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Il vino da Petit Rouge

24 Agosto 2017
Il vino da Petit Rouge
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Da l'Enologo - n°7-8 Luglio/Agosto 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

Il Petit Rouge è il vitigno autoctono maggiormente diffuso in Valle d’Aosta. Il disciplinare di produzione prevede numerosi vini a denominazione di origine, sia geografica sia di vitigno, in cui le uve Petit Rouge rientrano per una percentuale variabile dal 30% al 85%.

Le aree geografiche di interesse sono dislocate da Saint Vincent ad Arvier ad una quota altimetrica variabile dai 400 agli 850 m s.l.m., quindi lungo tutto il centro valle come a evidenziare una predilezione del vitigno alla coltivazione sui versanti che costeggiano la Dora Baltea. In quest’area la vendemmia viene effettuata a partire dalla metà di settembre, nelle annate più precoci, e può protrarsi nelle annate più fresche sino alla fine di ottobre, allo scopo di raggiungere la maturità ottimale. A titolo di esempio vengono riportate le date di vendemmia dell’ultimo decennio per un vigneto esposto a sud, sito ad Aosta ad una altitudine di 670 m s.l.m. (Tab. 1).

Tab 1 - Composizione delle uve Petit rouge alla vendemmia. Aosta Loc. Cossan 670 m s.l.m.
Tab 1 - Composizione delle uve Petit Rouge alla vendemmia. Aosta Loc. Cossan 670 m s.l.m.

Petit Rouge: Adret e Envers

I vigneti situati sul versante posto alla sinistra orografica del fiume, denominato Adret, godono di una ottima esposizione (prevalentemente a sud) alla radiazione solare che favorisce l’attività di fotosintesi e l’accumulo degli zuccheri nelle bacche, nonché un maggiore consumo di acido malico. Come evidenziato in (Tab. 1), i vini che si ottengono dalle uve Petit Rouge presentano un indice medio di maturità (Z/AT) elevato, quindi sbilanciato verso la componente zuccherina.

A titolo comparativo vengono riportati alcuni valori sulla composizione dei vini Petit Rouge e Pinot nero, coltivati sul medesimo versante (Tab. 2).

Tab. 2 - Comparazione del profilo fisico chimico dei vini Petit rouge e Pinot nero alla svinatura, per il triennio 2003-2005
Tab. 2 - Comparazione del profilo fisico chimico dei vini Petit Rouge e Pinot nero alla svinatura, per il triennio 2003-2005

Alla svinatura il Petit Rouge possiede un contenuto in antociani totali sempre buono e costante di circa 600 mg/L, così come una migliore intensità colorante e tonalità; in quest’ultima prevalgono le sfumature rosse e malva rispetto a quelle aranciate che sono invece caratteristiche del vitigno internazionale. Lo stesso vino in bottiglia, dopo diversi mesi di affinamento, presenta un profilo fenolico con un contenuto superiore in acido gallico, in miricetina e in antociani tri-sos tituiti glucosilati (malvidina, petunidina e delfinidina) (Tab. 3). ll quantitativo di tannini per i vini in bottiglia risulta modesto, gli indici rivelano come la loro natura abbia una limitata incidenza sulla struttura del vino, a cui conferiscono comunque sensazioni per nulla amare ma piuttosto di dolcezza (Tab. 4).

Tab. 3 - Comparazione del profilo fenolico dei vini Petit rouge e Pinot nero a 6 mesi (2005) e a 18 mesi (2004) dalla vendemmia
Tab. 3 - Comparazione del profilo fenolico dei vini Petit Rouge e Pinot nero a 6 mesi (2005) e a 18 mesi (2004) dalla vendemmia

Le uve provenienti da tale versante, quindi, danno origine a vini giovani, gradevoli già dopo pochi mesi di affinamento grazie alla modesta acidità e al limitato contenuto in tannini. Sul versante opposto denominato “Envers” le uve mantengono una maggiore acidità soprattutto in annate più fresche o quando provengono da vigneti posti ad una altitudine più elevata. I vini rossi che si ottengono presentano una elevata freschezza, una colorazione viva e una buona intensità aromatica.

