Vendemmia 2022: si prevede una qualità sorprendente
Un'annata soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità. Secondo le previsioni vendemmiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, presentate lo scorso 14 settembre al Mipaaf, la siccità e il caldo record di quest’anno non hanno compromesso il vigneto Italia che, all’avvio della campagna vendemmiale, promette uve di qualità dal buono all’ottimo, con una quantità in linea con la media delle ultime annate.
Le previsioni vendemmiali sono l’appuntamento annuale con il quale viene delineato, in corso di vendemmia, lo stato dei vigneti a livello nazionale e regionale, e presentate le previsioni relative alla produzione e alle tendenze del settore vino per la campagna in corso. L’indagine è frutto della collaborazione tra Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, che uniscono le rispettive forze e competenze.
La metodologia si basa sulla messa a sistema di una fitta rete territoriale di osservatori privilegiati del settore quali, le sezioni regionali di Assoenologi, le imprese socie di UIV e l’Ismea, che ha contribuito con la propria rete e il confronto con l’Ufficio competente del Mipaaf, attraverso la valutazione comparata delle indicazioni sia quantitative che qualitative e la successiva elaborazione statistica rispetto alle serie storiche ufficiali degli anni precedenti.
L’obiettivo è quello di fornire alle imprese, alle amministrazioni e ai tecnici, un quadro completo e dettagliato della situazione del vigneto Italia, offrendo con anticipo dati utili a definire politiche e azioni da mettere in campo.
Come sarà la vendemmia 2022?
Si è arrivati alla vigilia della vendemmia 2022 con grande apprensione a causa degli effetti, ormai cronici, dei mutamenti climatici che si manifestano con decorsi meteorologici molto incerti e spesso estremi, che hanno determinato, anche in territori limitrofi, importanti differenze qualitative e quantitative. A riportare la situazione su un piano decisamente più ottimistico sono arrivate le piogge di agosto che, in taluni casi, hanno cambiato radicalmente il quadro previsionale. L’annata è stata caratterizzata anche dall’entrata in produzione dei nuovi impianti e dalle scelte vendemmiali fatte.
L’indagine condotta nella prima settimana di settembre fa propendere l’ago della bilancia verso una sostanziale stabilità rispetto ai 50,2 milioni di ettolitri conteggiati da Agea sulla base delle dichiarazioni di produzione del 2021. Volume questo che, alla luce di quanto accade a Francia e Spagna, permette all’Italia di detenere saldamente il primato produttivo mondiale.
L’andamento climatico delle prossime settimane però sarà cruciale e, se le condizioni climatiche permetteranno una maturazione ottimale delle uve, la previsione potrebbe virare verso un segno positivo. Viceversa, ci si potrebbe orientare verso una flessione qualora il clima non dovesse essere favorevole soprattutto con le uve più tardive.
Le previsioni della vendemmia 2022 nelle regioni italiane
Proprio questa peculiarità della stagione non permette di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale. Nel Nord Ovest si assiste alla importante flessione della Lombardia, seguita da quella più moderata del Piemonte e della Liguria mentre si stima in crescita la Valle d’Aosta.
A Nord-Est sembrano in moderato recupero rispetto allo scorso anno sia Trentino Alto Adige che Emilia Romagna, mentre perdite di lieve entità potrebbero esserci in Veneto; in Friuli Venezia Giulia ci si attendono volumi analoghi allo scorso anno. Più omogenea la situazione al Centro dove si assiste al deciso recupero produttivo di Umbria e Toscana seguito da un più moderato aumento di disponibilità di prodotto nelle Marche e nel Lazio.
Al Sud il lieve aumento produttivo della Puglia si contrappone alla leggera flessione della Sicilia mentre per l’Abruzzo, al momento, si prevede una produzione stabile così come per il Molise e la Calabria. In crescita anche Basilicata e Sardegna.
L'andamento climatico e vegetativo come fattore determinante per la vendemmia 2022
La grande siccità che ha caratterizzato tutte le fasi vegetative, dall’inverno fino ad arrivare a una delle estati più siccitose e più calde di sempre, aveva fatto suonare più di un campanello di allarme tanto che, fino al mese scorso, ci si aspettava una vendemmia molto meno generosa dello scorso anno. A ridare ottimismo sono arrivate le piogge provvidenziali di agosto che in molte aree hanno ridato vigore ai grappoli e permesso di limitare i danni. Da sottolineare anche l’importanza del massiccio ricorso all’irrigazione di soccorso laddove possibile.
Per comprendere meglio la portata dell’anomalia di questo 2022, basti pensare che da un’analisi condotta sulla piovosità media per il periodo 1902-2002 le 12 stazioni meteorologiche storiche (dati Histalp, Gsod, servizi meteo regionali) del Nord riportano un totale medio di 426 mm di pioggia dall’inizio dell’anno idrologico, dato che si colloca al secondo posto dopo il 1922, la cui media era di 424 mm.
Traducendo i numeri in percentuale si registra un -46% di precipitazione cumulata da inizio anno a fine luglio per l’Italia rispetto agli accumuli medi sugli ultimi 30 anni.
