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Il lungo caso del "Parmesan"

04 Novembre 2016
Il lungo caso del "Parmesan"
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Nel lungo viaggio alla scoperta della storia, a volte travagliata, delle eccellenti denominazioni agroalimentari italiane, oggi abbiamo voluto raccontare la dura battaglia del "Parmesan".

Il Parmigiano Reggiano è unanimamente definito, e non solo in Italia, il "Re dei formaggi". È infatti un ottimo prodotto, vanto della nostra migliore industria casearia e messaggero dell'eccellenza agroalimentare italiana nel mondo. Ma non è stato facile tutelarlo, anche all'interno dell'Unione Europea.

Riconoscimenti del Parmigiano Reggiano

Nel 1996, con Reg.(CE) 1107/1996, veniva registrata la DOP "Parmigiano Reggiano" che vantava già riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale: era ad esempio stato riconosciuto con la Convenzione di Stresa del 1951, con la legge 125/1954 e con una serie di accordi bilaterali con la Francia (nel 1948 e nel 1964), con l'Austria ( nel 1952), con la Repubblica Federale di Germania (nel 1963), con la Spagna (nel 1975).

In base a tali accordi il termine Parmesan era riservato al Parmigiano Reggiano.

Parmesan = Parmigiano Reggiano?

parmigiano su tagliere
Il Parmigiano Reggiano DOP

Purtroppo, nonostante norme ed accordi, Parmesan continuava ad essere utilizzato in diversi Paesi come nome generico, atto a designare una tipologia di formaggio a pasta dura da grattugia.

Così alla fine dello scorso secolo, la Germania, con buona pace dell'accordo sottoscritto nel 1963 con l'Italia, chiese al Comitato Codex Alimentarius di individuare uno standard per il Parmesan.

Iniziava quindi la lunga battaglia italiana per dimostare che Parmesan non poteva essere altro che Parmigiano Reggiano, in quanto denominazione da sempre usata per designare il nobile formaggio. Anche nell'opera di Stevenson, "L'isola del tesoro", si parla della tabacchiera d'argento nella quale il dott. Livesey teneva un pezzo del "Parmesan Cheese".

Fortunatamente lo standard, anche su pressante richiesta dell'Italia, non fu mai discusso. Ma per porre fine alla questione è stato necessario un notevole impegno del Consorzio di tutela che ha sostenuto in giudizio, a livello nazionale e internazionale, le sue ragioni. In particolare da uno dei procedimenti innanzi al Tribunale di Parma partì uno domanda di pronunzia alla Corte di Giustizia. Intervenne in giudizio, eccependo la genericità del nome Parmesan, la Germania.

La vittoria del Parmigiano Reggiano

Consorzio di tutela
Il logo del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano

La Corte di Giustizia nel 2002 sentenziò: "È tutt'altro che evidente che la denominazione Parmesan sia divenuta generica". Ma, giocando sull'equivocità di tale formulazione, numerosi operatori tedeschi continuarono ad usare il termine Parmesan.

Di fronte a tale situazione il Consorzio di tutela si rivolgeva alla Commissione Europea che, il 16 ottobre 2003, decideva di aprire una procedura di infrazione nei confronti della Germania. A seguito dell'inadempienza della Germania, la Commissione proponeva ricorso davanti alla Corte di Giustizia. A sostegno dell' Italia, interveniva anche la Repubblica Ceca e, all'esito del giudizio, il 16 febbraio 2008, la Corte si pronunziava sentenziando che l'uso della denominazione Parmesan per prodotti diversi dal Parmigiano Reggiano DOP fosse illegittimo.

La tutela del Parmesan

Emergeva però dalla sentenza un forte elemento di debolezza nel sistema di tutela delle DOP: la Corte infatti sosteneva che la Germania non era tenuta a procedere d'ufficio contro gli operatori tedeschi che usurpavano la DOP, ma l'azione doveva essere promossa dall'Italia.

E se il riconoscimento della "non genericità" della denominazione Parmesan ci riempì di soddisfazione, grande perplessità suscitò la decisione della Corte che prevedeva l'intervento dell'Italia per proteggere una sua DOP in un altro paese dell'UE.

