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Assoenologi a Vinitaly con il libro e il vino dei vitigni d'Italia

09 Aprile 2018
Assoenologi a Vinitaly con il libro e il vino dei vitigni d'Italia
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Da l'Enologo - n°3 Marzo 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

Nel 2011, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia, Vinitaly, in collaborazione con Assoenologi, ha realizzato “UNA”, la bottiglia celebrativa dell’Unità d’Italia, l’unica ufficiale che, dopo la consegna all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stata donata alle massime autorità internazionali.

A Vinitaly sarà possibile degustare il vino d'Italia, presso lo stand Assoenologi, Padiglione 9, Area B11. A tiratura limitata, fuori commercio, “UNA” racchiude un alto valore simbolico. Si è proposto infatti come strumento di promozione per sottolineare nel mondo le peculiarità della vitivinicoltura italiana e i valori culturali tipici del Belpaese che essa rappresenta. Il vino è la summa delle nostre venti regioni, ovvero dei venti vitigni che più le rappresentano.

Vino rosso d'Italia: un filo ideale che lega il nostro Paese

La vite e il vino rappresentano un filo ideale che lega i diversi territori e con essi le venti regioni italiane, spesso diverse tra loro per usi e costumi, ma tutte ricche di cultura a testimonianza della storia e delle tradizioni che le caratterizzano. Per questo il presidente della Repubblica sposò con entusiasmo la proposta di creare per i 150 anni dell’Unità d’Italia una bottiglia di “Vino bianco d’Italia” e una di “Vino rosso d’Italia” per celebrare “storia, patria e la cultura vitivinicola italiana”. A sua volta Veronafiere affidò la realizzazione del contenuto delle due bottiglie all’Associazione enologi enotecnici italiani, che creò i due vini dall’unione di venti vini bianchi e di venti vini rossi ottenuti da altrettante uve autoctone tipiche di ogni regione italiana.

Vino rosso d'Italia
Il Vino rosso d'Italia con il libro di Assoenologi "Vinifera. L'Italia dei vitigni"

Ognuna di queste bottiglie vuole quindi esprimere l’unità del nostro Paese attraverso un prodotto, il vino, simbolo della tradizione, della cultura, dell’arte, della tecnologia e della laboriosità del suo popolo. Idealmente la confezione rappresenta i colori della bandiera italiana. Il verde è dato dai vigneti che si estendono sul territorio nazionale, fornendo la materia prima del contenuto delle due confezioni.

Ognuna di esse è stata proposta in tre formati: jéroboam (tre litri), magnum (1,5 litri) e standard (0,75 litri). Bottiglie uniche, in quanto appositamente ideate e disegnate da Aldo Cibic e Riccardo Facci. Portano la loro firma anche etichetta e confezione, il tutto ispirato alla più antica tradizione italiana, ma con un segno decisamente più contemporaneo e personale e una purezza di linea da far ricordare uno dei famosi dipinti di Giorgio Morandi.

Assoenologi protagonista nella realizzazione del Vino rosso d'Italia

Ritornando alle procedure di attuazione i vini segnalati dagli assessori regionali all’Agricoltura sono stati affidati all’Assoenologi che ha provveduto a stabilire le percentuali in cui ogni prodotto sarebbe rientrato nel coacervo delle bottiglie celebrative. Questo attraverso una commissione presieduta da Giancarlo Prevarin e composta da diversi consiglieri di Assoenologi. Panel leader dell’operazione è stato Riccardo Cotarella, mentre Piero Cane ha ricoperto il ruolo di coordinatore operativo.

Vino rosso d'Italia: le due bottiglie realizzate per i 150 anni dell'unità d'Italia
Le due bottiglie di vino bianco e rosso realizzate per i 150 anni dell'Unità d'Italia

Presso il Cra di Asti sono quindi pervenuti diversi vini e si sono svolte le analisi enochimiche e organolettiche necessarie per poter armonizzare il tutto. “Rendere omaggio all’unità d’Italia attraverso due bottiglie celebrative che racchiudono i sapori di uve selezionate in ciascuna delle nostre regioni – disse l’allora ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan - è sicuramente un modo significativo di raccontare un paese caratterizzato da tradizioni e culture molteplici e straordinarie qual è l’Italia.

Da ogni regione, quindi, un vino, un gusto, unico e particolare, che si combina con altri gusti altrettanto unici, altrettanto particolari. Grazie all’Assoenologi si potranno degustare quindi due vini, uno bianco e uno rosso, che accompagneranno i festeggiamenti dei 150 anni dell’unità della nostra terra, simboli di un ideale legame nell’Italia della storia e delle eccellenze, di cui senz’altro quella vitivinicola è una delle più amate in tutto il mondo. Il plauso, dunque va a Vinitaly e all'Assoenologi per questa iniziativa che giustamente ha suscitato l'apprezzamento del Presidente della Repubblica, e del Consiglio dei Ministri".