Per il momento, il 2022 resta, quindi, l’anno più siccitoso dal 1800 ad oggi. Non solo siccità ma anche un caldo anomalo ha condizionato, forse più della siccità, il normale sviluppo vegetativo tanto da annoverare il 2022 anche tra gli anni più caldi delle ultime cinque decadi, in un contesto di costante crescita delle temperature medie.
Le viti, comunque, sono state in grado di resistere e adattarsi alle anomale condizioni climatiche anche grazie all’innovazione che ha interessato, in questi ultimi anni, le operazioni colturali e le tecniche di lavorazione e di conduzione dei vigneti.
Nonostante l’eccezionalità climatica questa è una di quelle annate da cui ci si attendono prodotti di alta qualità anche per la scarsa incidenza di patogeni. Dai primi riscontri analitici preventivi sulle uve, si evidenziano delle gradazioni potenziali medio-alte. Particolare attenzione è rivolta ai tenori polifenolici delle uve a bacca rossa indicatori di possibili aspettative di eccellenza per i vini da invecchiamento. Rimane grande, comunque, l’attenzione al meteo delle prossime settimane dove si concentrerà il grosso della vendemmia.
Il mercato e il commercio con l'estero
In tema di prezzi alla produzione, la campagna 2021/22 si è conclusa con un bilancio piuttosto positivo. L’indice Ismea, infatti segna un +12% del settore vino nel suo complesso in confronto alla campagna precedente, nonostante una produzione piuttosto abbondante.
Partendo dai vini comuni si registra un +19% per i bianchi, mentre per i rossi l’incremento si è fermato al 9%. In Spagna, nello stesso periodo, i prezzi sono cresciuti più che in Italia aiutati tuttavia da una vendemmia 2021 che ha registrato un calo produttivo del -21% sull’anno precedente.
Salendo nella piramide qualitativa l’indice Ismea dei prezzi alla produzione, segnala aumenti dei listini anche nelle Igt (+6%).
A confermare il buono stato di salute del mercato, nonostante le problematiche dei costi, c’è anche il dato relativo ai prezzi alla produzione dei vini Doc-Docg che, nella campagna appena terminata, hanno visto i prezzi medi crescere del +17%, con i bianchi che hanno sfiorato il +20% mentre i rossi si sono fermati sulla soglia del 16%.
Intanto, le prime battute della campagna di commercializzazione 2022/22 evidenziano un lieve calo soprattutto sul mercato dei vini comuni sulla scia di quanto è accaduto negli ultimi mesi della campagna precedente. Segnali di indebolimento nelle contrattazioni dei vini da tavola si erano già avuti alla fine della primavera con problemi dovuti alle difficoltà di gestire ritiri a singhiozzo di merce di fatto già venduta.
Sulle sorti del mercato dei mesi prossimi peseranno anche i volumi delle scorte che, in attesa del dato ufficiale delle dichiarazioni di giacenza, al 31 luglio Cantina Italia colloca a 47,5 milioni di ettolitri rispetto ai 45,3 milioni del 2021.
Passando ad analizzare la domanda, si evidenzia una buona tenuta dell’export nella componente valore (sostenuto dall’andamento dell’euro debole rispetto al dollaro Usa e con in pancia una forte componente inflattiva di base data dall’impennata dei costi di produzione ed energetici) mentre sul fronte consumi si osserva una decisa frenata degli acquisti nei canali della Distribuzione moderna, bilanciata dalla totale riapertura dell’Horeca.
Sul lato degli scambi internazionali, nel primo semestre dell’anno i principali Paesi (Russia esclusa, data la scelta sovietica di oscurare i dati dall’inizio della guerra) hanno visto calare globalmente i volumi dell’1%, dovuto a un mix di positività sulla componente spumante (+9%) e negatività sul segmento vini fermi confezionati (-3%), con gli sfusi a saldo zero. Sulla variabile valore, complice anche l’apprezzamento del dollaro americano sull’euro, il dato globale segna +4%, ma anche qui la dinamica vini spumanti/fermi è a doppia andatura: rispettivamente +19% per le bollicine, contro 0,4% per gli still wines.
Segmentando per trimestri, lato volume, la tendenza globale va verso l’appiattimento degli scambi: saldo zero nel quarto trimestre 2021 e nel primo 2022, -1% nel secondo quarto dell’anno. Qui il contributo viene dato non solo dai vini fermi, ma anche dalla spumantistica: le bollicine planano a +4% dopo aver viaggiato attorno a quota +15% da fine 2021 a marzo 2022. Mentre i vini fermi aggravano la già pesante situazione di fine 2021/inizio 2022, piombando a -4%. È evidente che vi sia in atto una dinamica di ritracciamento, che sta spingendo i vini fermi verso 700-800 milioni di litri per trimestre contro medie pre-pandemia di 800-900 milioni. Sulla parte spumante, la fase espansiva è da considerarsi invece ancora in atto, anche se con toni più smorzati rispetto al recente passato.
da Assoenologi
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