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Terre di Pisa DOC

Regioni interessate

Toscana

Varietà di vitigni ammesse

Disciplinare di produzione dei vini a DOC “Terre di Pisa”

Approvato con DM 18.10.2011 GU 256 - 03.11.2011 (S. O. n.229) Modificato con DM 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011 Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf Sezione Qualità e Sicurezza - Vini DOP e IGP Modificato con D.M. 12.07.2013 Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf (concernente correzione dei disciplinari) Sezione Qualità e Sicurezza - Vini DOP e IGP

Articolo 1 - Denominazione

1. La Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” è riservata ai vini “Terre di Pisa” rosso e “Terre di Pisa” Sangiovese che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione.

Articolo 2 - Base ampelografica

1. La Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” Sangiovese è riservata al vino ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica: Sangiovese: minimo 95%. Possono concorrere altri vitigni con uve a bacca rossa, idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Toscana, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 5%.
2. La Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” rosso è riservata al vino ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale la seguente composizione ampelografica: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah da soli o congiuntamente, minimo 70%. Possono concorrere altri vitigni con uve a bacca rossa, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 30%, idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Toscana.
Si riportano nell’allegato 1 i vitigni complementari che possono essere utilizzati per la produzione dei vini a denominazione di origine controllata “ Terre di Pisa” iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio 2004 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 242 del 14 ottobre 2004, e successivi aggiornamenti.

Articolo 3 - Zona di produzione delle uve

1. La zona di produzione delle uve della Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” ricade nel territorio amministrativo della Provincia di Pisa, dei comuni di Fauglia, Crespina, Lari, Chianni, Capannoli, Palaia, Peccioli, Terricciola, Casciana Terme, Ponsacco, Pontedera, Montopoli V.A., Lajatico, San Miniato Orciano Pisano, Lorenzana e Santa Luce.

Articolo 4 - Norme per la viticoltura

1. Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” devono essere quelle normali della zona e comunque atte a dare alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche di qualità.

2. Sono pertanto da ritenersi idonei ai fini dell’iscrizione allo Schedario Viticolo unicamente i vigneti che insistono su terreni collinari e nelle pianure con giacitura ed orientamento adatti ritenuti idonei per la produzione dei vini a Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa”. Sono da escludere tutte le zone comprese nei fondovalle e basse pianure umidi e non sufficientemente soleggiati.

3. I sesti d’impianto, le forme d’allevamento ed i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati e comunque atti a non modificare le caratteristiche peculiari dell’uva e del vino.

4. E’ vietata ogni pratica di forzatura. E’ consentita l’irrigazione di soccorso.

5. I vigneti impiantati successivamente all’entrata in vigore del presente disciplinare dovranno avere una densità di almeno 4.500 ceppi ad ettaro.

6. La produzione massima di uva ammessa per vini a Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” Sangiovese e “Terre di Pisa” rosso, proveniente da tali vigneti non deve essere superiore a tonnellate 8,5 per ettaro, in ogni caso la resa per ceppo non può superare mediamente 2 Kg di uva. 7. In annate eccezionalmente favorevoli, la resa dovrà essere riportata ai sopraccitati limiti.

8. L’ eccedenza delle uve, nel limite massimo del 20%, non ha diritto alla Denominazione di Origina Controllata.

9. Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare ai vini a denominazione di origine controllata “Terre di Pisa” Sangiovese e “Terre di Pisa” rosso, un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 11,50 % vol.

Articolo 5 - Norme per la vinificazione

1. Le operazioni di vinificazione, affinamento, invecchiamento ed imbottigliamento dei vini di cui all’articolo 1 devono essere effettuate nel territorio amministrativo dei comuni riportati nell’articolo 3. Tuttavia, tali operazioni, possono essere effettuate nell’intero territorio amministrativo della provincia di Pisa. Conformemente all’articolo 8 del Reg. CE 607/09, l’imbottigliamento e il confezionamento devono avere luogo nella predetta zona geografica per maggiore tutela del prodotto, al fine di garantirne meglio l’origine, ridurre i costi di controllo e per ragioni tradizionali.

2. La resa massima dell’uva in vino finito non deve essere superiore al 70%. 3. I vini a Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” non possono essere immessi al consumo se non dopo un periodo di invecchiamento di almeno 16 mesi a partire dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve, di cui almeno 12 mesi in recipienti di legno o altro materiale e 4 mesi di affinamento in bottiglia.

