L'eccellenza è un'abitudine
Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
Lo scorso mese di ottobre, a Cagliari, ho partecipato a un evento tenutosi nella meravigliosa cornice del Forte Village di Santa Margherita di Pula (Cagliari), ottimamente organizzato dagli amici di Food and Travel Italia, che hanno voluto caratterizzare la loro iniziativa con una nota espressione del filosofo Aristotele: “Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. Perciò l’eccellenza non è un atto, ma un'abitudine”.
È davvero incredibile quanto questa massima sia vasta, profonda e attuale a distanza di quasi 2400 anni. Ed è altrettanto incredibile quanto possa risultare profondamente educativa nei confronti delle nuove generazioni, troppo spesso abituate alla cultura del “tutto e subito”, della notorietà da x-factor, dopo una fortunata audizione da parte di talent scout, più o meno preparati e referenziati.
Mi viene in mente una frase pronunciata da Eddie Cantor, attore e sceneggiatore statunitense, sideralmente meno noto del grande filosofo greco, ma che sul tema aveva idee altrettanto chiare: “Per diventare una persona di successo, ci vogliono venti anni di duro lavoro”. Il talento non si improvvisa, si costruisce pazientemente giorno, dopo giorno.
Ma torniamo al tema dell’eccellenza che, da anni, costituisce un vessillo della nostra professione in tutto il mondo del vino e una garanzia di qualità per le imprese vitivinicole che assistiamo. Ebbene, anche noi abbiamo il diritto e il dovere di sostenere, ricordare e insegnare che: “Noi siamo quello che facciamo ripetutamente”.
L’avverbio sottolineato racchiude in sé: l’impegno, l’attenzione, lo scrupolo, la profondità, la passione, la scientificità della nostra professione. Il “colpo di genio” aiuta, ma non 1nell’antica lingua di Aristotele, vuol dire “percorso”!
Proprio così, amici miei, bisogna studiare e progettare sempre nuovi percorsi di apprendimento e crescita che educhino i nostri giovani colleghi alla consapevolezza dei valori di cui sono, e devono essere, portatori. Come ben sa un calciatore di successo: per migliorare di settimana, in settimana la propria performance, in una partita che dura meno di due ore, occorrono anni di continui e “ripetuti” allenamenti, fino a programmare la gestione coordinata di ogni schema di squadra e di ogni piccolo movimento individuale.
A questo proposito, vorrei sottolineare un altro importante insegnamento della esortazione aristotelica che, non a caso, inizia con: “Noi”, quasi a sottolineare che il raggiungimento dell’eccellenza non è un traguardo individuale, ma un risultato da conseguire insieme con altri. Penso che questa considerazione sia particolarmente importante per la nostra professione i cui migliori esiti si conseguono quando si riesce a instaurare una collaborazione sinergica con i propri clienti.
Dal gioco di squadra Produttore-Enologo scaturiscono i migliori risultati proprio perché il primo interpreta la prestazione professionale del secondo non come una serie di disposizioni operative, ma come un contributo alla crescita e allo sviluppo consapevoli dell’intera azienda vitivinicola. Come ho sostenuto anche in altri interventi e in altri contesti, è proprio questo il passaggio di stato della nostra professione e del nostro ruolo nelle aziende clienti.
A questo punto, voglio concludere il mio intervento con un’ultima considerazione: il termine “abitudine”, deriva da “abito”, inteso nel senso fisico di veste e, nel senso più ampio e simbolico di aspetto e comportamento. Ovvero di qualcosa che, giorno dopo giorno, ci cuciamo addosso con attenzione e impegno. È un abito che deve calzarci a pennello, per non apparire goffi, se è troppo largo, o ridicoli, se è troppo stretto. Dobbiamo cucirlo su misura in ragione del nostro fisico e dell’ambiente che frequentiamo: nessuno andrebbe in vigna con un abito da sera, come nessuno si recherebbe a un evento commemorativo con abbigliamento da vigna!
Perciò l’apprezzamento del nostro abito, nel senso più ampio di comportamento, dipende dalla nostra capacità di migliorare “ripetutamente” le nostre performance professionali, rapportandole costantemente alle esigenze dei nostri clienti, senza eccezione alcuna, senza “se” e senza “ma”. Solo così l’eccellenza diventerà abitudine e l’abitudine diventerà eccellenza.
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