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Perché si sceglie il vino biodinamico

15 Luglio 2024
Perché si sceglie il vino biodinamico
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Viene spontaneo chiedersi: perché un viticoltore decide di introdurre nella sua azienda i metodi di produzione ispirati alla biodinamica? Una risposta forse risiede nei comportamenti del consumatore. Il diffuso sentimento di incertezza che accompagna la nostra vita quotidiana ha accentuato l’avvicinamento dei consumatori a quei prodotti che vengono considerati più credibili, per la loro provenienza dall’area della cosiddetta “green economy” e che sono in grado di dimostrarlo con trasparenti iniziative di informazione e convincenti politiche di comunicazione, ricche di esempi e di risultati raggiunti.

Il consumatore è sempre più lontano non solo fisicamente dai luoghi dove si producono gli alimenti e manifesta un comportamento fidelistico in alcuni “segni” che il produttore biodinamico adotta che hanno solo un significato simbolico e non sono giustificabili dai riscontri del metodo scientifico.

Un altro elemento che gioca a favore della biodinamica è rappresentato dal ruolo che viene attribuito alla scienza nella nostra vita. Il fatto che generalmente la scienza venga considerata in modo negativo rende assai difficile spiegarne il valore.

Un aspetto nuovo della critica sociale posta dai movimenti ecologisti nei confronti dell’uso inadeguato della scienza è rappresentato dalle forme di scientifizzazione della protesta stessa. In particolare si è tentato di operare sulla sua delegittimazione a risolvere i problemi della società, mettendo in discussione la validità dei dogmi della scienza.

Questa strategia non è stata adottata dagli assertori della biodinamica i quali hanno preferito affrontare il confronto con il razionale evocando le forze dell’occulto. Come diceva Piero Angela: “Se un tempo erano medium e astrologi a tenere banco, oggi la pseudoscienza è più subdola, pretende di curare”. Non estranei sono i mezzi di comunicazione che spesso disinformano più che informare, alla ricerca della notizia clamorosa che omologa le piante transgeniche al rischio alimentare, al monopolio delle multinazionali nella ricerca, alla perdita di biodiversità.

La tecnica del cornoletame nel biodinamico
La tecnica del cornoletame nel biodinamico

La percezione del rischio che avvertono alcune categorie di consumatori nei prodotti alimentari industriali è spesso il risultato di una particolare sintesi di conoscenza e di inconsapevolezza (o conoscenza potenziale) sui pericoli insiti nella ingegneria genetica, o dagli effetti del buco dell’ozono o nel cambiamento climatico o per l’allarme cibo. Il rischio alimentare contribuisce alla creazione di nuove identità sociali. I consumatori attivano un meccanismo che gli antropologi hanno battezzato “pensiero magico” che si fonda sull’accettazione di qualità simboliche di tutto ciò che entra a contatto con il cibo. Produttori, tecniche di produzione, luoghi di produzione, interpretazioni ideologiche sono trasmesse per “contaminazione simbolica” agli alimenti stessi.

La qualità intrinseca, quella che viene valutata oggettivamente attraverso i parametri chimico-fisici e microbiologici, così come quella sensoriale, passano in secondo piano perché il valore di quel cibo o di quel vino è rappresentato solo dai contenuti simbolici che ne hanno ispirato la produzione. Il rischio è così esorcizzato da una rassicurazione ideologica, ma spesso la mancanza di controlli lungo il processo e di una trafila di produzione non tracciabile rende questi prodotti meno sicuri per la salute di quelli che provengono dall’agricoltura convenzionale.

Bere questi vini è talvolta un’esperienza traumatica, per le fermentazioni anomale o difficoltose, senza dimenticare i contenuti elevati di amine biogene per le malolattiche incomplete, dovute spesso a una insufficiente alimentazione azotata per i lieviti e batteri.

di Attilio Scienza

Tratto da l'Enologo – Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani.

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