Prima di riportare la descrizione ampelografica del vitigno è necessaria un'avvertenza. Il "Nebbiolo" è, fra i vitigni piemontesi, uno di quelli che presentano una "popolazione" più eterogenea, originatasi forse attraverso più frequenti mutazioni. E, a differenza di altri importanti vitigni della regione, alcune di quelle che ancora s'usa chiamare "sottovarietà", sono ormai ben conosciute e distinte dai viticoltori, che scelgono or questa or quella, per le loro differenti attitudini colturali e capacità produttive. Già il Gallesio - come sempre, osservatore acuto e sottile - aveva messo in evidenza (a proposito del "Nebbiolo") questo fatto, pur dichiarando che su questo punto egli parlava "dubitativamente", avendo riconosciuto "per esperienza che non vi è cosa più difficile di quella di determinare le differenze o le identità delle uve". Però la già citata monografia dell'"Ampelografia Italiana" (1882), dopo aver ricordato quest'osservazione del Gallesio concludeva che "non sarebbe esatto l'asserire che assolutamente non esista una sotto-varietà di Nebbiolo". Da allora il problema è stato in più d'un'occasione e da più studiosi riconsiderato. Ultimamente, da due giovani allievi della Facoltà Agraria di Torino, che ne fecero oggetto di loro accurate tesi di laurea: il dott. Gaspare Rosso (1949) e il dott. Aldo Corte (1955). Quest'ultimo, richiamandosi alle definizioni del recente "Codice Internazionale di nomenclatura delle piante coltivate" ha proposto di adottare per il "Nebbiolo" il termine di "convarietà", considerando come altrettante "cultivar" le cosiddette sottovarietà da lui studiate e descritte. Senza voler in questa sede approfondire l'argomento, ci limitiamo a ricordare come almeno quattro di tali pseudo-sottovarietà (o cultivar) di "Nebbiolo" si trovano oggi in normale coltivazione nella zona classica delle Langhe: il "Nebbiolo Lampia", il "Nebbiolo Michet", il "Nebbiolo Rosé" e il "Nebbiolo del Bolla". è interessante ricordare che nello statuto del "Consorzio per la difesa dei vini tipici Barolo e Barbaresco" è stabilito (art. 5) che "la denominazione di "Barolo" spetta esclusivamente ai vini ottenuti mediante la vinificazione dell'uva "Nebbiolo" delle sottovarietà "Michet", "Lampia" e "Rosé"". Aggiungiamo che già verso il 1840 l'Oudart (da non confondersi con l'Odart) in unione al Bonafous aveva iniziato un'Ampelografia del Piemonte, affidando l'esecuzione delle tavole che dovevano illustrarla al pittore Rossart. Ora, del "Nebbiolo" questi aveva eseguite tre tavole, rappresentanti tre sottovarietà del "Nebbiolo", che forse erano le tre sovraindicate (le tavole andarono disgraziatamente disperse, col relativo testo manoscritto). La quarta ("Nebbiolo del Bolla") è senza dubbio più recente, risalendo solo ad una sessantina d'anni fa. Il nome è derivato da quello di un agricoltore del comune di La Morra, tal Sebastiano Bolla, il quale, avendo osservato qualche ceppo di "Nebbiolo" molto più produttivo, ne raccolse i tralci e ne costituì un piccolo vigneto in frazione Santa Maria (donde anche il nome di "Nebbiolo di Santa Maria"). La notevole fertilità di questo "Nebbiolo" lo fece diffondere tra i viticoltori, che però ben presto si accorsero che la quantità andava a scapito della qualità (perciò le sue uve non sono ammesse dallo statuto del Consorzio). Si può ricordare anche una quinta sottovarietà: il "Nebbiolo Rossi" (anch'essa trovata in comune di La Morra): poco diffusa, per quanto apprezzata dai pochi suoi coltivatori. Non essendo possibile, per ragioni di spazio, riportare integralmente le descrizioni di tutti i suddetti "Nebbioli", ci limiteremo a qui riprodurre quella del "Nebbiolo Lampia" (o "Lampio" o "Lampi"), raccogliendo poi in un prospetto le principali caratteristiche differenziali dei quattro tipi. Per la presente descrizione ampelografica si è usufruito di un clone di "Nebbiolo Lampia" esistente nei vigneti della Tenuta di Fontanafredda, comune di Serralunga d'Alba (Cuneo).
Germoglio di 10-12 cm
Figura 1: Apice di Nebbiolo.
Apice: espanso, di colore bianco argenteo, con sfumature carminate ai bordi, più intense alle punte dei lobi.
