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Può raggiungere l’autonomia dei sapori solo chi ha raggiunto l’autonomia dei saperi

23 Novembre 2020
Può raggiungere l’autonomia dei sapori solo chi ha raggiunto l’autonomia dei saperi
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Il titolo di questo mio intervento si ispira a una stimolante riflessione di Mario Morcellini, mio carissimo amico da sempre, insigne accademico, illustre e stimato preside della Facoltà di comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma. Il senso della citazione è talmente profondo, da richiedere un’analisi attenta e puntuale. A cominciare dal significato stesso di “autonomia”, termine a cui si ricorre molto spesso a sproposito o con grande superficialità.

Cosa significa autonomo?

In estrema sintesi: è “autonomo” chi è in condizione di farsi da solo (auto) la legge (nomos) che intende rispettare. Dunque, il soggetto autonomo è in grado di svolge re le proprie funzioni senza ingerenze o condizionamenti da parte di terzi. In senso più ampio, nella lingua di tutti i giorni, una persona, o un’organizzazione, diventa autonoma quando acquisisce la capacità di gestirsi e governarsi da sola, nella buona e nella cattiva sorte, insomma: in qualsiasi circostanza, come un figlio in gamba o un collaboratore affidabile che agisce senza bisogno di un controllo continuo del suo operato.

La Pietà di Michelangelo: artista caratterizzato per la sua autonomia artisticaLa Pietà di Michelangelo: scultore, pittore, architetto e poeta dalla grande autonomia artistica  

Dunque, l’autonomia rappresenta una conquista che si costruisce e si consolida nel tempo, attraverso un percorso costante e coerente di studi, di acquisizione di saperi e consolidamento di conoscenze e competenze. Tutto ciò costituisce un patrimonio intangibile di tecniche, azioni, indirizzi strategici e idee, che sarà sempre a disposizione, come la memoria di un computer, quando occorre compiere e gestire una scelta o valutarne e quantificarne gli effetti o come un talentuoso enologo che detta i propri indirizzi o esprime il proprio parere in ragione di esperienze maturate in decenni di studio, ricerca e applicazione.
Si è davvero "autonomi", quando si svolge la propria attività con grande naturalezza, come se fosse la cosa più semplice e scontata del mondo. A chi gli chiedeva come facesse a scolpire figure così belle, il grande Michelangelo rispondeva: “Per la verità, io mi limito a liberare le statue imprigionate nel marmo, levando tutto il materiale in eccesso”. Per il suo livello di autonomia artistica, era davvero semplice portare alla luce la poderosa fierezza del David e la commovente intensità della Pietà. Non era altrettanto semplice per chi non possedeva la stessa maestria.

 

Il concetto di autonomia nel settore vinicolo

Considerazioni analoghe valgono anche nel nostro mondo di "saperi" e di "sapori", termini che hanno una comune matrice etimologica derivante dal latino “sàpere” da cui: sapido, saporito e anche: sapiente e saggio. Non a caso nel linguaggio comune diciamo: “non sa niente” parlando di una persona ignorante e “non sa di niente” riferendoci alla inconsistenza di un sapore. Vale la pena di richiamare un brillante editoriale comparso su: Taccuini Gastrofisici.it nel giugno 2016: “La persona sapiente è quella che sa assaporare, gustare, fiutare, arguire; facoltà che vanno oltre la semplice attitudine sensoriale, caratterizzandosi come forme di conoscenza che si materializza nella capacità di giudicare e apprezzare porzioni di mondo attraverso il palato”.
Dunque, la “autonomia dei saperi” del prof. Morcellini, costituisce il traguardo di un faticoso processo di apprendimento svolto, con determinazione, coerenza e costanza, da parte di chi intende raggiungerlo. Non è una concessione, un regalo o un’onorificenza; è una conquista che non tutti raggiungono, ma molti apprezzano. Ed è proprio il raggiungimento di questa autonomia che ci consente di leggere, interpretare, gestire, valorizzare il mondo in cui operiamo a iniziare dalle bellezze che esprime, dalle suggestioni e dai sapori che produce. Ergo: i nostri saperi costituiscono la base imprescindibile per apprezzare e descrivere i sapori.

L'enologo è una figura ricca di saperi che gli permettono di apprezzare a fondo i sapori

Enologo immortalato mentre studia un vino e i suoi sapori  

A questo proposito non mi stancherò mai di ribadire che ciascuno deve svolgere il proprio ruolo con impegno e serietà e su questo fronte va riconosciuto che noi enologi non siamo secondi a nessuno. Pur dovendo registrare - talvolta con stupore, talaltra con amarezza - interventi fuori dal coro di cosiddetti intenditori che, pur privi di competenze, cultura, conoscenze e saperi adeguati si cimentano nella proposta e nella valutazione di sapori le cui caratteristiche e la cui genesi non sono in grado di esaminare con la necessaria cognizione di causa.
Tutto questo rende ancor più stimolante e suggestiva la nostra missione e sempre più impegnativo il nostro impegno.

di Riccardo Cotarella

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