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Albarola B.

Sinonimi ufficiali

(26) BIANCHETTA GENOVESE B.

Nome Ampelografico

Albarola

Fonte

di G. Dell'Olio e R. Macalusoda "Albarola", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume IV, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1965

Sinonimi (ed eventuali errati)

Come altri importanti vitigni liguri di antica diffusione, anche questo è qualificato con diverse denominazioni: "Albarola", "Albarola bianca", "Uva Albarola", "Albarola di Lavagna", "Erbarola o Arbarola", "Albarola trebbiana", "Trebbiano locale", "Temosci", "Calcatella di Sarzana", che sono tutti sinonimi. Si è poi confusa nel passato con la "Bianchetta" o "Bianchetta genovese", ed è errore nel quale si ricade ancora oggi allorquando, lasciata l'area tradizionale della "Albarola", le Cinque Terre ed il Sarzanese in provincia di La Spezia, si risale la riviera di levante e ci si avvicina a Genova. Percorrendo invece la strada a ritroso e particolarmente arrivati all'estremo sud della regione, nel Sarzanese, l'analogo errore viene commesso rispetto al "Trebbiano di Empoli" o "Trebbiano toscano". Ciò, perché nel territorio dell'attuale provincia di La Spezia si sono sempre usati per lo stesso vitigno indifferentemente due nomi e cioè "Albarola" oppure "Trebbiano" per cui, quando in epoca relativamente recente è penetrato nella regione il "Trebbiano di Toscana", la confusione tra questo vitigno ed il "Trebbiano-Albarola" era fatale si verificasse. [Omissis].

Scheda ampelografica

Descrizione Ampelografica

Per la descrizione ampelografica di questo vitigno si è usufruito di un clone di "Albarola" esistente nella collezione ampelografica della Scuola Enologica di Alba. I caratteri rilevati nella predetta collezione, sono stati integrati con sopralluoghi nella provincia di Genova, nonché nella regione Cinque Terre e nel Sarzanese in provincia di La Spezia.
Germoglio di 10-20 cm
Figura 1: Apice di Albarola. Apice: espanso; colore bianco-verdastro, con lievi sfumature rosso violaceo, specie ai bordi; tomento lanugginoso.
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): spiegate o leggermente piegate a gronda; colore verde chiaro, spesso con sfumature rossastre, più marcate ai bordi; tomento lanugginoso.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate o leggermente piegate a gronda; colore verde chiaro lucente; con tomento lanugginoso.
Asse del germoglio: ricurvo.
Germoglio alla fioritura
Apice: espanso; bianco-verdastro, con lievi sfumature rosse ai bordi; tomento lanugginoso.
Foglioline apicali: spiegate, oppure un po' piegate a gronda; colore verde chiaro; tomento lanugginoso.
Foglioline basali: prevalentemente spiegate (alcune piegate a gronda); colore verde chiaro; tomento aracnoideo o sub-lanugginoso.
Asse del germoglio: ricurvo.