Articolo 6 - Caratteristiche al consumo

1. I vini a denominazione di origine controllata “Terre di Pisa” all’atto di immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Terre di Pisa” rosso: colore: da rosso rubino a granato; odore: fine, caratteristico; sapore: asciutto, armonico; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50 % vol.; acidità totale minima: 4,5 g/l estratto non riduttore minimo: 24,0 gr/l.
“Terre di Pisa” Sangiovese: colore: rosso rubino tendente al granato; odore: fine, caratteristico; sapore: asciutto, armonico, giustamente tannico; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50 % vol. acidità totale minima: 4,5 g/l; estratto non riduttore minimo: 24,0 gr/l.

Articolo 7 - Etichettatura, designazione e presentazione

1. Nella designazione e presentazione dei vini a denominazione di origine controllata “Terre di Pisa” è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione diversa da quelle previste nel presente disciplinare di produzione ivi compresi gli aggettivi extra, fine, scelto, selezionato, superiore e similari

2. E tuttavia consentito l’uso di indicazioni che facciano riferimento a nomi, marchi sociali e marchi privati non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno il consumatore.

3. E consentito altresì l’uso di indicazioni geografiche toponomastiche che facciano riferimento a frazioni, aree, fattorie, zone e località, come da Allegato A.

4. Nella designazione dei vini a denominazione di origine controllata “Terre di Pisa” può essere utilizzata la menzione "vigna" a condizione che sia seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, che la vinificazione e la conservazione del vino avvengano in recipienti separati e che tale menzione, seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, venga riportata sia nella denuncia delle uve, sia nei registri e nei documenti di accompagnamento e che figuri nell’apposito elenco regionale ai sensi dell’art. 6 comma 8, del decreto legislativo n. 61/2010 (Allegato 2). . Sulle bottiglie o altri recipienti contenenti i vini a Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” deve figurare l’indicazione dell’annata di produzione delle uve.

Articolo 8 - Confezionamento

1. I vini a denominazione di origine controllata “Terre di Pisa” devono essere immessi al consumo in bottiglie esclusivamente in vetro della capacità inferiore a 5 litri e debbono essere, anche per quanto riguarda l’abbigliamento, consoni ai caratteri di un vino di pregio. Non è consentito l’uso del fiasco toscano. 2. Per i vini a denominazione di origine controllata “Terre di Pisa” sono ammessi soltanto recipienti di capacità di litri: 0,187 - 0,375 – 0,750 – 1,5 – 3,00 – 5,00. 2. Sono ammessi tutti i sistemi di chiusura previsti dalla normativa vigente in materia fatta eccezione del tappo a corona.

Articolo 9 - Legame con l’ambiente geografico

A) Informazione sulla zona geografica

A1) Fattori naturali rilevanti per il legame.

