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I Consorzi di tutela vini della Sardegna

21 Gennaio 2019
I Consorzi di tutela vini della Sardegna
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Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

di Nino D'Antonio

Forse solo un’isola, per quanto grande, può rappresentare il territorio ideale per la prima tappa di questa inchiesta sui Consorzi di Tutela. Di qui la scelta della Sardegna che - ostaggio del mare - esclude qualunque contaminazione, nel bene e nel male, con altri territori. E questo vuol dire che il braccio di ferro fra il Vermentino di Gallura e quello di Sardegna nasce e si esaurisce entro i suoi tradizionali confini.

Una realtà molto particolare per i Consorzi di Tutela Vini di Sardegna

Intanto, c’è da prender atto che l’isola gode di particolare attenzione da parte del Ministero delle politiche agricole. E non solo per l’eccellenza e l’origine dei suoi vini (qualche storico tende ad accreditare il Cannonau come il vitigno più antico del mondo), quanto per le vicende dei suoi Consorzi. Che - nati sotto la spinta di una politica associativa, sentita e condivisa - hanno finito poi per registrare la fuga di parecchi soci, mettendo così in crisi l’esistenza stessa del Consorzio.

Perché va chiarito che il Ministero competente non si limita a esaminare lo statuto per il riconoscimento ufficiale, ma impone una quota minima di soci, pari almeno al 50% delle aziende operanti sul territorio. Ora, più di qualche Consorzio ha in un primo tempo ottenuto il previsto placet, ma per la successiva diserzione di molti soci, il disposto è stato revocato. È il caso del Vermentino di Sardegna Doc, il cui Consorzio, presieduto da Giovanni Pinna, non è riconosciuto. E altrettanto dicasi per quello dei Vini di Sardegna, guidato da Gigi Picciau. Cosa c’è dietro queste diserzioni?

Consorzi vini Sardegna
I Consorzi di Tutela Vini di Sardegna valorizzano e promuovono i vini sardi

Non è facile da capire. La riservatezza dei sardi è proverbiale, e porre in discussione le scelte di questa o quella cantina, provoca non poco disagio. Anche perché spesso le scelte dell’azienda sono orientate dall’enologo o dal responsabile commerciale. “E in entrambi i casi - capirà – si tratta pur sempre di criticare l’operato di un collega”.

Scattano così una serie di riserve, alle quali ho appena accennato. Che affondano di frequente le loro radici in un quadro di velleità personali o di rivalità sopite. Perché è comprensibile che nei piccoli centri – e qui sono i più – ognuno si senta protagonista. Così quando il vignaiolo o la piccola cantina avverte di essere solo un numero all’interno del Consorzio, preferisce dimettersi.

Senza calcolare che talvolta, non trovandosi d’accordo su qualche iniziativa, sono in molti a lasciare, con l’ambizione di creare un organismo alternativo. Il risultato è fin troppo evidente: il Ministero ritira l’autorizzazione per l’insufficienza della quota soci, e la nuova compagine non avrà i numeri necessari per nascere.

Ho incontrato nelle rispettive sedi i presidenti di cinque Consorzi, e provo a mettere insieme il contenuto di queste conversazioni.

Consorzio del Vermentino di Sardegna DOC

Comincio da Giovanni Pinna, enologo delle Cantine Sella & Mosca, che presiede il Consorzio non riconosciuto del Vermentino di Sardegna Doc.

Per l’enologo sassarese, se i Consorzi stentano a esprimere tutte le loro potenzialità, le cause vanno ricercate nel poco tempo che l’intero Consiglio e lo stesso dirigente dedicano a questo impegno. “Il rapporto politico-istituzionale richiede un’azione costante, perché sia efficace. E questo vuol dire destinare giorni ed energie perché un progetto non si perda per la strada. Ma purtroppo nessuno di noi può operare a tempo pieno, così a farne le spese è la vita stessa del Consorzio”.

Ma al di là dei limiti che pesano sull’attività del Consorzio, fino a qual punto l’istituzione in sé può ritenersi valida?

“Lo è decisamente. Perché difende la qualità dei vini e ne promuove il mercato. Piuttosto, andrebbe rivisto il criterio che regola la nascita dei Consorzi, che spesso hanno alle spalle solo una ristretta rosa di operatori, che per giunta non vanno al di là dei confini locali”.

Consorzio vini Sardegna Vermentino
Il Vermentino fa parte del Consorzio del Vermentino di Sardegna Doc

Che peso ha la Regione (la Sardegna è a statuto speciale) sull’attività dei Consorzi?