Tralcio erbaceo: a sezione circolare, con contorno liscio; glabro; colore verde uniforme.
Viticci: distribuzione intermittente; formula non costante (0-1-2, ovvero 0-0-1-2); bifidi, corti, di media grossezza; colore verde chiaro.
Infiorescenza: media (cm 14), generalmente semplice, forma cilindrico-conica.
Fiore: forma cilindroide; di media grandezza; tipo ermafrodito, regolare; corolle verdi.
Figura 2: Foglia di Albarola. Foglia: di media grandezza, più larga che lunga; forma orbicolare ed in parte pentagonale; prevalentemente intera (alcune leggermente trilobate e nei succhioni pentalobate); seno peziolare a lira stretta e bordi dei lobi sovrapposti; seni laterali superiori a V poco evidente nelle poche foglie trilobate; seni laterali inferiori praticamente assenti. Pagina superiore colore verde cupo, opaca, glabra; pagina inferiore colore verde chiaro, con tomento aracnoideo, diffuso anche sulle nervature. Lembo prevalentemente piano, talvolta un po' piegato a doccia; lobi piani, talvolta un po' a gronda; superficie del lembo ondulata-bollosa; nervature principali sulla pagina inferiore sporgenti, ordine 1-2-3, color verde chiaro; quelle della pagina superiore spiccano per la colorazione verde chiaro. Lobo principale terminante ad angolo retto o quasi; denti laterali poco pronunciati, piuttosto convessi, a base larga.
Picciolo: lunghezza e grossezza media; colore verde chiaro, con sfumature vinose dalla parte rivolta al sole; glabro; sezione trasversale con canale poco evidente.
Colorazione autunnale delle foglie: giallo paglierino.
Figura 3: Grappolo di Albarola. Grappolo a maturità industriale: di media grandezza (cm 16-20); compatto; forma allungata cilindrico-conica, talvolta con una corta ala; peduncolo visibile, erbaceo oppure semi-legnoso, sottile.
Acino: grandezza media (12-18 mm); forma sferoide, tendente all'ellissoide, regolare; ombelico persistente e prominente; sezione trasversale circolare, regolare. Buccia pruinosa, colore verde giallastro, talvolta tendente al dorato, distribuzione del colore abbastanza regolare; spessore medio, consistenza tenera; polpa succosa, succo incolore di sapone neutro. Pedicello di lunghezza non costante (corto e medio), di colore verde; cercine evidente, verde; pennello di media lunghezza, colore giallo; distacco dell'acino facile.
Vinaccioli: prevalentemente 2; grandezza meno che medi o piccoli; piriformi, con becco grosso.
Tralcio legnoso: lunghezza media, piuttosto fragile, poco ramificato, a sezione ellittica; corteccia resistente, superficie leggermente striata; non pruinoso, glabro; nodi poco evidenti. Meritalli di lunghezza media (8-10 cm), colore nocciola-castano con strisce più chiare; nodi colore nettamente più marcato. Gemme poco appuntite e non molto sporgenti; cercine peziolare stretto, sporgente, rettilineo; diaframma piano-convesso; midollo piuttosto sottile.
Tronco: robusto.

