La Tintilia del Molise
Da l'Enologo - n°12 Dicembre 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
La Tintilia è un vitigno autoctono del Molise, per secoli considerato dalla popolazione locale il vitigno di eccellenza qualitativa. Se ne è rischiata la scomparsa in seguito all'introduzione di vitigni più produttivi, finché a salvarlo fu l'agronomo Giuseppe Mogavero.
La storia della Tintilia
La Tintilia (o Tintiglia) è un vitigno storico del Molise, per secoli considerato dalla popolazione locale il vitigno simbolo della viticoltura regionale. Fonti documentarie indicano nella seconda metà del 700 l'arrivo del Tintilia in Molise, durante la dominazione spagnola dei Borboni.
Questa varietà si acclimatò così bene, grazie alle sue notevoli doti di adattamento e di rusticità , da diffondersi sul territorio molisano tanto rapidamente che, alla fine dell'800, era la varietà maggiormente coltivata soprattutto nelle zone più interne, per il suo contributo in corpo e colore ai vini di debole struttura. La prima menzione della "Tintilia" o "Tintiglia" è del 1810, in una memoria di Raffaele Pepe (fratello del patriota Gabriele) nella quale la Tintiglia viene anche chiamata Tenturier d’Espagne e che secondo l'agronomo molisano proveniva dalla Francia.
Le prime sperimentazioni di questo vitigno vennero compiute nell'Orto agrario di Campobasso (una sorta di vigneto sperimentale) a partire dal 1812. Il Di Rovasenda nel 1877, cita una Tintiglia nera in provincia di Napoli e così commenta una citazione dell'ampelografo spagnolo D.Roxas Clemente che descrive la Tintilla: "Quantunque egli annoveri tra i suoi sinonimi quello di Alicante, dalla descrizione si conosce che non è identico al Granaxa o Alicante, ma che è uva ben diversa". Sempre il Di Rovasenda riporta come Odart riferisca che: "nel territorio di Malaga il "Tinto" (sinonimo di Mourvedre, come pure il Tintillo in alcune località della Spagna) è comunemente detto "Tintilla".
Un censimento del Ministero dell'Agricoltura del 1884, constatava che la Tintilia era il vitigno più diffuso in Molise, specialmente nelle zone interne. Una testimonianza scritta della Casa Vinicola Janigro dimostra che, nella seconda metà dell'800, si produceva e imbottigliava Tintilia e che questo vino, prodotto nell'anno 1890, si classificò al primo posto e fu premiato con medaglia d'oro alla mostra vinicola di Parigi nel 1900. La prima descrizione delle tecniche colturali applicate alla Tintilia risalgono al 1912.
Il dopoguerra e la successiva ripresa della viticoltura
Nel dopoguerra il Molise assistette ad un progressivo abbandono della viticoltura, soprattutto nelle zone di antica coltivazione del Tintilia e contemporaneamente vennero introdotti dei vitigni più produttivi quali Montepulciano e Trebbiano. Il vitigno era virtualmente scomparso dalla viticoltura regionale. Il merito del recupero della varietà è attribuito all’agronomo dottor Giuseppe Mogavero, che, nella propria azienda vinicola fondata nel 1975 a Petrella Tifernina, riprese la coltivazione del vitigno Tintilia del Molise tanto da esserne considerato lo scopritore e "padre" della Doc ottenuta nel 2011.
Il recupero varietale, attraverso uno studio approfondito di materiale genetico di viti di Tintilia sparse su tutto il territorio regionale, nei primi anni '90, è da attribuire, in modo particolare, allo studioso dott. Michele Tanno, che per primo ha creduto nel recupero del vitigno, favorendone così la reintroduzione progressiva in varie realtà produttive. La prima bottiglia di Tintilia apparsa sul mercato, invece, è datata 1998 ed è stata prodotta dalla cantina Valtappino di Campobasso che ha condotto le prime sperimentazioni. La Tintilia dà origine alla Doc: "Tintilia del Molise" e concorre al Pentro di Isernia. Entra come componente delle Igr Osco e Rotae.
Origine genetica della Tintilla
Per molto tempo il vitigno Tintilia è stato considerato un parente del Bovale grande (o Carignan) o un vitigno di origine spagnola (come richiama l'etimo della parola, dove tinto indica il rosso intenso dell'uva e del vino che ne deriva). Il Dna della Tintilia è stato confrontato con quello del Bovale grande, del Bovale sardo, Aglianico e con alcune varietà spagnole (Muristell, Morastell, Tintilla de Rota, Salceño negro).
La Tintilia del Molise è risultata diversa sia dalla Tintilla de Rota proveniente dalla Spagna che dal Bovale. Le varietà spagnole sono geneticamente più vicine al Bovale e resta quindi valida l'ipotesi di una origine iberica.
Clima e suoli del Molise
In Molise le temperature sono fortemente condizionate dalla orografia del territorio. Sulle coste gli inverni sono abbastanza miti anche se in corrispondenza di intense irruzioni artiche continentali, gelo e neve possono affacciarsi anche sul litorale per brevi periodi. Le estati sono invece piuttosto calde con valori che oltrepassano spesso la soglia dei 30 °C, parzialmente mitigati dalle brezze di mare. La temperatura media annua varia tra 13,5 e 14,8 ° C.
Le precipitazioni medie annue sono comprese tra mm 696,8 e 1067 mm. La distribuzione stagionale delle piogge ha caratteristiche tipicamente mediterranee, concentrandosi per circa il 60% nel periodo autunno-inverno con una distribuzione abbastanza uniforme sul territorio, sui 900-1000 mm nelle aree interne ed appena sui 500-600 mm sul litorale Adriatico.
Questi versanti possono essere interessati da intensi processi erosivi talvolta di tipo calanchivo e franoso. Il substrato è costituito dalle formazioni marnoso calcaree del Paleogene e da formazioni arenacee e marnoso – arenacee del Miocene.
Nell'area molisana affiorano terreni con età e caratteristiche litologiche differenti (Bestini T. 1983): Rocce calcaree e calcaree- dolomitiche stratificate e/o massive di piattaforma, di età triassico-cretacica, rappresentate dai rilievi massicci del matese e delle mainarde; la morfologia appare con forme aspre e pendii acclivi incisi da profondi solchi vallivi; formazioni calcareo-marnose-selciose di età cretacico-oligocenica e complessi flyscioidi miocenici a costituzione prevalente arenaceo-marnosa e argillo-marnosa.
Tali terreni affiorano in un'ampia fascia, delimitata dai rilievi del Matese e delle Mainarde, che si estende verso NE sino alle medie valli del Trigno e del Biferno.
Il settore Sud orientale, di questa fascia, individuabile nelle aree di Campobasso e di Riccia, è costituita da diversi rilievi per lo più arenaceo marnosi. Nel settore ricadente nelle aree di Frosolone e Chiauci i rilievi sono di natura calcareo-marnoso-selciose affiancati a formazioni marnoso-calcaree o marno-argilloso-arenacee come le aree di Forlì del Sannio, Roccasicura, Agnone. Il complesso alloctono delle "Argille Varicolori" affiora in gran parte del territorio molisano centrale, nella media e alta valle del Trigno e del Biferno tra Larino e Campobasso.
È conosciuto anche con il termine di "complesso sifilide", "caotico", "indifferenziato"; la struttura caotica di questi terreni è dovuta al miscuglio disordinato e variamente colorato di argille scagliose di origine tettonica. Tale complesso rappresenta il substrato sul quale poggiano le formazioni flyscioidi mioceniche calcareo marnose, arenaceo-marnose e marnoso-argillose di età miocenica.
Sedimenti argillosi e sabbioso-conglomeratici del Plio-Pleistocene affiorano in una fascia parallela alla linea di costa e che segue l'allineamento Montenero di Bisaccia-Guglionesi-Ururi, elemento identificativo sul terreno del passaggio tra i sedimenti plio-pleistocenici con le restanti formazioni è dovuto alla presenza di rocce evaporitiche quali i gessi (bassa Valle del Trigno, Montenero di Bisaccia, Guglionesi). I depositi alluvionali recenti ed attuali e terrazzi alluvionali antichi si rinvengono nei fondovalle dei principali fiumi Trigno, Biferno e Fortore e dei loro affluenti in prossimità della foce; mentre i depositi di origine fluvio-lacustre e palustre, intercalati a depositi alluvionali e conoidi sono presenti nelle depressioni di origine tettonica sottese ai rilievi calcareo-dolomitici e calcarei marnoso-selciosi (piana di Boiano-Sepino, piana di Venafro-Roccaravindola, conca di Isernia). Sulla base della conformazione orografica, la densità di drenaggio ed il substrato geolitologico si può parlare di tre tipi di paesaggio:
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Sistema di paesaggio di colline, con suoli ben drenati, profondi, tessitura fine, calcarei e pietrosità ;
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Sistema di paesaggio delle colline costiere, con suoli ben drenati, da non calcarei a calcarei, substrato geolitologico sabbioso – argilloso, tessitura topsoil e subsoil da fine a media e pietrosità assente o scarsa;
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Sistema di paesaggio pedemontano, morfologicamente caratterizzato da una serie di conoidi coalescenti originate dai corsi d’acqua provenienti dai rilievi circostanti e da depositi alluvionali dei fiumi.
I terreni ammessi alla coltivazione del vitigno "Tintilia" devono essere posizionati ad un'altitudine non inferiore ai 200 m.l.m, nell'ambito della zona geografica delimitata che comprende comuni delle provincie di Campobasso ed Isernia, quasi tutti situati tra il medio e alto Molise.
Il censimento generale dell'Agricoltura del 2000 non rileva coltivazioni di Tintilia. Nel successivo censimento del 2010 si rilevano 111 Ha. Con una produzione vivaistica piuttosto costante tra 45.000 e 55.000 unità annue, si può stimare una crescita costante di una decina di ettari l'anno.
Le caratteristiche morfologiche e la tecnica colturale della Tintilia del Molise
I grappoli della Tintilia sono di dimensione medio-piccoli con peso oscillante tra gli 80 e i 120 g., di forma cilindrica o leggermente piramidale, spesso alati e non molto compatti. Gli acini sono piccoli e con buccia piuttosto spessa e pruinosi dal diametro di 10-13 mm. e un peso medio di 1.3 grammi, di sapore leggermente aromatico. L'epoca di vendemmia, a seconda dell'andamento stagionale e della zona di coltivazione, inizia verso la metà del mese di settembre per concludersi la prima decade di ottobre.
A completa maturazione la polpa degli acini tende ad imbrunire. A maturazione completa il colore delle bacche è blu scuro. Gli acini a maturazione si staccano con facilità permettendo una buona diraspatura, mentre quelli immaturi restano ben attaccati. È un vitigno di media vigoria e produttività discreta, la produzione per pianta varia da 2 a 3 Kg/pianta. Resiste bene al freddo, alle malattie ed all'attacco di muffe. È sensibile al mal dell'esca. La forma di allevamento di riferimento è la controspalliera con densità d'impianto tra 4 e 5000 ceppi ad ettaro. Non sono ancora disponibili cloni certificati.
Tecniche di vinificazione della Tintilia del Molise
La Tintilia è una varietà ricca di aromi primari che tendono verso una classe di sentori speziati che ricordano il pepe, a volte con spunti molto similari allo spettro aromatico del Syrah (rotundone). Per preservarne gli aromi è necessario un lavoro accurato già nella fase di vinificazione ed affinamento. La vinificazione in rosso classica richiede innanzitutto attenzione nella scelta periodo di raccolta per esprimere al meglio le potenzialità varietali. Oltre alla maturità tecnologica è fondamentale individuare la giusta maturità fenolica ma anche quella aromatica che la caratterizza.
La Tintilia è una varietà che riesce a mantenere una ricca componente acidica e nello stesso momento riesce a raggiungere elevate gradazioni zuccherine che permettono di sviluppare gradazioni alcol anche superiori ai 13,5 gradi con un giusto equilibrio e con pH solitamente non superiore a 3,4. Da giovane, ha un colore rosso rubino intenso che vira con l'invecchiamento ad una tonalità granata. Non è una varietà particolarmente ricca in proantocianidine e antociani. Durante la vinificazione classica si ha rapidamente l'estrazione del colore che però rimane molto instabile per diversi mesi per poi precipitare anche a causa del basso contenuto proantocianico. L'estrazione di tannini non raggiunge mai concentrazioni molto elevate, nemmeno nelle macerazioni che superano i 25 giorni.
Questo va a sostegno dell'ipotesi che la Tintilia sia povera di tannini della buccia e questi siano contenuti nei vinaccioli, anche se non esistono al momento studi scientifici a supporto. È importante evitare ammostamenti ed ossidazioni prima della vinificazione, soprattutto per preservare lo spettro aromatico della varietà . La fermentazione malolattica solitamente è svolta in vasche di acciaio e raramente in legno poiché è provato che un prolungato utilizzo di botti o barrique nuove e soprattutto di elevata tostatura può influenzare e modificare l'aromaticità di questo vitigno. Solo per la Tintilia destinata a riserva è consigliabile l'affinamento in botte. I migliori prodotti sono stati ottenuti con affinamento di un anno in vasche di acciaio, seguito da un anno bottiglia. Viene prodotta anche una tipologia di vino in rosato. I tempi di contatto del mosto con le bucce solitamente non superano le sei ore per poi avviare una vinificazione in bianco.
Le temperature di fermentazione non superano i 18 °C per una durata di 7/8 giorni. I vini prodotti sono supportati da una buona acidità e da sentori freschi di frutta rossa e una leggera speziatura.
Le note sensoriali della Tintilia
Il vino presenta colore rosso rubino intenso, al naso rivela sentori di frutti di bosco e radice di liquirizia su un fondo di vaniglia, in bocca è caldo con tannini in evidenza ha una spiccata eleganza supportata da una acidità equilibrata con gradevoli sentori di frutta rossa matura tendenti allo speziato.
Da l'Enologo - n°12 Dicembre 2017 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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