La zona geografica delimitata comprende la zona collinare e pianeggiante, con esclusione dei fondovalle e basse pianure umide, dei comuni di Faglia, Crespina, Lari, Chianni, Capannoni, Palaia, Pecdcioli, Terricciola, Cascina Terme, Ponsacco, Pontedera, Montipoli V.A., San Miniato, Orciano Pisano, Lorenzana e Santa Luce. Per quanto riguarda il profilo climatico generale, non si rilevano sostanziali differenze rispetto ai dati della Toscana Centrale, se non una maggiore mitigazione dall’influsso della costa tirrenica soprattutto nei comuni più occidentali. Le temperature oscillano intorno ai 15 gradi, con una media nel periodo invernale di + 6 °, e nel periodo estivo di + 24°: La piovosità media totale annua non supera i 780 mm, con precipitazioni concentrate nei mesi autunno/invernali (circa il 60% delle piogge) ed il restante in primavera/estate (circa il 30% in primavera ed il 10% in estate). Le condizioni climatiche che si riscontrano nella zona sono tali da creare un abitat particolarmente idoneo alla viticoltura di qualità. Le temperature non sono mai particolarmente ostili, ma anzi nel periodo primaverile favoriscono, con la loro mitezza, un equilibrato sviluppo vegetativo, una ottima fioritura ed allegagione. Le temperature estive e l’insolazione, garantiscono sempre una ottima maturazione ed il raggiungimento di ottimali indici di maturazione per tutte le cultivar di vite coltivate. Eventi meteorici particolarmente dannosi quali gelate primaverili e siccità prolungate ricadono solo molto raramente Morfologicamente la zona è caratterizzata da rilievi collinari dolci di non elevata altitudine, con punte massime di altezza di 400 m s.l.m. con una media prevalente dell’altitudine di 250 m s.l.m. . Dal punto di vista geologico la zona mostra caratteri molto eterogenei, con prevalenza di formazioni calcaree ed argillo/scistose. I suoli sono in prevalenza a tessitura franco-argillosa e franco-limosa, derivati dalle formazioni calcaree e la loro profondità è generalmente media. Si riscontrano anche terreni originatisi da sabbie e argille del pliocene. Le caratteristiche del suolo agrario dell’intera area sono spiccatamente favorevoli alla coltivazione della vite, con strettissime analogie alle situazioni più tipiche della Toscana centrale e collinare. La tessitura evidenzia frazioni granulometriche dal medio impasto, dal medio impasto sabbioso e dal medio impasto argilloso. La reazione del terreno è essenzialmente subalcalina, con presenza anche di ph neutro ed in minor misura alcalino .La presenza di sostanza organica è generalmente al di sotto della media come la dotazione di azoto totale. Buona invece la dotazione di fosforo assimilabile e talvolta molto elevata quella di potassio assimila . La capacità idrica dei suoli in generale è alta, per cui l’irrigazione è utilizzata solo in rari casi, e comunque sempre come operazione di soccorso.

A2) Fattori umani rilevanti per il legame.

