I vini lungo la Via Salaria e la Via Traiana: itinerario Abruzzo – Puglia
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Strada che fai, vino che trovi... e se il percorso ha una storia millenaria la scoperta enologica è ancora più sorprendente. Con questo adagio nella testa, abbiamo alternato curiosamente i passi lungo la via Salaria, attraversando prima il Lazio e poi le Marche nella prima tappa del nostro itinerario. Proprio da qui, dalla picena San Benedetto del Tronto, riprendiamo il cammino per un itineario in Abruzzo e Puglia, al fine di scovare i vini lungo la Via Salaria e la Via Traiana.
Punto di riferimento indiscusso tanto del commercio via mare quanto di quello via terra, la città marchigiana si presenta come un crocevia di numerose arterie che, fin dall'epoca romana, si intersecano al suo interno e congiungono lo Stivale. Tra di esse, il collegamento tra il centro ed il sud è assicurato dallo snodo tra la via Salaria e quella Traiana, il tragitto voluto dall'Imperatore Marco Ulpio Traiano che oggi andremo a percorrere fino a Brindisi, nostra assolata meta.
Lasciandoci alle spalle San Benedetto del Tronto, attraversiamo il confine con l'Abruzzo e costeggiamo i verzicanti poggi che circondano la provincia di Teramo. Ed è ai vigneti di queste alture che si deve la produzione dell'unico vino abruzzese fregiato della DOCG: il Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane.
Il Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane DOCG
Re indiscusso dei vini abruzzesi, il Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane viene prodotto in alcuni comuni della provincia di Teramo, tra i quali lo stesso capoluogo. Ottenuto con almeno il 90% di uve Montepulciano e per il restante 10% massimo di uve Sangiovese, questo rosso è caratterizzato da un colore rubino intenso con sfumature violacee che tendono con il tempo al granato.
Altamente riconoscibile dal profumo intenso con note fruttate e speziate, il Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane possiede una gradazione minima di 12,5% vol. e giova di un invecchiamento obbligatorio di 24 mesi (di cui minimo 12 in botti di rovere o castagno e minimo 6 in bottiglia) che gli dona un sapore pieno al palato, robusto e vellutato (invecchiato per almeno 3 anni si fregia della qualifica "Riserva").
Ottimo servito a temperatura ambiente, questo vino abruzzese va stappato 2-3 ore prima la degustazione e raggiunge la sua massima espressione se decantato in caraffa. Forte della sua anima regionale, il Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane si abbina alla perfezione con salumi come la "mortadellina di Campotosto" o la "ventricina vastese", sprigionando tutto il suo aroma con formaggi stagionati (come il Pecorino di Farindola), carni rosse grigliate e cacciagione.
Ringraziando l'Abruzzo con ancora un calice nelle mani, torniamo sui nostri passi. Attraversiamo quindi Ortona poi Vasto e, carezzando appena il Molise, passiamo Termoli alla volta della Puglia. Varcato il confine, solletichiamo i "piedi" del Gargano e, sfilando per Foggia, ci avviamo verso l'entroterra. Tra le campagne, a guidarci come una stella cometa è l'imponente residenza di caccia di Federico II, Castel del Monte, che dalla collina domina a perdita d'occhio i territori compresi tra Andria e Corato fino al mare. Patrimonio dell'UNESCO di rara bellezza, il maniero offre il suo antisonante nome ad un vino di eccellente fattura: il Castel del Monte Rosso DOC, appunto.
AlIa scoperta dei vini pugliesi: il Castel del Monte Rosso DOC
Gradevole nel profumo come la maggior parte dei vini pugliesi, il Castel del Monte Rosso DOC vede la sua nascita in provincia di Bari, nel celebre territorio di Minervino Murge e in parte di quello di Andria (sede della fortezza di Federico II di Svevia dal quale prende il nome), Bitonto, Corato, Palo del Colle, Ruvo, Terlizzi, Toritto, Trani e nell'isola amministrativa D'Ameli del comune di Binetto. La produzione di questo vino rosso pugliese vede concorrere diversi vitigni diffusi nella zona barese come il Bombino nero, l'Aglianico, Montepulciano e l'Uva di Troia, ciascuna delle quali può essere presente al 100% o completamente assente.
Dal sapore asciutto e giustamente tannico, il Castel del Monte Rosso presenta un colore rubino tendente al granato ed una gradazione minima di 12% vol.
Realizzato anche nella tipologia "Novello" (con una gradazione minima di 11%vol), il rosso in questione acquista la menzione "Riserva" se invecchiato almeno 2 anni (di cui 12 mesi in botti di legno).
Servito a temperatura ambiente (fresco nella tipologia Novello), questa DOC si esalta in compagnia a piatti della tradizione pugliese come la "salsiccia leccese" o la "soppressata", giovando della compagnia di formaggi tipici (ad esempio il "Canestrato pugliese" o il "Caciocavallo podolico) e primi piatti saporiti.
Seppur abbagliati dall'affascinante panorama che il Castel del Monte ci regala e dall'altrettanta meraviglia del palato che l'omonimo vino ci crea giocando con le papille gustative, riprendiamo la via Traiana alla volta di Brindisi. Tornando sulla costa salutiamo Bari e, poggiando con curiosità gli occhi sui particolari tetti dei trulli, arriviamo ad Ostuni. Arroccata su tre colli, la città è conosciuta per la caratteristica calce bianca che contraddistingue le sue case e per un vino rosso di queste zone: l'Ostuni Ottavianello DOC.
La Puglia ed l'Ostuni Ottavianello DOC
Prodotto nell'intero territorio di Crovigno, Ostuni, San Michele Salentino e San Vito dei Normanni, ma anche in parte di Brindisi, Ceglie Messapico e Latiano, l'Ostuni Ottavianello DOC viene realizzato quasi per la sua totalità con uve del vitigno Ottavianello (85% minimo) e con una percentuale massima del 15% con quelle provenienti da Malvasia Nera, Negroamaro, Notar Domenico e Sussumariello. Il vitigno Ottavianello sembra sia stato importato dal comune napoletano di Ottaviano per volere del marchese di Bugnano.
Potendo vantare un'antica notorietà (le prime citazioni si attestano intorno al '600), l'Ostuni Ottavianello presenta un colore che va dal cerasuolo al tenue rosso rubino, caratterizzato da un profumo delicato e da un sapore armonico. Con una gradazione minima di 11,5%vol, questo vino pugliese va servito ad una temperatura di 14-15°C in accompagnamento a primi piatti tipici pugliesi come le orecchiette, al canestrato ed al pecorino fresco, non disdegnando affatto anche carni bianche e rosse.
Siamo arrivati alla fine di questo nostro viaggio e, vedendo in lontananza il porto di Brindisi, ci troviamo a riflettere sui chilometri percorsi. Rispettando lodevolmente le nostre aspettative, le vie consolari romane ci hanno mostrato con orgoglio i tesori vinicoli ai quali fanno da custodi. Cavalcando la curiosità che fino ad oggi ci ha spinto a percorrere in lungo ed in largo l'Italia, vi diamo appuntamento al prossimo itinerario enologico: dove ci porterà il palato? Lo scopriremo presto!
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