“Diciamo con chiarezza che i Consorzi non sono nati per promuovere la Regione, bensì le varie denominazioni dei vini che esprimono il nostro territorio. Per cui è auspicabile che sia la Regione che il Ministero si adoperino per unificare alcuni Consorzi. È il caso del Vermentino di Gallura Docg e del Vermentino di Sardegna Doc, nonché del Cannonau di Sardegna Doc e di quello senza la Doc. Sarebbe un grosso risultato accorpare questi vini. Senza contare che eviterebbe parecchia confusione e non pochi equivoci”.

Pur nella ristretta disponibilità di tempo dei vari dirigenti, i Consorzi riescono a dar vita a iniziative promozionali di un qualche rilievo?

“Con parecchi sacrifici e tanto impegno, abbiamo svolto un’intensa attività di ricerca con il Consorzio di Alghero. Il progetto Innova ha favorito la nascita di nuovi protocolli viticoli ed enologici, con esiti quanto mai interessanti. Aggiunga il nostro ruolo, quali partner nel Concorso Internazionale Grenache du Mond, attraverso scambi, degustazioni e visite”.

Consorzio Alghero DOC

Consorzio Sardegna Alghero
Calice di Alghero, vino sardo appartenente al Consorzio Alghero Doc

Mi avvio, carico di domande (e di dubbi) al prossimo incontro. L’interlocutore di turno è Mario Moro, che presiede da sette anni il Consorzio Alghero Doc, riconosciuto dal Ministero e beneficiario dell’erga omnes. Moro è un esperto in materia, ed è un simpatico conversatore.

Allora, che mi dice di questo Consorzio? Va o ha bisogno di fare qualche tagliando?

“Va, va, e anche bene. In Sardegna ci sono otto Consorzi, due dei quali privi di riconoscimento da parte del Ministero. Colpa delle piccole beghe locali, che hanno come conseguenza il calo delle aziende iscritte e quindi il ritiro del provvedimento. Mi diceva che Giovanni Pinna auspica un accorpamento dei Consorzi del Vermentino e del Cannonau. Sono pienamente d’accordo. Ma l’iniziativa spetta a noi, non alle istituzioni, come spesso si sostiene. Al Ministero deve essere avanzata un’unica richiesta. Ed è una scelta che avrebbe anche dei vantaggi sul piano economico per i singoli associati, che vedrebbero ridotti i costi di gestione. Inoltre, sarebbe più facile l’accesso ai vari finanziamenti”

Ma al di là di eventuali modificazioni alla legge istituiva, quali sono al momento gli interventi e le politiche da adottare per migliorare la funzione dei Consorzi?

“Non esistono istituzioni perfette. E i Consorzi non fanno eccezione. Ma le finalità cui mirano – la difesa della qualità e la promozione – sono più che centrate. Piuttosto, non sempre vengono soddisfatte. E questa è colpa dei soci, più che della legge. Otto Consorzi di Sardegna forse sono troppi. Anche se continua a mancare quello della Vernaccia di Oristano”.

Consorzio del Cannonau di Sardegna

Parto per Nuoro, dove – a dispetto che si tratti di un capoluogo di provincia – non c’è un servizio taxi. Per cui ho da coprire un bel po’ di strada per incontrare Nicola Corria, vice presidente del Consorzio Cannonau di Sardegna Doc, riconosciuto dal Ministero. Il presidente Emanuele Garau è stato appena eletto. Di qui il passaggio di mano.

Corria rappresenta la Cantina di Orgosolo e i suoi diciassette soci all’interno del Consorzio. Già docente di Diritto ed Economia, conosce a fondo il mondo del vino sardo, e parla con cifre alla mano.

“Oggi la Sardegna può contare su ventisettemila ettari, dei quali poco più di settemila sono di Cannonau, in provincia di Nuoro, nelle Barbagie e nell’Ogliastra. Ma tenga presente che c’è una rimonta dei Bianchi, Vermentino in testa. Questo però non significa una crescita degli impianti, ma solo un diverso orientamento del gusto. Perché il bando di concorso dell’Assessorato Agricolo per chi voglia realizzare nuovi vigneti, ha un preciso vincolo. Non può superare l’1% di quelli esistenti”.

A parte i limiti di legge, il Consorzio Cannonau di Sardegna Doc ha avuto modo di assolvere bene i suoi compiti?

“Siamo ventotto aziende, delle quali alcune piuttosto modeste e a stretta conduzione familiare. Come sa, non tutti i Consorzi godono dell’erga omnes (vale a dire che le disposizioni, valgono per tutti, soci e non), che viene attribuito dal Ministero solo in presenza del 66% di rappresentatività. Il nostro Consorzio, in fatto di promozioni, ha organizzato il percorso Sentieri del Gusto, che si è svolto in varie giornate nei centri a maggiore vocazione turistica. Abbiamo poi in cantiere il progetto Binu, gestito dalle varie Camere di Commercio per valorizzare i nostri vini più tipici. Lo scorso anno abbiamo partecipato anche al Premio Grenache du Mond”.