Un’idea che non ha mancato di dare visibilità al vino italiano in un momento così importante e particolare.

La composizione del Vino Rosso d'Italia

Il vino bianco rappresentava una sapiente selezione che Assoenologi ha ricavato da venti vini ottenuti da uve autoctone vendemmiate nel 2009, che non avevano subito alcun passaggio in legno. Mentre il vino rosso, nasce da vini di annate comprese tra il 2005 e il 2009, anche affinati in legno: venti regioni e venti vitigni per un unico vino.

Abruzzo

Montepulciano. È un vitigno autoctono tipico, tanto da costituire circa la metà della superficie vitata in Abruzzo ed essere la base di quasi tutti i rossi a DOC della regione. Nel Vino rosso d’Italia entra con la Doc Montepulciano d'Abruzzo. Il vino che se ne produce si evidenzia per struttura, eleganza e ampiezza delle  sfumature olfattive.

Basilicata

Aglianico del Vulture. Le caratteristiche di questo vitigno trasmettono al vino forte struttura ed eccellente carattere, che si esprimono in un colore rosso rubino tendente al granato, in un profumo intenso con note di frutti di bosco e di amarena, per sfociare in un gusto fine, giustamente tannico.

Calabria

Gaglioppo. È il vitigno più diffuso in Calabria, dove rientra in tutte le DOC dei vini rossi della regione. Arrivò sulla costa ionica della Calabria con i primi coloni Greci. Il colore del vino rosso ottenuto è rubino intenso, con profumi vinosi, che col tempo si evolvono in un ricco bouquet. Al palato manifesta un buon corpo abbinato a un tasso alcolico da medio ad alto.

Campania

Aglianico. Le prime indicazioni su questo vitigno autoctono della Campania e sul vino che da esso deriva risalgono al 1549, quando Sante Lancerio riferisce dei gusti enoici di Papa Farnese. Oggi l’Aglianico dà origine, in purezza o in armonia con altri vitigni, a diversi vini. Nel Vino rosso d’Italia è presente con il Taurasi DOCG.

Vino rosso d'Italia: il vitigno Aglianico
Il vitigno Aglianico, utilizzato per la realizzazione del Vino rosso d'Italia

Emilia Romagna

Sangiovese. Il vitigno e il vino Sangiovese erano già conosciuti dagli Etruschi. Plinio parlava di un ottimo vino rosso definito “Cesenate”, da Cesena, città della Romagna. Al 1600 risalgono altre fondamentali testimonianze. Oggi è un prodotto dalle diverse sfaccettature, caratterizzato da profumo di viole e frutti di sottobosco. Nel Vino rosso d’Italia è presente con il Sangiovese di Romagna Doc.

Friuli Venezia Giulia

Refosco dal peduncolo rosso. È un vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia, molto usato nella sottovarietà Refosco dal peduncolo rosso, cosiddetta per il colore del pedicello che tiene l’acino e che diventa rosso poco prima della vendemmia. Produce un vino rosso rubino intenso. All’olfatto propone tracce di susine mature e lampone, ma anche note di pepe nero e mandorle fresche. Leggermente tannico al gusto.

Lazio

Cesanese di Affile. Il primo trattato in cui si parla diffusamente di questo particolare vitigno autoctono tipico del Lazio risale al 1825. Dà origine all’omonimo vino a Doc, il cui profumo è caratterizzato da sentori di frutta matura, aromi di viola, spezie e vaniglia. Il gusto è armonico, complesso, giustamente tannico.

Liguria

Rossese di Dolceacqua. I primi cenni sul vitigno e sul vino Rossese risalgono agli antichi Greci e forse ancor prima agli Etruschi. Notizie più recenti ricordano che anche Napoleone Bonaparte, ospite della Marchesa Doria alla fine del ‘700, ebbe modo di apprezzarlo.

Lombardia

Croatina. È storicamente il vitigno autoctono simbolo dell’Oltrepò Pavese. Le sue prime ampie citazioni risalgono alla seconda metà dell’800. Dà origine alla Doc Otrepò Pavese Bonarda. Brillante all’aspetto, al profumo manifesta cadenze fruttate di marasca e more con pennellate di vaniglia.

Vino rosso d'Italia: l'uva Croatina
Grappolo di uva Croatina

Marche

Lacrima. È un vitigno autoctono tipico delle colline che circondano la città di Morro d’Alba nelle Marche. Viene chiamato Lacrima per via del succo che trasuda dagli acini quando sono maturi. Il vino che si ottiene ha una fragranza che oscilla dalle rose alle viole e un sapore morbido, di medio corpo, che presenta a volte note di violetta molto cariche.

