La soluzione ai problemi dell'olio d'oliva italiano
Negli ultimi tempi, l'olio di oliva italiano ha dovuto far fronte a numerosi problemi che hanno condotto i produttori in una situazione di estremo svantaggio nei confronti degli altri Paesi concorrenti. Nonostante gli esorbitanti sforzi, anche i primi mesi del 2018 hanno confermato la situazione deleteria per l'olio d'oliva nostrano e le minacce alle quali risulta sottoposta la produzione hanno costretto la filiera olearia italiana ad una disperata richiesta d'aiuto.
Quali sono i problemi dell'olio di oliva italiano?
Le problematiche relative alla situazione italiana del comparto olivicolo sono state oggetto di numerosi dibattiti, confluiti poi in una recente tavola rotonda presso l'Accademia dei Georgofili di Firenze tra l'Associazione Nazionale Giovani Agricoltori (ANGA) della Toscana, i Giovani Imprenditori Federalimentare, il Consiglio Nazionale delle Ricerche ed il Future Food Institute.
Ciò che è emerso dal convegno chiamato “Come creare reddito dall'olivicoltura italiana: l'alta qualità è l'unica soluzione ai problemi dell'olivicoltura?” ha permesso di delineare perfettamente le criticità che gli operatori del settore dell'olio sono costretti ad affrontare quotidianamente in Toscana e, più in generale, in Italia:
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il costo del lavoro;
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gli oneri previdenziali e di sicurezza;
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tempi e costi burocratici decisamente massacranti.
Queste criticità hanno condannato l'olio italiano a una condizione di disfavore rispetto ad altri Paesi più competitivi e favoriti a livello tributario.
Ad esempio, da due anni sono caduti i dazi sull'importazione dell'olio dalla Tunisia e ciò ha portato l'olio italiano a competere con un prodotto dal costo indiscutibilmente più basso, seppur inferiore qualitativamente. Conseguentemente a ciò, dagli ultimi dati è emerso come nazioni del calibro di Tunisia e Spagna abbiano superato nettamente l'Italia nella produzione di olio.
Come risovere le criticità dell'olio italiano
Come risollevare la situazione per far tirare un sospiro di sollievo agli imprenditori italiani della filiera dell'olio d'oliva?
In primo luogo, sono necessari maggiori controlli: i giovani di Confagricoltura hanno infatti invitato le istituzioni a vigilare maggiormente sui prodotti importati (in particolare per ciò che concerne l'olio extra vergine d'oliva) al fine di verificarne la rispondenza ai parametri merceologici definiti dalla normativa comunitaria. A tal proposito, il Presidente di Anga Toscana Clemente Pellegrini, ha dichiarato: "Non si tratta di una misura protezionista, ma al contrario è una difesa etica che va a tutela del consumatore e di chi lavora in maniera corretta".
L'altra misura proposta dall'Associazione Nazionale Giovani Agricoltori per risollevare la situazione dell'olio italiano è quella della creazione di un OCM (Organizzazione Comune di Mercato) dell'olio, ossia di un modello contributivo in tutto e per tutto simile a quello che ha fatto il successo del vino italiano nel mondo. "Tale regime consentirebbe un'importante valorizzazione delle numerose indicazioni geografiche e denominazioni di origine presenti sul territorio nazionale”, afferma ancora Clemente Pellegrini, “consentendo agli agricoltori di scaricare a terra il potenziale comunicativo ed evocativo del territorio italiano, da sempre un valore aggiunto a prescindere dei nostri prodotti".
Secondo quanto affermato dall'ANGA, l'OCM dell'olio permetterebbe quindi di preservare la qualità del prodotto italiano, dando la possibilità agli imprenditori del settore di riuscire a fronteggiare i loro due antagonisti: la concorrenza estera e la burocrazia italiana.
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