E' nella pubblicazione " Viticoltura e enologia" di Pollacci del 1883 che vengono indicati, come ideatori e fautori dell'esportazione del vino in Toscana, in tutta Italia e all'estero il Barone Ricasoli e il Toscanelli, coadiuvati dai negozianti Gianfanelli di Livorno, Fratelli Conti e Carlo Mantelli di Frenze e Luigi Laborel Merini di Firenze. A seguito della creazione di un primo modello di mercato estero e non, nasce l'esigenza di far conoscere i propri prodotti nella terra d'origine. Si ricava così dagli Atti del Comizio Agrario di Pisa, tenutosi nel 1884, la decisione di nominare un rappresentate di ogni Comune della Provincia di Pisa assieme ai Comitati agrari locali, su esortazione del Prefetto di Pisa, al fine di organizzare nel 1885 la prima fiera di Vini e Oli pisani. E' del 1891 l'Albo dei viticoltori e negozianti della Regione Toscana in cui troviamo: Cancellieri cav. Antonio ( Cecina), Cotanti Conte Giacinto ( Pisa), Cioni Cesare ( Lari), Corani Mario e Filippo ( Lusingano), D'acchiardi Antonio ( Pisa), Del Frate Francesco (Palaia), Feroci avv. Demetrio ( Usigliano di Lari), Marini Gioacchino ( Cecina), Mastioni- Brunicci conte Francesco ( Pisa), Norci Emilio ( Cavoli), Rocuh dottor Vittorio ( Terricciola), Salviati duca Scipione ( Vecchiano), Salviati principe Antonio ( Pisa), Toscanelli com. Giuseppe ( Pontedera). Ciò a dimostrare quanto già fosse sviluppata l'attività enologica in provincia di Pisa, a proposito della quale il dottor Sirio Martini, nel libro " I Pregiudizi nella coltivazione della vite in Toscana" del 1897, scrive: "(...) una delle cause principali dell'inferiorità dei nostri vini è quella di non saper troppo bene adattare il vitigno alle varie condizioni. Anche il mercato ha le sue esigenze e deve sempre riconoscersi come il grande regolatore della produzione". Forse queste parole, alla luce della situazione attuale, e lontane da una contemporanea analisi di mercato possano farci riflettere sul significato del termine mercato,come appunto regolatore di produzione determinato oltre che dal incrocio della domanda e dell'offerta anche dalle continue varianti sociologiche che non possono trascurarsi per avere un aggiornato " polso " della situazione. Spostando l'attenzione sui prezzi e le qualità del vino consigliate e prodotte all'epoca dobbiamo rifarci al periodico ( monitore pratico) " La Toscana vinicola e olearia" diretta dal Cav. Ranieri Pini, del agosto 1899, dove si scrive a proposito delle campagne toscane, specificatamente su Faglia: " Il prezzo del vino va sensibilmente elevandosi sia perché le buone qualità vanno ogni giorno restringendosi in poche cantine sia per la scarsa promessa del raccolto. I vini bassi si vendono dalle 18 alle 24 lire al quintale, quelli di prima qualità dalle 28 alle 35. Bisogna che i Toscani pensino seriamente a proteggere i loro vini genuini perché i vini da pasto sul tipo toscano, si cominciano a fare a pezzi moderatissimi in ogni regione d'Italia". A seguire gli Atti della Riunione dei Viticoltori Toscani, tenutasi a Pistoia dal 20 al 23 settembre 1899. Relatore il Professor Vannuccio Vannuccini, direttore dell'Istituto agrario di Arezzo. Intervento: " I vitigni toscani più raccomandabili". " Fra i vitigni ad uva nera, il posto d'onore va al San Giovato dolce e grasso. Sono sinonimi del primo il Prugnolo, il Morellino... del secondo il Chiantino, il Prugnolino. Il San Giovato da una produzione media ma costante. Poi il Canaiolo nero. Fra le uve bianche la Malvasia al posto d'onore perché produce vino delicato e aromatico e perché insieme al Canaiolo e al San Gioveto compone il vero tipo del vino chianti. Poi il Trebbiano che può benissimo sostituire la Malavasia. Altri ottimi vitigni bianchi sono il Bottaio, il Greco, la Verdea e la Colombana.. Fra i vitigni più raccomandabili sono: A) zona insulare e litoranea: anzonica, biancone, san giovato. B) zona continentale: in collina; san giovato, Lanaiolo nero, colorino, trebbiano, malvasia, canaiolo bianco. Zona monti; san giovato dolce, morellino, trebbiano.". Da questo intervento e consultando le riviste e i testi di enologia dell'epoca emerge che i tipi di vitigni coltivati non erano secondo ispirazione o selezione privata, ma secondo gli indirizzi degli enti comuni, che sostenevano il coltivatore e produttore nelle difficoltà che avrebbe incontrato sia dal punto di vista agricolo che commerciale. Da qui anche la nascita preponderante dei consorzi e delle cattedre ambulanti di agricoltura. Il 1° ottobre sempre del 1899 si tiene la riunione dei viticoltori della Provincia di Pisa allo scopo di far votare al governo provvedimenti più utili e opportuni contro la fillossera della provincia stessa. Dagli atti: " (...) il Dottor Tabler tendente a nominare una commissione che con i rappresentati degli enti agrari della provincia possa con calma e competenza suggerire provvedimenti più indicati per la difesa della viticoltura locale. Tale proposta viene respinta e si appoggia l'ordine del giorno dell'Avv. Marconi di lari che invoca l'abbandono completo del sistema distruttivo dell'intera provincia e fa voti che l'iniziativa privata sia coadiuvata dal governo e dagli Enti per promuovere l'impianto di vivai comunali di viti americane". A proposito della fillossera è da ricordare senza indugio il Consorzio Antifilloserico guidato da Gambini dott. Oreste, Cioni Fortuna avv. Guido, Venerasi- Pesciolini conte G.B., Ferrini Giuseppe e Fossetti avv. Italo. Lo scopo del consorzio, secondo il bollettino mensile " Il Progresso agricolo" della cattedra ambulante di agricoltura, per la Provincia di Pisa, del 1908 era: scopo anti infezione filloserica, diffusione pubblicazioni buona pratica, contribuire al progresso della viticoltura, fornire ai soci il legno americano e quanto può loro occorrere per la difesa e la ricostituzione dei vigneti. Sempre sul bollettino si legge : " (...) il vino toscano ha ormai acquistato una fama mondiale, ma il commercio di esso è disorganizzato e privo di tutela. Si uniscano i viticoltori della Provincia di Pisa e i componenti del Consorzio Antifillosera alla Società Viticoltori di Firenze". Siamo nel 1923, quando Ottavio Ottavi in " Enologia teorico-pratica" parla dell'andamento commerciale facendone una sintesi: " La Toscana esporta i suoi vini in tutte le regioni italiane e all'estero. Le spedizioni avvengono specialmente dalle province di Siena, Firenze, Arezzo, Pisa e da parte di quella di Lucca per i vini rossi. L'esportazione dei vini in bottiglia all'estero (Germania, Francia, Svizzera, Malta, Egitto, Montenegro, Turchia Europea, Argentina) ha avuto un aumento considerevole fino al principio della guerra mondiale". E' invece del triennio 1924-1926 la breve analisi del commercio vinicolo nei principali paesi importatori di vino italiano, tratta da la rivista mensile " Italia Agricola" del 1928. " Francia: la generalità dei vini che la Francia richiede appartiene alla categoria dei vini da taglio e da mezzo taglio. Nel 1924 ha ritirato poco meno di 750 mila ettolitri di vino. Brasile: L'Italia guadagna terreno. Su " Italia Agricola", rivista mensile illustrata, il Dottor G. Tedeschini scrive : " La Toscana è la regione classica del vino da pasto. Essa è anche patria del simpatico fiasco. Le caratteristiche di finezza del vino toscano vengono in buona parte dai vitigni fra i quali dominano il San Giovese, il Canaiolo e il Trebbiano". Andando avanti quasi di dieci anni per arrivare al 1935, si deve considerare la rivista Il processo Agricolo" in cui troviamo che durante il II0 Congresso Barmans, Maitres d'Hotel e Chefs di cucina per la conoscenza e la valorizzazione dei vini italiani, tenuto nel 1933, in Toscana si lamentò la mancanza di pubblicazioni rivolte a una migliore conoscenza dei vini italiani. Fu così che la casa vinicola Barone Ricasoli si assunse l'onere di realizzare un'iniziativa di tal genere. Vennero pubblicati: "I vini e gli alberghi" di Arturo Marescalchi, " I caratteri di un vino genuino" di Giuseppe De Astis, " Dove si trovano i miglior vini italiani" di Giovanni Dal masso. Dunque un'iniziativa lodevole sia da un punto di vista informativo che pubblicitario. Si pensi alle difficoltà economiche dell'epoca e alla modernità di tale iniziativa. Sempre nel 1935, nei vivai del Consorzio Provinciale per la viticoltura di Pisa, si attuano iniziative, come le definisce la stampa di allora " per cultura della vite in campo educativo, morale e commerciale, attraverso corsi per educare maestranze specializzate nelle pratiche vinicole,specialmente nell'innesto; studio dei vitigni americani che meglio si adattano ai vari terreni della Provincia per la ricostituzione viticola". I quattro vivai del Consorzio furono organizzati con l'approvazione del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste. I vivai erano: - vivaio di Ospedaletto, per la produzione di materiale innestato -vivaio di San Mimato, per la produzione di Barbatelle - vivaio di Pontedera, per la produzione di materiale americano da innesto (talee) - vivaio di Volterra, per la produzione di materiale mistoLa produzione di materiale ceduto agli agricoltori al Vivaio di Pisa, 1934-35 ammonta a : - barabatelle innestate 87.742 - barabatelle selvagge 19.205 - talee da impianto 51.120 Le barbatelle selvagge, vendute 15 £ al cento, erano di varie varietà. In maggioranza Riparia Gioire, Riparia Cardifolia, Riparia Rupestris. Le barbatelle innestate, vendute 40£ al cento, si componevano di San Gioveto, Trebbiano, Ciliegiolo, Lanaiolo e Malvasia. Potevano anche essere innestate con uva da tavola, Colombana, Regina, Itala, Zibibbo, Moscato di Terracina, Aurora. Le talee da impianto di varie varietà erano vendute a 4£ al cento. Il patrimonio viticolo provinciale era di circa 789.000 ettari di superfice vitata, il numero delle viti in produzione sui 75 milioni.