Molise

Tintilia. Da questo vitigno, tipico del Molise, si ottiene un vino di colore rubino vivo, corposo, pieno e suadente, di incredibile dinamicità al palato, con sensazioni che si mantengono a lungo nel finale. La sua etimologia è di chiara origine spagnola, dove tinto indica il rosso intenso dell’uva che ne deriva.

Piemonte

Barbera. Le notizie su questo vitigno autoctono profondamente piemontese risalgono al Medioevo. Ha una buona vigoria vegetativa e un grappolo a forma piramidale. Il prodotto che entra nel Vino rosso d’Italia è il Barbera d’Asti, di colore rosso rubino tendente al granato. Il profumo è intenso ed etereo e il gusto è asciutto, armonico e pieno.

Puglia

Negroamaro. Vitigno a bacca nera introdotto dai Greci nella zona ionica nel VII secolo a.C. Il suo nome deriva dal termine dialettale “Niuru Maru” per il caratteristico colore nero dell’acino e il sapore tipicamente amarognolo del vino che se ne ricava. Nel Vino rosso d’Italia è presente con la denominazione di origine Salice Salentino.

Sardegna

Carignano. È presente in Sardegna da millenni. Nel Vino rosso d’Italia entra con il Carignano del Sulcis, un vino a denominazione di origine controllata caratterizzato dal colore rosso rubino intenso e dal profumo complesso con note di mirtilli, alloro, ginepro, tabacco e cioccolato. Il gusto è equilibrato e pieno.

Vino rosso d'Italia: vigneto del Carignano in Sardegna
Vigneto di uva Carignano in Sardegna

Sicilia

Nero d'Avola. È un vitigno autoctono della Sicilia, dove viene vinificato da solo o in assemblaggio con altre varietà per ottenere prodotti di grande levatura. Il vino presenta un colore rosso rubino intenso. All’olfatto evidenzia note fresche, con sentori di nocciole e chiodi di garofano, mirtillo e bacche selvatiche. Al palato è morbido con sensazioni di frutta, di lampone e, a volte, di cioccolato amaro.

Toscana

Sangiovese. Diverso dal Sangiovese di Romagna, plasmato dalle condizioni pedoclimatiche della Toscana, è un vitigno autoctono la cui storia si perde nella notte dei tempi. Il vitigno dà vita alle principali Doc e Docg della Toscana. Nel Vino rosso d’Italia è presente con la sua varietà più famosa: il Brunello di Montalcino.

Trentino Alto Adige

Teroldego. Questo vitigno pare sia giunto in Trentino dalla vicina zona del lago di Garda, dove era conosciuto come Tirodola. Il vino presenta un colore rubino carico con riflessi porpora, un profumo vinoso con sentori di viola e lamponi, nma anche di ciliegie e mandorle, un gusto strutturato e poco tannico. Rientra nelle Doc Casteller, Teroldego Rotaliano, Trentino e Valdadige.

Umbria

Sagrantino. Vitigno importato in Umbria dai monaci bizantini nel Medioevo e successivamente diffusosi nella produzione dei migliori vini della regione. Il prodotto che rientra nel Vino rosso d’Italia è il Sagrantino di Montefalco DOCG, rinomato nel mondo, famoso per la sua grande intensità, concentrazione e capacità di invecchiamento grazie all’elevato contenuto polifenolico.

Valle d'Aosta

Petit Rouge. È il vitigno autoctono a bacca rossa più diffuso e coltivato in Valle d’Aosta costituisce la base di numerosi vini rossi DOC regionali, caratterizzati da un colore rosso violaceo carico da giovane, tendente al granato con l’evolvere della maturazione, da un profumo intenso con note vinose miste a marasca, lampone e altri frutti di sottobosco e da un gusto morbido e vellutato.

Veneto

Raboso. Il primo sicuro riferimento su questo vitigno autoctono del Veneto risale al 1679. È un vitigno molto vigoroso, con grappolo a forma di tronco di cono. La Doc che entra nel Vino rosso d’Italia è il Raboso del Piave, dal tipico profumo di marasca, prugna, frutta appassita e cuoio. Al sapore è austero, sapido, giustamente tannico, lungo al retrogusto.

Tutte le operazioni per la realizzazione del Vino rosso d'Italia si sono svolte presso il Cra di Asti, ovvero nell’ambito dell’Istituto sperimentale per l’enologia, massimo ente di ricerca e di sperimentazione del comparto.

Da l'Enologo - n°3 Marzo 2018 - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani

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