Fenologia

Condizioni d'osservazione: si considerano quelle riguardanti la collezione clonale della Scuola Enologica di Alba, nella quale la "Albarola" è stata introdotta e studiata.
Ubicazione
Longitudine: 16° 52' 20'' E Greenwich (4°25'12'' O Monte Mario).
Latitudine: 44°41'17'' N.
Altitudine: m 186,34 s.l.m.
Esposizione: mezzogiorno; orientamento filari E-O.
Portinnesto: Berl. x Rip. 420 A.
Età delle viti: anni 9.
Sistema di allevamento: di media altezza.
Sistema di potatura: tipo Guyot.
Terreno: ripiano collinare tendente al pesante (argilloso-calcareo)
Fenomeni vegetativi
Germogliamento: medio (12-15 Aprile).
Fioritura: media (8-10 Giugno).
Invaiatura: media (10-15 Agosto).
Maturazione dell'uva: II epoca prec. (15 Settembre).
Caduta delle foglie: tardiva (10-15 Novembre).

Caratteristiche ed Attitudini colturali

Produzione: più che media e regolare; risulta quasi uguale a quella del "Vermentino", che localmente è uno dei vitigni più fruttiferi, sorpassato solamente dal "Bosco". Fuori del suo ambiente collinare, caldo ed arieggiato, non è difficile riscontrare grappoli anche totalmente impallinati (la pseudo seconda varietà: "Albarola uccellina", del Guidoni). La "Albarola" predilige la collina ed esposizioni bene soleggiate; dimostra resistenza al vento marino. Possiede buona vigoria vegetativa; la potatura è piuttosto corta (3-5 gemme) e più o meno ricca a seconda dei sistemi di allevamento adottati. Riferendoci alle Cinque Terre, oggi sono pressoché scomparse le pittoresche colture "a bosco" dei sassosi dirupi, (spesso paurosamente strapiombanti sul mare da notevole altezza), con le viti piantate irregolarmente, la vegetazione strisciante e le limitate operazioni colturali e la vendemmia fatta dai viticoltori sospesi a corde. Sempre più limitato anche l'allevamento "a vigna bassa", rispetto al "pergolato basso", entrambi adottati nella predominante sistemazione del terreno a terrazze. Sempre il piantamento è fitto, con filari a circa 1 m e le viti a m 0,40-0,60 (circa 15.000 viti per Ha.). Nel sistema "a vigna bassa", ogni ceppo porta 4-5 tralci di 5-6 gemme ciascuno, che si intersecano fissati a sottili paletti (la "carratura"); al disotto di questa rete di rami, vengono stese a livello del terreno delle canne, fissate pure a paletti. Dopo la seconda lavorazione al terreno (sarchiatura di maggio) si completa la sistemazione delle viti (la "ligatura") che consiste nel sollevare sino a 40-50 cm la rete di canne e quella della vegetazione, fissandole a più robusti paletti alti circa 1 m (di erica e di castagno) con opportune legature fatte con ginestre. Siamo entrati un po' in dettaglio di questo tipo di allevamento, concordemente ritenuto il più razionale sotto il punto di vista del miglioramento qualitativo delle uve, per far risaltare la sua laboriosità e giustificare pertanto la decisa tendenza a sostituirlo con il sistema a "pergolato basso", oggi infatti dominante. In questo caso, sui ripiani delle terrazze si costituisce una specie di rete, con maglie a 40-50 cm, costituita da fili di ferro fissati tra loro ed ancorati sul lato a valle della terrazza a paletti di legno alti m 1-1,20 ed a monte per mezzo di tiranti di ferro a m 2-2,50 dal suolo, infissi nei muraghoni di sostegno; su questo tetto permanente ed inclinato si distende la vegetazione della vite. Pergolati di questo genere, ma talvolta anche aperti nei pendii non terrazzati, sono adottati pure nel Sarzanese e nelle Colline interne, mentre più di rado, almeno per la "Albarola", viene usato l'allevamento a controspalliera, ma sempre con potatura a 3-4 speroni di 3-4 gemme ciascuno ed i ceppi a m 1 circa.
Posizione del primo germoglio fruttifero: 2° nodo (talvolta il 1°).
Numero medio delle infiorescenze per germoglio: due, ma non di rado anche tre.
Fertilità delle femminelle: scarsa o nulla.
Resistenza alle avversità: fogliame, alquanto recettivo alla peronospora; un po' sensibile al marciume dell'uva nelle coltivazioni non di pendio ben arieggiato.
Comportamento rispetto all'innesto: ha dimostrato buona affinità con i vari portinnesti usati: un tempo Rupestris du Lot, successivamente in gran parte sostituito dal Berl. x Rip. 420 A ancor oggi dominante, come pure con il Berl. x Rip. Kober 5BB di più recente introduzione.

Utilizzazione

La "Albarola" è uno dei vitigni liguri più precoci e non di rado i primi grappoli compaiono sui mercati come uve da tavola anche nella seconda decade di agosto. La destinazione normale però è la vinificazione e, come già ricordato, nella sua area di tradizionale coltura, le Cinque Terre e Sarzanese in provincia di La Spezia, con una parte di queste uve e dopo un periodo di appassimento, si preparano gli apprezzati (più un tempo che oggi!) vini amabili o dolci, detti anche "rinforzati" o "sciacchetrà" (voce dialettale: sciacca = rompi e trai = togli, per indicare la svinatura anticipata). La parte più notevole dell'uva "Albarola" però viene vinificata in unione a quella di altri vitigni per la produzione di vini bianchi comuni e fini da pasto, ai quali apporta un buon grado alcoolico ed altri caratteri pregiati.

Tutti i contenuti di questa sezione sono stati gentilmente forniti dal MIPAAF - Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali