Dipingere con il vino
Da l'Enologo - n°3 Marzo 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
Maurizia ha origini contadine ed è profondamente legata alla sua terra e ai suoi prodotti, la cucina e il vino soprattutto. Da piccola vendemmiava e pestava l’uva con i piedi. Ora il rapporto con il vino si è incontrato con l’amore per l’arte e per la pittura. Nata a Piacenza, ha frequentato l’Istituto d’arte F. Gazzola, approfondendo poi le tecniche dell’incisione e della costruzione e decorazione con l’argilla sotto la guida di vari esperti del settore. La sua attività artistica la porta ad occuparsi prevalentemente dell’arte raffinata e complessa dell’incisione, dove ha raggiunto elevati livelli tecnici ed artistici. Soggetto prevalente delle sue composizioni una natura indagata con lo spirito di chi desidera approfondire il senso delle cose senza fermarsi alle apparenze, cercando di portare alla superficie le forme e di fissarle nel tempo, nonostante la loro precarietà, e di trasformare il reale scoprendone il senso più profondo.
Dipingere con i colori del vino: l'arte di Maurizia Gentili
Sperimenta con i “Vinarelli”, disegni su carta realizzati con una tecnica personalissima, utilizzando come colore di base i pigmenti del vino, arricchiti, a volte, con colori pastello e foglia oro. Le variazioni cromatiche vengono ottenute mediante giochi di strati e velature, di fluidità o densità, e naturalmente dal tipo di vino: dal rosso, al rosato, dal bianco al passito, dal levato da botte o da barrique fino ai mosti e fecce. Ha provato oramai più di 300 vini e le sue preferenze naturalmente vanno a quelli che riescono a darle tonalità più accese, da un rosso brillante ad un violaceo: Gutturnio, Lambrusco, Amarone, Ruche ecc. usando anche vini bianchi per alcuni soggetti.
Alla ricerca di altre sfumature di colore, si cimenta con l’estrazione di linfe dai prodotti della campagna piacentina: dall’asparago alla zucca, dallo spinacio alla cipolla, dal sambuco alla melagrana, per poi arrivare agli estratti di fiori, bacche e erbe raccolte durante le sue passeggiate, in cerca di ispirazione, sulle colline intorno a casa. Attualmente sta sperimentando la tecnica dell’Eco Printing, che rientra nella categoria delle tinture naturali poiché si decorano carte e tessuti con l’uso di foglie, bacche, cortecce ecc. Alla fine rimane l’impronta del materiale preso in natura. Usa quindi questa tecnica per creare sfondi sulle carte dove disegnerà.
Nel suo curriculum espositivo troviamo Italia (Roma, Ferrara, Verona, Bologna, Firenze ecc), Austria, Stati Uniti, Giappone (dove nel 2010 ha portato personalmente i “vinarelli” a Tokyo, Okinawa e Miyako), Gran Bretagna, Irlanda e Olanda, sia con personali che collettive, dove ha ottenuto lusinghieri successi di pubblico e critica. Da cinque anni è ospite fissa a Vinitaly nel Pad.1 Emilia Romagna presso il Consorzio Vini Piacentini. Sue opere si trovano anche in Cina, Brasile, Russia e Bangladesh.
Ha partecipato inoltre a diverse riprese televisive fra le quali “Sereno Variabile” di Rai 2, durante la sua personale all’Enoteca Regionale Emilia Romagna a Dozza, e Linea Verde di Rai 1, una prima volta al Castello di Vigoleno e una seconda volta al Castello di Bobbio, entrambi nel Piacentino.
Uno dei “quaderni di campagna” sui quali ultimamente dipinge (ereditati dai suoi avi), è stato richiesto in esposizione al Museo Leonardo da Vinci a Milano, dove ha tenuto ultimamente una mostra di Vinarelli sempre dedicata al grande Leonardo e la sua vigna. Nei lavori più recenti i vinarelli per i conduttori (Greggio e Iacchetti) ed il regista del programma televisivo “Striscia la notizia” di Canale 5.
Vive e lavora a Carpaneto Piacentino.
Dipingere con il vino: l'intervista a Maurizia Gentili
D. Come nasce l'idea di utilizzare il vino per i tuoi dipinti?
La passione per la pittura e le tecniche artistiche è mia compagna da sempre. Fin da piccola carta, pennelli e matite colorate sono stati miei inseparabili elementi di vita. Ho frequentato l’Istituto d’Arte F. Gazzola a Piacenza, appassionandomi alle tecniche dell’incisione e della lavorazione della terracotta. Il torchio a stella che mi serviva per stampare acquaforti ora mi aiuta nella preparazioni delle mie carte speciali.
Nel 2006, dopo una serata passata in compagnia di vignaioli della mia zona a parlare di vino, del suo colore, ho voluto provarlo per dipingere alcune mie incisioni per la premiazione di un concorso dedicato al vino Gutturnio nelle sue varie tipologie. Mi sono subito innamorata di questa tecnica: la sperimentazione mi appassiona. I soggetti che finora ho dipinto sono molteplici: da monumenti a nudi, bottiglie e bicchieri: ma il mio soggetto preferito resta la natura.
D. Ci descrivi la tua tecnica?
Si può usare sia su tela che su carta, personalmente preferisco quest’ultima. È ideale il tipo per acquarello, di cotone, ma consiglio di provare vari tipi di supporti cartacei, anche perché tutte le carte non hanno la stessa reazione e questo può creare particolari effetti. Per stenderlo uso pennelli, specialmente quelli giapponesi, pennino e matita. L’uso dei pigmenti naturali del Gutturnio (il vino per eccellenza piacentino) mi ha permesso di sperimentare e approfondire appassionatamente questa tecnica, permettendomi di giocare con altri componenti come l’acquaforte, la foglia d’oro, i pastelli: un insieme di sfumature, giochi di velature e densità date dal vino! Da qui il passo è stato brevissimo e mi ha portata a lavorare con l’estratto di linfa di tanti altri prodotti del mio territorio piacentino: dal germoglio dell’asparago, al pomodoro rosso, alla cipolla e ad un infinità di fiori di campo , bacche e erbe spontanee che in ogni stagione la terra ci regala. La preparazione è più lunga, i colori son più delicati ma la soddisfazione grande: io e la natura in simbiosi! Dipingere con elementi naturali, fa parte del mio percorso: una sorte di eco-arte dove tutto quello che non viene usato viene restituito alla Terra.
D. Ogni vino ha il suo colore. Esiste una tavolozza vinicola?
Mi chiedono spesso se si possono usare tutti i vini. Certamente! Rosso, rosato, bianco, passito…..ricordo che da un Pignoletto ottenni bellissime tonalità dorate, come pure dal Soave (feci un disegno per il consorzio) e dall’Ortrugo Piacentino. Preferisco comunque i rossi rubino o i violacei di Bonarda e Gutturnio delle colline piacentine, come pure la Lacrima di Morro d’Alba e lo Syrah. Mi piacciono anche Teroldego, Amarone (feci un disegno per il Consorzio Valpolicella) e il vivace Lambrusco (per L’Enoteca dell’Emilia Romagna) ed i vini di vecchie vigne ritrovate. Ricordo che per un Vinarello ne usai più di 30 tipi. Amo, quando partecipo ad eventi con grande partecipazione di Cantine, fare disegni che rappresentino le varie “tonalità” di vino presenti. Un angolo del mio laboratorio è riservato ad un “enoteca” composta da una miriade di piccoli vasetti contenenti vini. Sono di diversa consistenza, fluidi, densi, oramai secchi, già testati o ancora da provare. Amo ricordare che venni definita una “sommelier delle sfumature”.
D. Hai consigli per chi voglia cimentarsi in questa tecnica?
La regola è provare, sperimentare. Ogni vino ha il suo colore. Ma il supporto, la densità, la fluidità, l'annata, la conservazione in botte, barrique o bottiglia dà varianti. Provate ad usarlo appena tolto dalla bottiglia oppure dopo averlo lasciato evaporare al sole.(è intrigante pensare che in quello che rimane del vino c’è tutta la forza della nostra stella), la tonalità si fa più accesa essendo più concentrato. Come un acquarello, ha caratteristiche di immediatezza, di difficoltà di correzione. Aggiungete gocce di elementi naturali (limone, aceto, sale ecc.) per ottenere effetti a volte sorprendenti! Lascio alla vostra creatività.
D. Ci sono dei precedenti di questa tecnica nel passato?
Visto che il vino è “nato” prima di Cristo sicuramente qualcuno si sarà cimentato in qualche prova, ma non ho elementi per fare nomi…so che non sono l’unica ad usare attualmente questa tecnica. Ricordo anche che nella mia zona, molti anni fa, i pittori, da sempre squattrinati, utilizzavano il vino per dipingere sui fogli di carta nelle osterie per pagarsi il bere o il cibo.
D. Come ha inciso il tuo background culturale in questa scelta?
Questa tecnica che prevede l’utilizzo del vino nasce dall’amore per la mia terra, dalle origini contadine della mia famiglia che mi ha trasmesso la passione per le erbe, i fiori, la natura!
Ancora ragazzina, ai tempi della vendemmia mi divertivo ad aiutare gli zii nel momento magico della raccolta dell’uva e da questo periodo mi è rimasto l’amore per la vite ed il paesaggio collinare.
L’amicizia con gli vignaioli della mia zona mi ha condotto in un percorso naturale e ha stimolato la mia creatività e la messa a punta dell’utilizzo del vino nella pittura.
D. Credi che fare arte con il vino posso giovare al vino stesso?
Certamente; un altro modo di dare visibilità ad un prodotto così importante della nostra terra.
Da l'Enologo - n°3 Marzo 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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