Corte europea di giustizia
La sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea sul caso Parmesan

E dunque, cosa significa dire che l'UE costituisce un Mercato Unico sottoposto alle stesse norme se poi ogni Paese deve tutelarsi le sue denominazioni da solo? Peraltro la normativa italiana a tutela delle DOP ( D.lgs 297/2004) era già molto avanti tanto che ci aveva consentito di intervenire direttamente, senza alcun input, per tutelare produzioni DOP di altri stati UE,commercializzati sul nostro territorio.

Ma tant'è, le sentenze non si discutono, si applicano.

Fortunatamente a distanza di otto anni dalla sentenza il Reg (UE) 1151/2012 ha corretto questa anomalia introducendo la cosiddetta "tutela ex officio": l'art 13 del regolamento infatti impone ad ogni Stato membro di adottare le misure necessarie a far cessare lo sfruttamento illecito della reputazione delle DOP o IGP di qualsiasi Paese, se l'illecito avviene sul suo territorio.

In altre parole, in base alla nuova norma, in presenza di produttori che commercializzavano o producevano illegittimamente Parmesan sul suo territorio, la Germania avrebbe dovuto intervenire direttamente.

Ma perchè è sempre così lungo, complicato e defatigante far emergere e ridare dignità al "vero"?

Approfondimento: cosa è il Codex Alimentarius

Fao
La Fao, fautrice con l'OMS, del Codex Alimentarius

Il "Codex Alimentarius" è un insieme di regole e standard di sicurezza elaborati dalla "Codex Alimentarius Commission", con la finalità di proteggere la salute del consumatore e garantire la correttezza degli scambi internazionali, preservando la corretta produzione dei cibi.

Il Codex Alimentarius è stato istituito nel 1963 dall'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ad esso aderiscono 188 Paesi più l'Unione Europea che quindi partecipano alla definizione degli standard qualitativi. Pur non essendo vincolanti, gli standard elaborati dal Codex rivestono una notevole importanza in quanto si basano su una cospicua documentazione scientifica e sono condivisi in tutti i Continenti, costituiscono un punto di riferimento per l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) e per l'elaborazione di leggi e norme in genere che riguardano il settore agroalimentare.

Il Codex include migliaia di standard: alcuni di carattere generale (su igiene, etichettatura, ecc.), altri specifici legati ad un particolare alimento. All'interno della Commissione operano vari Comitati, specializzati in specifici settori. Il processo di definizione degli standard puo' richiedere vari anni e prende avvio dall'iniziativa di un governo nazionale o di un Comitato della Commissione. Viene elaborata una bozza di standard che viene sottoposta a tutti gli Stati aderenti e, dopo varie fasi che prevedono incontri e rielaborazioni del testo, si arriva alla definizione definitiva dello standard che viene aggiunto al Codex Alimentarius.

Approfondimento: cosa è una procedura di infrazione

bandiere UE Commissione
Bandiere dell'UE di fronte al quartier generale della Commissione europea

La procedura di infrazione è un procedimento disciplinato dagli artt. 258 e 259 del Trattato di Roma che ha istituito la Comunità Europea ed è diretto a sanzionare gli Stati Membri che abbiano violato gli obblighi derivanti dal diritto comunitario. Tale procedura è avviata d'ufficio dalla Commissione, ovvero su richiesta di uno Stato Membro, o ancora a seguito di un'interrogazione rivolta al Parlamento Europeo o su denunzia di cittadini dell'Unione.

Il primo passo della procedura consiste nell'invio di una lettera di richiamo formale. Entro due mesi lo Stato in infrazione deve replicare presentando le sue argomentazioni. Se queste sono ritenute soddisfacenti, la procedura di infrazione viene chiusa. In caso contrario la Commissione puo' presentare ricorso per inadempimento davanti alla Corte di Giustizia Europea. Ed inizia così il giudizio che si conclude con una sentenza della Corte. Ove la Corte accerti l'effettiva responsabilità dello Stato Membro applica delle sanzioni che consistono in una somma forfettaria ed in una penalità di mora, adeguata alla gravità ed alla persistenza dell' inadempimento.

Mentre la somma forfettaria si paga anche se, nel corso del giudizio innanzi alla Corte, lo Stato Membro si è adeguato, la penalità di mora si applica solo se l'infrazione perdura oltre la sentenza. Le sanzioni sono molto elevate, basti pensare che l'ammontare dei pagamenti dovuti dall'Italia nel solo 2015 è stimato in 150 milioni di euro.

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