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Considerazioni sul vino dopo la Brexit

14 Settembre 2020
Considerazioni sul vino dopo la Brexit
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Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

Dal 31 gennaio 2020, ultimo giorno di permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, ad oggi, niente è cambiato e niente cambierà, fino al 31 dicembre 2020, termine del periodo di transizione.

La normativa vigente infatti è ancora quella europea e anche i rapporti commerciali sono rimasti i medesimi, con il Regno Unito all’interno del mercato unico e nell’unione doganale. Entro la fine dell’anno le parti dovranno definire i rapporti sulle relazioni future attraverso i negoziati attualmente in corso. Tuttavia, l’accordo di recesso concordato da Boris Johnson e dai leader dell'Ue lo scorso autunno, prevede la possibilità di prolungare il periodo di transizione per un massimo di uno o due anni, mantenendo il Regno Unito nel mercato unico e nell'unione doganale. La proroga dovrà essere decisa congiuntamente dall'Ue e dal Regno Unito entro il 1° luglio 2020, questa potrà essere attuata una sola volta e non potrà essere successivamente modificata o estesa ulteriormente. Il premier britannico Johnson ha però più volte escluso questa possibilità.

Molte divergenze sugli accordi

Si auspica che le parti riescano nel loro intento, raggiungendo un accordo di libero scambio (FTA), per garantire l'assenza di tariffe, tasse, oneri di effetto equivalente o restrizioni quantitative in tutti i settori, ferma restando la presenza di condizioni di parità. Purtroppo, i negoziati fino ad ora svolti, hanno evidenziato une serie di importanti divergenze su più fronti, che fanno presupporre una possibile hard Brexit (uscita senza accordo).

Considerazioni sul vino dopo la Brexit
La Brexit nei pensieri dei produttori di vino italiano

In questo caso i rapporti commerciali tra le parti sarebbero regolati dalle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, secondo le quali vale la clausola della “nazione più favorita”.

Conseguentemente, si applicherebbe a tutte le importazioni in Regno Unito ad eccezione della presenza di accordi commerciali preferenziali un nuovo regime tariffario, “The UK Global Tariff”, che entrerà in vigore a partire dall’inizio del 2021. Inoltre, occorrerà considerare anche l’impatto delle barriere non tariffarie, come ad esempio quote di importazione, sussidi, ritardi doganali, ostacoli tecnici. Quindi, solo nel caso in cui i negoziati non si concluderanno in tempo, la UK Global Tariff sarebbe applicata anche alle esportazioni italiane verso il Regno Unito a partire dal 1° gennaio 2021.

Un futuro complicato

Per quanto riguarda il comparto del vino, la WSTA - Wine & Spirit Trade Association - afferma che i produttori europei dovranno sostenere costi aggiuntivi che si aggirano tra i € 300 e € 400 per ottemperare alla presentazione dei moduli VI-1, i quali rappresentano un onere aggiuntivo sia per i produttori che per gli importatori. L'obbligo di utilizzare tali moduli colpirà maggiormente i produttori indipendenti. Secondo il UKGT tutte le importazioni di vino saranno tassate a un'aliquota compresa tra £ 10 e £ 26 per ettolitro, a seconda del luogo di origine. Ad esempio, le bottiglie di vini bianchi fermi prodotti in Toscana avranno tutte una tariffa di £ 10 per hl mentre la tariffa per lo Champagne sarà di £ 26 per hl. Per questo motivo, a seguito delle dichiarazioni del governo britannico, l'amministratore delegato della WSTA, Miles Beale, ha dichiarato che la nuova policy non aumenterà la scelta per i consumatori, ma aggiungerà invece una barriera non necessaria agli scambi.

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