Presentazione del libro "Abbi un po' di pietà per noi agricoltori"
Quante memorie difensive ho letto nei sei anni in cui ho rivestito l’incarico di Direttore Generale presso l’Ispettorato Repressione Frodi? Certamente qualche migliaio.
Finalmente ho deciso di ripercorrerne alcune che mi sono rimaste particolarmente impresse perché ritengo necessario che tutti sappiano che il mondo dell’agroalimentare italiano è fondamentalmente virtuoso, sano e corretto e gli illeciti commessi costituiscono la fisiologia e non la patologia del sistema.
Sono stanca di ascoltare i soliti luoghi comuni sugli italiani superficiali e sempre alla ricerca di scorciatoie e modalità per aggirare le regole. Inoltre penso sia opportuno ricordare che i lavoratori, soprattutto quelli attivi in questo settore fondamentale per il nostro Paese, troppo spesso sono lasciati soli a districarsi in un groviglio di norme in parte sovrapposte, senza trovare risposte chiare e rapide da parte dell’Amministrazione e dei cosiddetti "esperti" spesso improvvisati.
Nel libro "Abbi un po’ di pietà per noi agricoltori" riporto il contenuto di alcune memorie difensive che ricordo perché mi hanno particolarmente colpito. Il libro è diviso in tre parti: nella prima mi prefiggo di riuscire a trasmettere la sincerità e l’ingenuità di alcuni soggetti contestati, nella seconda parte voglio dimostrare come spesso i cosiddetti “esperti” siano solo “improvvisati”, nella terza parte mi piace evidenziare la buona fede del produttore perché bisogna dargli atto che, benché l’ignoranza della legge non sia giustificata, esiste una oggettiva difficoltà ad orientarsi tra le norme e a conoscerle nel dettaglio senza essere esperti giuristi.
Come mai ho pensato a questa pubblicazione solo dopo diversi anni da quando sono andata in pensione? Perché siamo stati travolti dal COVID-19, una pandemia che ci ha sconvolto completamente e, nonostante questo dramma immane che tante vite ha travolto e che tanta miseria ha indotto, dobbiamo continuare a convivere con un’assurda burocrazia. Sono convinta che il mondo dell’agroalimentare italiano merita e ha bisogno di certezze e invece si scontra troppo spesso con una burocrazia puntigliosa e a volte sorda il cui fondamentale dovere istituzionale dovrebbe essere invece quello di prevenire e di affiancare il produttore prima ancora che quello di reprimere e punire.
E qui mi torna in mente un ricordo di mio padre che è purtroppo scomparso a soli quaranta anni ma che ha costituito e tuttora costituisce per me un asintotico esempio: ricordo che, a seguito di una promozione da lui conseguita all’interno della Ragioneria Generale dello Stato, viene recapitato a casa il telegramma di congratulazioni del presidente della Repubblica pro tempore. Così, quando mio padre rientra dal lavoro, gli corro incontro e mostrandogli, gonfia di orgoglio, il telegramma esclamo: "Ma allora tu sei una persona molto importante!". Lui mi abbraccia, mi sorride e risponde con una frase che è scolpita nella mia mente come nel marmo: "No, Laura, io non sono importante, ma sono al servizio degli italiani, come tutti i funzionari della Pubblica Amministrazione che amano questo nostro Paese".
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