B) Informazioni sulla qualità e sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico.

La Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” è riferita alle tipologie previste dal disciplinare di produzione, le quali sotto gli aspetti analitici ed organolettici evidenziano caratteristiche riconoscibile e ben evidenti e peculiari. Le stesse sono descritte all’ art. 6 del disciplinare. Dette caratteristiche esprimono una chiara appartenenza e tipicizzazione legata all’ambiente geografico. I vini evidenziano caratteri di grande equilibrio sia dal punto di vista visivo che olfattivo e gustativo. I vini con l’invecchiamento e l’affinamento si arricchiscono di profumi e sapori più intensi e consistenti, e vengono ulteriormente esaltate nei vini le potenzialità del territorio e dell’ambiente pedo – climatiche dal quale derivano le uve. L’intero processo di produzione delle uve e della loro trasformazione in vino, è improntato sulla ricerca della qualità e della migliore espressione dei caratteri di tipicità derivanti dalle peculiari caratteristiche dell’ambiente geografico.

C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A e quelli di cui alla lettera B

Il particolare ambiente pedo-climatico della zona, e l’ottimale esposizione dei vigneti concorrono a determinare un ambiente nel quale i più importanti elementi naturali favoriscono positivamente tutte le funzioni vegeto – produttive della pianta e la perfetta maturazione dei grappoli. Nella scelta dei terreni ove collocare i vigneti vengono privilegiate le zone con buona esposizione e giacitura adatti ad una viticoltura di pregio e di qualità. La secolare storia vitivinicola della zona dove insiste la DOC “Terre di Pisa” , è la prova della stretta connessione ed interazione esistente fra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche dei vini ricadenti sotto tale Denominazione. L’intervento dell’uomo nel corso dei secoli ha tramandato sul territorio le tradzionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali, durante l’epoca moderna e contemporanea, sono state ulteriormente migliorate ed affinate con il progresso scientifico e tecnologico fino ottenere gli attuali vini rinomati.

Articolo 10 - Riferimenti alla struttura di controllo

Nome e indirizzo : Camera di Commercio Industria Agricoltura di Pisa Piazza Vittorio Emanuele II , 5 56125 PISA 8
Tel. 050/512111 e-mail : info@pi.camcom.it
La struttura di controllo che svolge l’attività prevista dal regolamento CE 1234/2007 per la Denominazione “Terre di Pisa” è la CCIAA di Pisa. La CCIAA di Pisa svolge l’attività di certificazione e di controllo sulla base del piano di controllo approvato con Decreto del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari e redatto secondo lo schema previsto dal Decreto 2 Novembre 2010 (Allegato 3), di applicazione del Decreto Legislativo n. 61/2010. Ai sensi della normativa vigente, la CCIAA di Pisa assicura l’acquisizione degli elementi documentali propedeutici allo svolgimento delle attività previste dal piano di controllo e dalle attività connesse al procedimento di certificazione delle partite. Inoltre la CCIAA di Pisa svolge controlli ispettivi per ciascuna categoria di soggetti immessi nel sistema tutelato (viticoltori, centri intermediazione delle uve, vinificatori, aziende operanti l’acquisto e/o la vendita di vini sfusi, imbottigliatori) su una percentuale fissata nel piano dei controlli.

