In alto i calici all'enoturismo
Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
In alto i calici, siamo in Italia, terra di vino ed enoturismo, un settore da 2,5 miliardi di euro. Gli addetti ai lavori se ne sono accorti subito quando il Mipaaf è diventato Mipaaft e in via XX Settembre a Roma, all’ingresso del Ministero è stata messa una targa nuova d’ottone cui è stata aggiunta la T di turismo. Poi il 12 marzo 2019 con la pubblicazione del decreto “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica” abbiamo letto le intenzioni del Governo di potenziare il turismo nelle zone vinicole. Siamo il più grande produttore di vino al mondo in volume e a volte ce lo scordiamo, per fortuna non lo dimenticano i milioni di turisti che, soprattutto in primavera ed estate affollano le colline vinicole italiane, dal nord, al centro-sud alle isole.
La ricchezza di biodiversità, di siti patrimonio Unesco, contraddistingue il paesaggio italiano. Ogni regione offre un terroir straordinario, l’ambiente giusto per oltre 500 varietà tra Doc, Docg e Igt, per vini che incontrano i gusti di ogni palato e infatti all’estero ci adorano. Il turismo tra le vigne c’è sempre stato, infatti il 23% degli italiani ha fatto almeno una volta visita in cantina, secondo i dati della ricerca Nomisma Winemonitor, ma il 2019 è l’anno in cui lo si è voluto potenziare, permettendo a tutti gli operatori del settore di promuovere insieme il Sistema Italia.
Cosa dicono le istituzioni
Durante il Vinitaly l’argomento turismo del vino è stato affrontato dai principali personaggi delle istituzioni e del mondo produttivo. “L’obiettivo che abbiamo –ha ricordato il Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Sen. Gian Marco Centinaio- è dare una risposta a chi fa turismo legato al vino. Vogliamo permettere a chi vive nelle aree rurali di non sentirsi più ai margini della programmazione turistica. L’enoturismo poi serve anche per decongestionare le principali città italiane strapiene di visitatori”. “Rilanceremo il turismo –conclude il Ministro Centinaio- che avrà molta più importanza e dignità di quanta ne avesse fino ad ora”.
Il Dipartimento Turismo avrà infatti la funzione di coordinare le linee di azione del Ministero in materia di turismo, anche al fine di favorire una politica integrata di valorizzazione del made in Italy e di promozione coerente e sostenibile del Sistema Italia, in raccordo con i diversi ministeri ed enti competenti; curare il monitoraggio dell’andamento dei mercati in raccordo con le competenti Direzioni generali del Ministero dello sviluppo economico e gli enti competenti in materia; nell’ambito di competenza del Ministero, svolgere attività di promozione delle eccellenze simbolo della qualità della vita e delle attrattive del territorio Italia.
“Il 37 per cento dei milanesi ha fatto enoturismo. -ha annunciato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani- Tra le mete più richieste la Toscana, il Piemonte e il Veneto. Fondamentale è stato il Padiglione del Vino all’Expo di Milano 2015, che è servito per suscitare curiosità ed interesse sui nostri territori.”
Secondo il presidente dell’associazione Città del vino Floriano Zambon, già sindaco di Conegliano Veneto città simbolo per la ricerca in viticoltura “L’enoturismo è uno strumento su cui crediamo molto. Oggi secondo il nostro osservatorio siamo a 14 milioni di praticanti l’enoturismo in Italia, dato che è una grande portata è importante che ci siano delle norme specifiche che regolamentino questa bella forma di turismo.
Il vino è poesia della terra -conclude Zambon- e l’enoturismo è quel fenomeno, la necessità di andare a vedere dove si è ispirato il poeta.” Il cantante e produttore di vino pugliese Albano Carrisi, sorride “L’enoturismo è un veicolo straordinario per poter decantare le lodi del vino e dell’agricoltura”.
Ora l’enoturismo ha una marcia in più
Per tutti gli operatori della filiera vitivinicola è una soddisfazione sapere di essere apprezzati e ricercati da turisti di ogni nazionalità. I social network poi aiutano a trasferire l’emozione e la gioia di una visita, in un minuto dall’altra parte del mondo. Dietro un bicchiere di vino c’è un paesaggio, tante persone, tanti lavori, ora e sempre di più tanto enoturismo.
C’è chi pota da solo filare dopo filare, c’è chi legge le analisi del vino, c’è chi lo travasa nel legno migliore, c’è chi produce i bicchieri giusti per degustare un rosso o un flute per le bollicine, c’è chi fa ricerca sui migliori tappi per conservarlo, c’è chi, sempre più spesso, apre le porte delle cantine nel fine settimana per far conoscere il processo di produzione di questo prodotto stupendo essenza del Made in Italy che si chiama vino.
Quando una cosa è regolamentata, istituzionalizzata, ha una marcia in più, uno strumento per essere valorizzata. In alto i calici all’enoturismo!
Requisiti e standard minimi di qualità per l'esercizio dell'attività enoturistica
Di seguito una sintesi delle linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l'esercizio dell'attività enoturistica.
“Sono considerate enoturistiche tutte le attività formative e informative rivolte alle produzioni vitivinicole del territorio e la conoscenza del vino”. Recita, così, il primo articolo del decreto “Linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica”, firmato dal ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. “Un passo avanti importante, atteso, necessario per regolamentare il settore e promuovere il rapporto tra territorio, prodotti agroalimentari e turismo” -ha subito commentato il ministro- “Attraverso questo decreto, le aziende vitivinicole regolamenteranno le loro attività di accoglienza, di divulgazione e degustazione, proponendo particolari percorsi esperienziali e turistici incentivando il mercato dei viaggi, delle vacanze e del turismo. Oggi si apre una nuova stagione, nuove opportunità per il comparto anche in termini di valorizzazione del territorio e occasioni di crescita per tutta la filiera, ma anche occasioni di conoscenza per chi sarà fruitore dell’enoturismo”.
“L’attività enoturistica è considerata attività agricola connessa ove svolta dall’imprenditore agricolo, singolo o associato”; “sono considerate attività enoturistiche tutte le attività formative ed informative rivolte alle produzioni del territorio e la conoscenza del vino”, le “visite guidate ai vigneti dell’azienda, alle cantine”, “le iniziative di carattere didattico”, “le attività di degustazione e commercializzazione delle produzione vitivinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti preparati dall’azienda stessa, anche manipolati o trasformati”: sono alcuni dei passaggi del decreto.
Tra le linee guida che definiscono requisiti e standard minimi per lo svolgimento dell’attività enoturistica, tra le altre cose, l’apertura almeno 3 giorni alla settimana, la presenza di ambienti dedicati e attrezzati e di personale addetto all’accoglienza, l’utilizzo di strumenti di prenotazione delle visite, preferibilmente informatici, e non solo.
Da l'Enologo - Mensile dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani
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