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Intervista a Giulia Sciotti, la nuova generazione di Farnese Vini

22 Marzo 2019
Intervista a Giulia Sciotti, la nuova generazione di Farnese Vini
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Vantando una produzione che sfiora i 20 milioni di bottiglie, Farnese Vini può essere considerata a buon ragione come l'azienda del Sud Italia leader nell'export. Nata dalla passione di tre uomini, oggi l'azienda ripone il suo futuro nelle mani delle nuove generazioni. Abbiamo quindi incontrato ed intervistato Giulia Sciotti, figlia di uno dei tre soci fondatori di Farnese, per conoscere attraverso le sue parole l'azienda produttrice del pluripremiato Edizione Cinque Autoctoni.

D: Come nasce un'azienda di successo come Farnese Vini?

Giulia e il padre Farnese a Farnese Vini
Giulia Sciotti con suo padre Valentino Sciotti

R: "Farnese è una realtà giovanissima: nasce infatti nel 1994 ad opera di mio padre, Valentino Sciotti, grande appassionato di marketing e di vino e da altri due soci, profondamente innamorati come lui del mondo dei vini. Con loro inizia un progetto ardito ed ambizioso: creare un’azienda vinicola di successo pur non disponendo di alcun capitale da investire e alcun vigneto di proprietà ma con un modello di business altamente innovativo. Convinti, infatti, che i migliori risultati si raggiungono solo se il lavoro è svolto da chi conosce e vive da sempre e con passione il proprio vigneto, il modello prevede un’attenta selezione dei vigneti e degli accordi diretti con i contadini. In questo modo è stato realizzato un vero e proprio programma di gratificazione del lavoro e della passione dei contadini che hanno preso parte del nostro progetto produttivo, togliendo loro lo stress di dover produrre tanto quantitativo per poter far quadrare i conti e garantendo loro un compenso basato solo sull'estensione del vigneto e la qualità delle uve raccolte, indipendentemente dai quantitativi prodotti".

D: E poi, come è cresciuta Farnese?

R: "Negli anni la compagine societaria è cambiata con l'ingresso prima del Fondo 21 Investimenti che vede a capo Alessandro Benetton e poi con il più importante fondo Renaissance, parte del colosso americano Newberger Bermann, ma lo spirito imprenditoriale e la gestione operativa dell'azienda è rimasta inalterata ed incentrata su due dei tre soci fondatori che ancora oggi sono l'anima trainante ed i garanti di quello spirito che ci ha permesso di essere i leader indiscussi, nel nostro amato Sud Italia. In pochi anni Farnese Vini è diventata leader in assoluto in Abruzzo ed in tutto il meridione per numero di bottiglie esportate e per paesi di distribuzione. Quello che era solo un sogno molto ambizioso di tre “dreamers” si è trasformato in una grande realtà".

Vigneti Fantini Farnese
Vigneti dell'azienda Fantini Farnese

D: Cosa è oggi Farnese Vini?

R: Oggi Farnese opera in sei regioni (Abruzzo, Puglia, Campania, Basilicata, Sicilia e Toscana) e nel 2017 ha registrato un fatturato di oltre 70 milioni di Euro. Ciò che ci rende ancor più orgogliosi del nostro lavoro è il fatto di essere riusciti a creare un benessere sociale concreto in tutte le zone in cui produciamo, riportando il sorriso in zone in cui si lavoravano i vigneti solo per mancanza di alternative reali ma senza le giuste gratificazioni economiche.

D: Raccontaci di Edizione Cinque Autoctoni

Edizione Cinque Autoctoni
Edizione Cinque Autoctoni

R: "Il vino che ha segnato in maniera profonda la nostra storia e il nostro successo è senza dubbio Edizione Cinque Autoctoni. Un progetto ritenuto frutto di pura follia enologica in quanto all’epoca era davvero una grande scommessa avere come vino Top di gamma un vino da tavola, senza alcuna denominazione. Edizione è nato, infatti, nel 2000 ad opera di due enologi Filippo Baccalaro (terza generazione di enologi nonché uno dei tre soci di Farnese) e Jean-Marc Saboua (terza generazione di enologi di Bordeaux), il giusto connubio tra genio e sregolatezza, oserei dire. Edizione nasce come risposta ai classici Super Tuscan e grazie al suggerimento avanzato dal grande giornalista inglese Hugh Johnson, che in visita alla nostra cantina in Abruzzo, suggerì di creare un grandissimo vino che riuscisse a trasferire nella bottiglia la perfetta espressione del Sud Italia, andando aldilà di ogni denominazione. Filippo e Jean-Marc, decisero allora di creare questo blend di 5 vitigni autoctoni: Montepulciano, Primitivo, Sangiovese, Negroamaro e Malvasia appartenenti a due regioni diverse, Abruzzo e Puglia. Quel vino da tavola che all’epoca poteva sembare un vero suicidio per un'azienda come la nostra è diventato il vino da tavola più importante dell’azienda, un vino che, in 18 anni, è stato giudicato "miglior vino dell'anno" per ben 9 volte e ha conquistato oltre 70 medaglie d’oro e trofei internazionali, tra cui "Wine Spectator Top100"".

D: Giulia possiamo considerarti la nuova generazione di Farnese Vini. Ma chi è Giulia Sciotti nella vita?

R: "Per quanto riguarda me io sono la prima di tre figli. Alessia 24 anni, Nico 26 e io, classe '91. Dopo essermi laureata in Economia e Direzione di impresa a Roma, ho vissuto due anni nella splendida città di Barcellona dove ho lavorato per la multinazionale Hewlett-Packard come analista finanziaria. É stata un'esperienza bellissima che mi ha permesso di entrare in contatto con persone di culture diverse e provenienti da tutto il mondo e di avere un approccio da multinazionale nell'organizzazione del lavoro.

Giulia Sciotti
Giulia Sciotti

Ciò che però mi ha spinto a lasciare quella realtà e a seguire la mia vera passione che è quella del vino è stato un viaggio fatto nel 2016 in Cile con la mia famiglia. Lo scopo di quel viaggio era quello di visitare zone di produzione di alcuni dei migliori vini al mondo, è proprio in questo contesto, tra la visita di una cantina e un'altra, ho finalmente capito che avevo bisogno di un cambio netto e di trasformare in lavoro quella che da sempre era solo una passione.

Perciò rientrata in Spagna ho lasciato il mio lavoro e ho deciso di trasferirmi in Francia per fare un master in Marketing del vino, in quella che è, indiscutibilmente, la capitale mondiale del vino, ovvero Bordeaux. Terminati gli studi e con la curiosità di esplorare il mondo ancora un po' ho fatto domanda per uno stage in un grande gruppo Cileno di vino: Concha Y Toro, uno dei produttori più grandi al mondo e che commercializzano vino in più di 100 nazioni. Loro mi hanno offerto un'opportunità davvero interessante: poter fare il mio internship nella loro sede di Shanghai, che gestisce principalmente il mercato cinese ed anche parte dell'Asia Pacifico. É stata un'esperienza davvero incredibile, che mi ha permesso di conoscere in maniera molto piu approfondita il mercato cinese e le sue dinamiche.

Lo scorso dicembre sono finalmente rientrata in Italia e ho iniziato a lavorare con la nostra azienda in cui al momento mi occupo di Marketing e commerciale. Continuo a viaggiare parecchio, incontrando i nostri clienti, organizzando eventi e degustazioni per far conoscere i nostri vini il più possibile e in più posti possibile e non smetto mai di pensare in grande e cercare di rendere anche la nostra piccola realtà una punta di diamante nella filera imprenditoriale italiana".

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