Intervista al Ministro Martina sull'importanza del vino italiano
Expo ha costretto le imprese a fare squadra, non solo tra produttori, ma lungo tutta la filiera. Fondamentale, in questo ”gioco”, il ruolo attivo svolto dal ministro Maurizio Martina che, presidiando Expo con un’encomiabile energia, non ha perso occasione per rimarcare l’importanza e il peso del vino nell’export dell’agroalimentare italiano.
Riccardo Cotarella intervista il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina
E allora, ministro, quali risvolti ha avuto l’Expo sul piano commerciale, ma soprattutto sul consolidamento dell’icona del vino italiano nel mondo?
A Expo abbiamo fatto una grande scommessa sul settore e l’abbiamo vinta. Il Padiglione Vino con oltre 2 milioni di visitatori ha raccolto un consenso straordinario, grazie alla forza della cultura e dell’esperienza vitivinicola italiana. Abbiamo avuto una prova concreta della sempre maggiore strategicità del settore a livello internazionale, della curiosità e della voglia crescente di Made in Italy nel mondo.
E i risultati si iniziano a sentire sul mercato estero.
Il 2015 è stato un anno col segno più anche perché abbiamo riconquistato il primato per produzione e raggiunto il record di 5,4 miliardi di euro di export. È fondamentale ora continuare su questa strada, capitalizzando tutto il lavoro fatto finora. A partire da alcuni Paesi come per esempio gli Stati Uniti, dove possiamo migliorare ancora sul fronte del valore. Ci siamo posti per l’export un obiettivo ambizioso, ma è alla nostra portata, arrivando a 7,5 miliardi di euro nel 2020.
Si parla di un allargamento del mercato in Estremo Oriente, a partire da Paesi come la Cambogia e il Vietnam, a dispetto del fatto che per motivi religiosi non hanno mai consumato vino. Ti chiedo: ci sono concrete prospettive, anche per quei produttori che sono fuori dal circuito delle grandi multinazionali del vino?
Dobbiamo costruirle. La nostra forza è il tessuto di piccole e medie imprese che ha fatto grande il vino. È il cibo Made in Italy. Abbiamo tanti talenti individuali, dobbiamo passare al gioco di squadra. Soprattutto all'estero.
Con quali strumenti?
Aggregazione dell'offerta, concentrazione delle risorse di promozione e investimenti per vincere la sfida digitale. Grazie al piano di internazionalizzazione promosso dal mio Ministero con lo Sviluppo economico e l'Ice abbiamo tracciato una strada nuova.
Sul web come si può lavorare per favorire le imprese vitivinicole italiane?
Imparando a conoscere e utilizzare strumenti senza confini come internet e i social media. L'Italia può non solo recuperare terreno, ma diventare leader di questo mercato. Il commercio elettronico è destinato ad avere un ruolo sempre più importante nel prossimo futuro.
Il tuo Ministero come può supportare questa operazione?
Puntiamo sulla formazione e per questo in occasione della 50sima edizione di Vinitaly come Ministero abbiamo organizzato incontri mirati per i produttori con i principali player del web, da Facebook a Twitter passando per eBay, Amazon e Google. E un confronto strategico tra il presidente del Consiglio e Jack Ma, il patron di Alibaba, che ha annunciato a Verona che dedicherà proprio al vino un’intera giornata il prossimo 9 settembre. Una delle tante occasioni che dobbiamo saper cogliere.
L’economia legata al vino continua a tirare, specie per quanto riguarda l’export. E questo giova non poco alla bilancia dei nostri pagamenti. Forse una tale crescita ha felicemente sorpreso anche un politico come te, attento alle politiche agricole. Ma quali prospettive si affacciano nell’immediato futuro, tenuto conto del boom di Paesi emergenti, come il Cile, il Venezuela, l’Australia?
I Paesi citati stanno diventando player sempre più importanti nel mercato globale e quindi l'Italia non si deve cullare sugli allori. Ma i nostri produttori non hanno voglia di essere superati. Aggiungo che abbiamo qualcosa che ci rende unici: la biodiversità. Non c'è Stato al mondo che possa vantare 500 vitigni coltivati come noi. Dobbiamo farne sempre di più una leva di competitività.
Ho seguito il tuo costante impegno sul fronte della smaterializzazione dei registri di cantina e la stesura del testo unico del vino. Due strumenti che da tanto tempo il mondo del vino attendeva e che finalmente tra poche settimane saranno a disposizione degli operatori vitivinicoli. Quali sono, in concreto, i vantaggi per i produttori e i consumatori? Perché - e tu l’hai sempre sostenuto - non basta fare un vino di sicura qualità, bisogna aggiornare le regole con le nuove esigenze che i produttori devono affrontare.
Diamo risposte concrete ai nostri produttori prima di tutto in termini di semplificazione burocratica. Con il Testo si sintetizzano in 89 articoli tutte le leggi sul vino, mettendo finalmente ordine nella legislazione del settore e allineandoci alla normativa europea. In questo modo si rende più facile la vita delle imprese, togliendo un freno alla competitività. Era un passo atteso da troppo da tempo, ora bisogna accelerare la sua approvazione.
E il registro telematico della produzione vinicola?
È uno strumento innovativo che ci consentirà di essere il primo Paese al mondo ad avere i dati di produzione in tempo reale. L'obiettivo è semplificare. I nostri produttori di vino potranno evitare per esempio, la vidimazione preventiva richiesta dai registri cartacei o l’obbligo di stampe periodiche, dal momento che si potrà accedere alla consultazione a distanza.
Sconfino, e ti chiedo scusa. Ma la tua crescente popolarità non solo nel mondo agricolo, e il costante impegno che dedichi al tuo Dicastero, suscitano nel pubblico una somma di curiosità. Che fa il ministro Martina nel poco tempo libero di cui dispone? Segue lo sport?
Quando posso seguo l'Atalanta, la squadra che tifo fin da bambino.
È noto che sei un accanito lettore. Ma di che? Saggistica, economia, narrativa? E in quest’ultimo caso, quale genere preferisci e quali autori?
Posso dire l'ultimo libro che ho letto "Europa, politica e passione" del Presidente emerito Giorgio Napolitano. Un'analisi lucidissima del periodo che l'Europa sta attraversando e l'invito a tutti ad impegnarsi davvero perché questo continente ritrovi il concetto di Unione. Sono d'accordo con Napolitano, serve più Europa e dobbiamo dare tutti una mano a ricostruire uno spazio di confronto e cittadinanza che non ha paragoni.
Articolo tratto da l'Enologo – n°6 2016 – Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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