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): le prime due leggermente piegate a gronda, la terza spiegata. La tomentosità sulla pagina superiore va man mano riducendosi dalla prima fogliolina alla terza, passando da lanugginosa ad aracnoidea; cotonose sulla pagina inferiore. Il colore della pagina superiore va dal bianco-argenteo bronzato con orli ramati nella prima fogliolina, al verde chiaro bronzato con lievi sfumature ramate ai bordi nella terza. La pagina inferiore è di colore bianco-argenteo, con sfumature carminate ai lobi. Foglie piccole, in genere pentalobate, seno peziolare a V di media larghezza.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): pentalobate spiegate o leggermente piegate a doccia, con una lieve peluria lunga e rada sulla pagina superiore e tra il cotonoso ed il lanugginoso su quella inferiore; pagina superiore di colore verde chiaro; seno peziolare a V stretto.
Asse del germoglio: pressoché eretto o leggermente ricurvo; la tomentosità si attenua man mano che si allontana dall'apice. Internodi abbastanza lunghi.
Germoglio alla fioritura
Apice: espanso, lanugginoso, bianco-argenteo con riflessi bronzati ed orli in parte carminati.
Foglioline apicali: spiegate o leggermente piegate a gronda, aracnoidee superiormente e lanugginose inferiormente; la pagina superiore è di colore verde chiaro bronzato, l'inferiore bianco-sporco, con nervature bronzate.
Foglioline basali: spiegate, quasi glabre superiormente ed aracnoidee inferiormente. La pagina superiore è di colore verde bronzato lucido, l'inferiore verde chiaro.
Asse del germoglio: leggermente ricurvo, ricoperto da rada peluria.
Tralcio erbaceo: sezione trasversale circolare, con contorno un po' angoloso, verde con striature rosso-vinose nella parte rivolta al sole; nodi rosso-vinosi.
Viticci: intermittenti, bi-trifidi, lunghi, esili. (Formula: 0-1-2-0-1-2-0...).
Infiorescenza : tendente al grande (lunghezza cm 18-20); forma cilindrico-piramidale alata. Ciascun germoglio porta una, od eccezionalmente due infiorescenze.
Fiore: bottone fiorale di media grandezza, di forma globosa, ermafrodita; corolla di colore verde gialliccio, apertura a cappuccio.
Figura 2: Foglia di Nebbiolo.
Foglia: di grandezza media o grande: cm 15-18; di forma tra il pentagonale e l'orbicolare; le foglie dei nodi intermedi sono, in genere, trilobate; quelle dei nodi basali tendono al pentalobato, mentre le foglie della punta del germoglio e delle femminelle sono quasi intere; seno peziolare a V aperto, con lati concavi, od a U, meno spesso a lira; seni laterali superiori ad U o a lira, inferiori a V e appena accennati; pagina superiore glabra, leggermente vescicolosa, di color verde bottiglia opaco, con nervature di colore verde-chiaro, sfumate in rosa nel punto di inserzione al picciolo; pagina inferiore aracnoidea, di colore verde chiaro; nervature 1a-2a-3a cotonose e di colore verde chiaro, con sfumature rosee nel punto di inserzione al picciolo; dalla quarta in poi, le nervature non sono più sporgenti; lembo piano, abbastanza sottile, con lobi piani o leggermente involuti; angolo alla sommità del lobo mediano pressoché retto; nei lobi laterali acuto; dentatura di media grandezza, irregolare, acuta, con base di media larghezza.
Picciolo: di media lunghezza e grossezza, di color verde oliva con sfumature rosso-fecciose sul dorso, ricoperte da rada peluria; sezione trasversale con canale poco evidente.
Colorazione autunnale dlle foglie: gialliccia, defogliazione tardiva (metà novembre).
Figura 3: Grappolo di Nebbiolo.
Grappolo a maturità industriale: di grandezza media o grande (lunghezza cm 18-20); di forma piramidale-allungata; alato, un po' compatto; presenta spesso un'ala alquanto sviluppata che in alcuni casi assume quasi l'aspetto di un secondo grappolo; peduncolo di lunghezza media o meno (cm 4-5), semilegnoso nella prima metà; pedicelli un po' corti, di media grossezza, colore verde chiaro con cercine non molto evidente, dello stesso colore e pochissimo verrucoloso; pennello di media grossezza e lunghezza, colore giallino.
Acino: di grandezza media (mm 12-14), rotondo ma con tendenza all'ellissoide, sezione trasversale circolare, ombelico persistente, buccia molto pruinosa, sottile ma resistente e tannica; colore violaceo scuro, ma che per la pruina appare quasi grigio; polpa succosa di sapore semplice, dolce, acidula, astringente, succo incolore.
Vinaccioli: da due a tre per acino, di media grandezza, piriformi, colore castano-chiaro, con becco non molto appuntito.
Tralcio legnoso: lungo, robusto, piuttosto elastico, glabro, con fenomeni di fasciazione abbastanza frequenti, superficie striata, corteccia poco pruinosa, staccantesi in strisce, punteggiata. Tralcio color cannella carico, con striature rosso-vinose; nodi abbastanza pronunciati di colore cannella rossastro. Meritalli lunghi (cm 12-15); gemme un po' tomentose e di media grandezza; diaframma leggermente convesso, midollo normale.
Tronco: vigoroso.