Il territorio montano offre al vitigno numerose nicchie microclimatiche con caratteristiche molto particolari che non rispondono proporzionalmente ai fattori precedentemente trattati quali l’altitudine e l’esposizione.

 Tab 4 - Comparazione quali-quantitiva dei tannini dei vini Petit rouge e Pinot nero a 9 mesi dalla vendemmia, per il triennio 2003-2005
Tab 4 - Comparazione quali-quantitiva dei tannini dei vini Petit Rouge e Pinot nero a 9 mesi dalla vendemmia, per il triennio 2003-2005

Ad esempio, i vigneti coltivati sul promontorio Les Cretes, situato sulla destra orografica della Dora Baltea, ricevono nei mesi estivi un numero di ore di soleggiamento paragonabili se non superiori ai vigneti posti a l’adret. Sul Mont Torrette o nella zona dell’Enfer, le viti coltivate ad una elevata altitudine godono della presenza di grandi pareti rocciose che mitigano gli sbalzi termici dei mesi primaverili e dissipano gradualmente il calore accumulato nelle ore notturne.

Da questi ultimi vigneti e da altri che godono di un microclima particolarmente favorevole il Petit Rouge, quando opportunamente regolato in produttività, riesce a fornire vini più strutturati e longevi come il Torrette Superieur e l’Enfer d’Arvier.

La vinificazione del Petit Rouge

I protocolli di vinificazione delle uve Petit Rouge sono solitamente volti a ottenere un vino giovane per valorizzare la sua espressività originale. A tale scopo vengono eseguite macerazioni prefermentative a freddo, sia in vasche coibentate sia mediante trattamento con ghiaccio secco. Le fermentazioni, che sono avviate da lieviti selezionati produttori di esteri, sono svolte a temperatura controllata e la svinatura viene effettuata a pochi giorni dalla fine del processo fermentativo. Per questa tipologia di prodotto l’imbottigliamento e la vendita avvengono nell’anno successivo alla vendemmia.

 Tab. 5 Profili gustativi di vini da vitigni autoctoni a 9 mesi dalla vendemmia per il triennio 2003-2005. Aosta Loc. La Rochère 590 m s.l.m.
Tab. 5 Profili gustativi di vini da vitigni autoctoni a 9 mesi dalla vendemmia per il triennio 2003-2005. Aosta Loc. La Rochère 590 m s.l.m.

Rispetto ad altri vitigni a diffusione locale il Petit Rouge risulta essere un vitigno completo, capace di produrre vini interessanti e piacevoli anche in annate molto differenti, come evidenziato nelle degustazioni riportate in Tab. 5. Ciò malgrado la tecnica dell’assemblaggio è una pratica ampliamente utilizzata nella produzione dei vini a base Petit Rouge (e sembra suggerita anche dal disciplinare che, per la produzione dei vini a D.O., non impone una percentuale di Petit Rouge superiore all’85%). Tale pratica permette di ovviare a eventuali carenze compositive che possono inficiare sull’equilibrio gustativo o sull’aspetto visivo del vino, così come possono contribuire a ottimizzare il prodotto di partenza in funzione dell’obiettivo enologico atteso. Non di rado, infatti, i vini che richiedono un periodo superiore di affinamento provengono dall’assemblaggio con uve di varietà sia autoctone sia internazionali, talvolta raccolte tardivamente o leggermente appassite, allo scopo di incrementare la concentrazione fenolica. I vini così ottenuti sono affinati in legno per 12 mesi e per alcuni mesi in bottiglia, prima di essere distribuiti sul mercato.

Il bouquet aromatico dei vini giovani a base Petit Rouge è notevole, si riconoscono sentori fruttato floreali di viola, rosa canina e piccoli frutti rossi, ma anche profumi che ricordano il pepe, la radice di liquirizia e le erbe essiccate. L'originale espressione olfattiva predispone le uve Petit Rouge alla produzione di vini rosati dal colore carico e dal profumo molto gradevole e intenso. Nei vini più longevi il bouquet aromatico si arricchisce di note chinate, vanigliate, di cuoio e di confettura. Il colore rosso rubino profondo allude ad una struttura tannica più importante ma sempre e comunque discreta e armoniosa.

Da l'Enologo - n°7-8 Luglio/Agosto 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

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