Vigneto Cannonau
I vigneti del Cannonau di Sardegna si estendono su circa 7.000 ettari

Consorzio di Tutela del Vermentino DOCG

In tarda mattinata, incontro l’unica donna della partita. È Daniela Pinna della Cantina Olbios, al suo quarto mandato da presidente del Consorzio di Tutela Vermentino Docg, riconosciuto dal Ministero con l’estensione dell’erga omnes.

Il Consorzio ha sede a Monti, ed è nato dieci anni fa. Ne fanno parte venticinque cantine, fra le quali due Sociali. E devo dire che svolge un’attiva campagna promozionale, a favore del Vermentino, anche di quello prodotto in altri territori, come la Corsica, la Liguria e la Toscana. In questo clima di collaborazione, è stato inoltre istituito un apposito Premio letterario”.

Più di qualche Consorzio ha lamentato lo scarso impegno dei soci e la lentezza dei rapporti con le istituzioni. Quali sono le sue esperienze in proposito?

“Devo dire che posso contare sull’entusiastica partecipazione dei soci. E altrettanto vale per le relazioni con la Regione e il Ministero. Anzi mi piace sottolineare i cordiali contatti che abbiamo con i vari funzionari, superando spesso i tanti inghippi della burocrazia”.

Insomma, un quadro rasserenante, almeno nei confronti delle istituzioni.

“Riconosco che in passato abbiamo avuto più di qualche difficoltà. Ma le cose col tempo sono cambiate, e non possiamo che esserne soddisfatti”.

Consorzio Sardegna Vermentino
Il Consorzio di Tutela Vermentino DOCG ha soci in Liguria, Corsica e Toscana

Consorzio di tutela Vini di Sardegna

Concludo la “rosa” di questi incontri con Gigi Picciau, enologo di antico mestiere e chiara fama, a lungo presidente di Assoenologi per la Sardegna. Più che porre qualche domanda, preferisco raccogliere la precisa diagnosi che fa sull’andamento dei Consorzi nell’isola. “Si tratta di organismi che – al di là della tutela e della promozione - puntano a unire varie anime. Intese sia come persone che come luoghi e produzioni.

Un obiettivo difficile da perseguire, perché in Sardegna – assai più che altrove – ogni zona vanta diritti di primogenitura. Ma non è la sola limitazione. Le aziende maggiori tendono a imporre le loro idee, sulla base di un riconosciuto carisma, ma anche di precise opportunità. E questo porta alla legittima rivendicazione delle piccole imprese, che tendono a difendere la loro immagine e il loro diritto ad esistere. Si hanno così, prima o poi, quelle inevitabili scissioni, che non giovano di certo alla missione dei Consorzi.

E su quello dei Vini di Sardegna, fra i più corposi per numero di aderenti, cosa può dirmi?

Il Consorzio rappresenta oltre cento aziende, che producono qualcosa come 250mila quintali di uve, per cui si candida a fare ancora una volta da catalizzatore dei problemi e delle necessità della vitivinicoltura sarda. Questo, s’intende, nel doveroso rispetto delle varie realtà produttive”.

Tiriamo le somme sui Consorzi di tutela Vini di Sardegna

Ho lasciato la parola a chi guida le sorti dei vari Consorzi. E mi è parsa la sola via per evitare approssimate conclusioni. Così non mi resta che tirare le somme, visto che posso contare su numeri sicuri e ben disposti in colonna. Il totale non lascia dubbi, anche perché approvato da tutti gli intervistati.

In conclusione, c’è qualche Consorzio di troppo. È il caso dei due Vermentino e dei due Cannonau. In cambio, non esiste quello a tutela della Vernaccia, che pure è una gloria – e non recente – dell’enologia sarda.

E passiamo alla questione dell’impegno che richiede l’assunzione del ruolo di presidente, nella guida di un Consorzio. Purtroppo – al di là del prestigio che la carica comporta – spesso non ci sono aspiranti. Per cui si verificano alcune annose gestioni, che non trovano un adeguato ricambio generazionale.

Consorzi tutela vino sardegna
Il Consorzio di Tutela Vini di Sardegna rappresenta oltre 100 aziende

Resta un ultimo quesito da chiarire. Quello sul placet allo statuto di un Consorzio. Spetta al Ministero, per definire i confini dell’area di tutela. Ma nasce all’interno dell’organismo. In pratica, finisce per essere una sorta di un tiro a due. E qui le tesi sono controverse. C’è chi sostiene che il riconoscimento passi attraverso un’attenta valutazione di Roma, e chi invece ritiene che si tratti in sostanza di una pura formalità, visto il perdurare di inutili doppioni.

di Nino D'Antonio

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