Allegato A

Indicazioni geografiche e toponomastiche
Terricciola:  Morrona  Soiana  Soianella  La Chientina  La Sterza  La Rosa  Selvatelle  Casanova  Aia Bianca di sopra  Aia Bianca di sotto  Badia di Morrona  Le Case  Stibbiolo  Villa Pieve a Pitti  Podernovo  Il Rondone  Gli Scopeti  I Sodi del Paretaio  Antica  I Poggi  Peraia  Le Colonne  Il Felciaio  Cerroni  Crocina  La Querciola  Caligiano  La Solatia  Il Nocino  La Cava  Castelvecchio  Colombiera  Porzano  Poggio Auzzo  Poggiarelli  Poggiarellini  Fibbiano
Fauglia:  Valtriano,  Luciana,  Acciaiolo  San Regolo  I Poggetti  Poggio pallone  Vallicelle  Pugnano  Poggio alla Farnia  La Tavola  Pontita  Casabianca  Ferrucci  Fondo La Grotta  Il Palazzaccio  Villa Petri Crespina:  Cenaia,  Cenaia Vecchia  Tripalle;  Ceppaiano,  Botteghino  La Tana  Lavoria  Le Lame  La Leccia  Migliano  Poggio al Tesoro  Siberia  Villa il Poggio  Volpaia  Volpaina  Lustignano  I Gioielli  La Guardia  Bocca Mariana  Poggio al Casone  La Cinquantina Lari:  Boschi di Lari  Casciana Alta  Cevoli  Visconti  La Capannina  Lavaiano  Le Casine  Perignano  Quattro Strade  San Ruffino  Spinelli  Usigliano  Capannile  Colle  Croce  Gramugnana  Orceto  Querceto  Aiale  I Princi  Le capanne  La Turchia  Le cave  San Frediano  Le Selve  Ripoli Chianni:  Rivalto  Garetto  I Gulfi  L’Aiola  La Fornace  La Pescaia  La Pieve  Podere Vitalba  Sassi Bianchi  Villa Rosavita  La Cascina  Pieve di Rivalto  Rivalto  Capannoli:  San Pietro Belvedere  Capavoli  Santissima annunziata  Strada,  Solaia  Pian di Roglio  I mochi  Palazzetto Palaia:  Alica  Agliati  Colleoli  Forcoli  Gello  Montanelli  Montechiari  Montefoscoli  Partino  San Gervasio  Villa Saletta  Baccanella  Chiecinella  Collelungo  La Palazzina  Montacchita  San Jacopo  Sant’Andrea  Toiano  Usigliano  Chiesina Vallicella Peccioli:  Cedri,  Fabbrica,  Ghizzano,  Libbiano,  Legoli,  Montecchio,  Montelopio  La Bianca Casciana Terme:  Ceppato  Collemontanino  Parlascio  Sant'Ermo  Acquaviva  Poggio ai Pini  Poggio di San Giorgio  Il Disperato  La Selvicciola  I Sodi  Le Rigole  Il Loghino  La Piaggia  Botriolo  Podere Le Querce  La Moraiola  Le cave Ponsacco  Camugliano  Le Melorie  Val di Cava  I Poggini  Giardino
Pontedera:  Il Romito  La Rotta  Montecastello  Treggiaia  Chiesa di Gello  Gello di Lavaiano  Granchi  La Borra  La Cava  La Pineta  La Porzia  Le Cantine  Le Vallicelle  Magazzini  Pardossi  Santa Lucia  Tiro a segno  I Fabbri  Zona Industriale Gello Montopoli in Val d'Arno:  San Romano,  Capanne,  Marti  Angelica  Castel del Bosco  Fontanelle  Gasparrino  Masoria  Mazzana  Musciano  San Lorenzo  Sant’Andrea alle Fornaci  Varramista Lajatico:  Orciatico;  La Sterza,  Villaggio San Giovanni  Solatio di Crocignano  Pian Lungo  Pian del Fosce  Vepre  Pian dell’Olmo  Querciaviglia  Poggioncino  Selva Pianina  Piano delle Vigne San Miniato:  San Miniato Basso,  Ponte a Egola,  Stibbio,  Molino d'Egola,  Cigoli,  La Catena,  La Scala,  Isola,  Roffia,  Ponte a Elsa,  Corazzano,  Balconevisi,  Cusignano,  La Serra,  Moriolo  Coniano  San Quintino  Alberaccio  Borghigiana  Bottega Genovini  Genovini  Bucciano  Calenzano Primo  Calenzano Secondo  Calpetardo  Campriano  Canneto  Case Altini  Case nuove di Roffia  Casotti di Moriolo  Chiesina Vallicella  Fondo scesa Balconevisi  Fornacino  Gargozzi  Giovanastra  Guerrazzi  La Dogaia  Le Case  Le Colonne  Le Tombe  Leccio  Mezzopiano Primo  Mezzopiano secondo  Molino Vecchio  Montenaso  Montorzo  Ontraino  Palagetto  Palagio  Palazzo Torto  Parrino  Piano di Moriolo  Poggio  Poggio a isola  San Donato  Sant’Angelo  Sorrezzana  Casa Strada  San Miniato Stazione  San Romano Orciano Pisano:  Convento  Pieve Vecchia Lorenzana:  Laura,  Tremoleto  Colle Alberti  I Greppioli  La Casa  Le Colombaie  Podere del Pozzo  Selvapiana  Vicchio  Roncione Santa Luce:  Pastina,  Pomaia  Pieve di Santa Luce  Case Colombaie  Il Poggio  Stazione S. Luce

Tutti i contenuti di questa sezione sono stati gentilmente forniti dal MIPAAF - Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali