La sostenibilità del mercato del vino
Da l'Enologo - n°12 Dicembre 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
di Raffaele Borriello
Il settore del vino italiano ha vissuto anni di crescita e sembra non aver risentito della crisi economica, ma nuovi paesi si affacciano sui mercati mondiali con forza e determinazioni. Il monitoraggio del settore e dell'andamento dei mercati è un elemento fondamentale per affrontare le sfide in modo consapevole ed efficace.
Il mercato del vino
Il comparto vitivinicolo italiano sta andando bene. Cresce del 20% la produzione nell'ultimo decennio (da 42,5 del 2007) fino a 51 mln hl e dal 2015 Italia è il primo produttore mondiale di vino. Il Made in Italy in generale e il vino in particolare non hanno risentito della crisi economica. Le battute d'arresto del mercato interno sono state ampiamente compensate dalle performace positive sui mercati mondiali.
Fortunatamente la globalizzazione non ha significato l'appiattimento o la normalizzazione del gusto a livello mondiale. Anzi, il bacino di domanda di prodotti di eccellenza è molto ampio e tendenzialmente in crescita.
In tutto il mondo vi sono categorie di consumatori che si riconoscono all'interno in un modello alimentare non necessariamente massificato e di basso livello. Nel 2021 è previsto ci siano 212 milioni di "nuovi ricchi" rispetto al 2015, la metà di essi risiederà nei principali centri urbani di Cina e India ma la classe benestante si sta ampliando anche in paesi più vicini come la Polonia. Per Il vino italiano è una grande opportunità da cogliere. Ma la competizione è sempre più agguerrita e nuovi Paesi si affacciano sulla scena internazionale.
Le sfide globali per il futuro del vino
Il futuro modello di produzione agricola dovrà fare i conti con sfide formidabili. In che modo l'aumento della popolazione e del reddito influenzeranno la domanda di food e wine a livello globale? La disponibilità di risorse naturali (terra e acqua in particolare) costituirà un vincolo? I nuovi sentieri tecnologici e l'agricoltura di precisione saranno compatibili con un modello produttivo in cui differenziazione, riconoscibilità e stretta relazione tra territorio, materia prima e trasformazione sono elementi fondamentali? Inoltre i grandi interrogativi legati agli effetti del cambiamento climatico, che ormai nessuno tende più a sottovalutare, sono comunque difficili da quantificare.
All'incertezza degli scenari globali si aggiunge poi l'incertezza della politica: il modello di globalizzazione fondato sul bipolarismo Usa-Ue gestito dalla WTO (World Trade Organization) sta definitivamente tramontando. C'è l'irruzione di un terzo grande Polo nell'economia mondiale, il polo "Asiatico-Pacifico".
L'embargo russo, la Brexit, il neoprotezionismo aggressivo più volte annunciato da Trump, sono esempi della crisi di quel modello e dell'incapacità delle istituzioni internazionali figlie del passato di capire e gestire le molteplici istanze di un mondo sempre più multipolare (G7 o G0?).
In questo contesto la forza muscolare sostituisce le regole e le istituzioni; fioriscono accordi commerciali bilaterali o plurilaterali, fuori dalla logica della WTO, ma anch'essi trovano enormi resistenze (vedi Nafta, Ttp, Ttip, Ceta, ecc.). Il bilateralismo senza mediazione è un pericolo forte. Trump potrebbe non essere solo. Cina first? India first? UE first? … e l'Europa non è attrezzata.
Di fronte a tutto questo, occorre rendersi conto che le sfide le possiamo affrontare solo se siamo in Europa perché già l'Europa da sola è piccola figuriamoci l'Italia. Conoscere i dati di mercato è fondamentale perché noi dobbiamo avere la capacità di capire il prima possibile in modo tempestivo come va il mercato e lo possiamo fare solo attraverso un sistema di rilevazione e di analisi dei dati che sia terzo, serio e fondato sul rigore scientifico perché c'è in gioco al sostenibilità del nostro sistema produttivo.
di Raffaele Borriello
Da l'Enologo - n°12 Dicembre 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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