti comunitari, il che sicuramente non risolverà il problema dei produttori e dei consumatori che non hanno a volte il tempo, la volontà o in alcuni casi la capacità di fare una ricerca di tutti i decreti e delle loro successive modifiche nonchè di leggere tutti i regolamenti comunitari citati. Si auspica che il legislatore possa rendere il testo snello, chiaro e completo.

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