L'Aglianico del Vulture rappresenta un biotipo della vasta popolazione degli Aglianici differenziatisi, nel corso della loro coltura millenaria, in una zona di vastissima estensione che comprendeva la Campania, la Puglia, la Basilicata, il Molise, ma anche il basso Lazio, l'alta Calabria e, in tempi più recenti, la Sardegna. I sinonimi accumulati da questo antichissimo vitigno appartengono ormai alla sua storia, ancora oggi, molti di essi continuano ad essere in uso in alcune zone dell'Irpinia e dalla Basilicata. Tra i più diffusi nelle diverse epoche e località si ricordano: Aglianica, Agnanìco, Gnanico (a Potenza, Napoli, Salerno, Avellino, Benevento); Ellenica, Ellenico (a Torre del Greco, Taurasi e Campomaggiore); Ellanico (a Macchiagodena); Agnanico di Castellaneta (a Mottola); Agitano, Gagliano (a Sammarzano); Aglianico tringarulo, Trignarulo (a Calitri); Agliatico (a Gesualdo); Aglianico zerpoluso (ad Avellino); Glianica (a Pontelatone); Ghianna (a Rocca Romana); Uva dei cani (a Corato, Telve, Sogliano, Salve); Uva di Castellaneta (a Pulsano, Francavilla-Fontana); Ghiannara, Ghiandara (a Venafro, Pozzilli, Sesto Campano); Olivello di San Cosmo, Aglinicuccia, Aglianichella, Aglianico femminile (a Pozzuoli) ed ancora: Aglianico mascolino, Spriema, Cascavoglia, Fresella, Cerasole, Aglianico bastardo, Ruopolo, Aglianico nero, ecc. Nomi completamente errati risultano invece quelli di Aleatico (Odart) e Pignolo (Pasquale; Gasparini). C'è ancora da ricordare che nomi come: Aglianico forte, Aglianico amaro, Aglianico rosso, Aglianico di razza o Aglianico di Porzia, Aglianico di Somma o Aglianica tosta, Aglianico lungo, Aglianico sorcella, Aglianico dolce, Aglianico piccolo, ecc., pare stessero ad indicare vitigni completamente diversi fra loro e dall'Aglianico.