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Lambrusca di Alessandria N.

Sinonimi ufficiali

Nome Ampelografico

Lambrusca di Alessandria

Fonte

di G. Dell'Olio, R. Macaluso e P. Riccida "Lambrusca di Alessandria", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume IV, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1965

Sinonimi (ed eventuali errati)

I sinonimi della "Lambrusca di Alessandria" sono parecchi, però, accanto al principale, solamente altri tre nomi risultano maggiormente diffusi: "Moretto", "Croetto" e "Neretto". Il termine "Lambrusca" è usato in tutta l'area principale di coltivazione del vitigno: provincie di Alessandria, Asti, Pavia, ma domina negli ex circondari di Alessandria ed Acqui; il nome "Moretto" predomina invece nel territorio di Novi e Tortona in prov. di Alessandria, nonché nell'Oltre Po Pavese; il "Croetto" a sua volta, è quasi esclusivo nel Casalese e nel Monferrato astigiano ed alessandrino in genere; il termine di "Neretto" infine è particolare nell'Acquese, dove però condivide la diffusione con quello di "Lambrusca". Gli altri sinonimi della "Lambrusca di Alessandria" sono: "Anrè"; "Anrè grossolano"; "Badino"; "Cascarello"; "Coccalona riccia"; "Crova" o "Covra": Astigiana, di Sciolze, di Rivoli; "Crovet"; "Crovetto"; "Crovino"; "Lambrusa", "Lambrusca o Lambrusco": Saluzzese, delle Langhe, di Alba; "Neirano"; "Neiretta"; "Nerano"; "Nerello"; "Pezze"; "Porcino". Circa le numerose denominazioni errate della "Lambrusca di Alessandria", ci limiteremo a ricordare, come per i sinonimi esatti, quelle che più interessano: "Balsamina"; "Croetto o Crovetto di Savona"; "Crovattino Uva vermiglia"; "Lambrusca Vittoria"; "Lambrusca Pignata = Brunetta o Brunettina"; "Lambrusca di Pinerolo = Brunetta d'Ala"; "Neretto di Marengo = Anrà gentile"; "Nerano o Neirano = Neretta Cuneese"; "Trincherà o Trinchiera ligure e di Nizza Marittima".

Scheda ampelografica

Descrizione Ampelografica

Per la descrizione di questo vitigno si è usufruito di cloni di "Lambrusca di Alessandria" e "Croetto", esistenti nella collezione ampelografica della Scuola Enologica di Alba. I caratteri rilevati nella predetta collezione, sono stati confrontati con quelli descritti dall'Enot. Paolo Ricci a Bergamasco (AL) e da altri collaboratori a Rosignano (AL) e Nizza Monferrato (AT), nonché completati attraverso diretti sopraluoghi in detti comuni ed in altri della zona di coltivazione della Lambrusca nelle due provincie.
Germoglio di 10-20 cm
Figura 1: Apice di Lambrusca Di Alessandria. Apice: espanso a ventaglio, grandezza media, colore verde-biancastro, con orli carminati e sfumature ramate; fittamente lanugginoso (quasi cotonoso).
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): praticamente piane; colore verde con sfumature rosso-ramate più cariche ai bordi; tomento lanugginoso.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate; verdi con riflessi rosso-ramati sul lembo ed orli vinosi; tomento aracnoideo.
Asse del germoglio: ricurvo; nel complesso l'asse si presenta di colore verde, con sfumature vinose, più accentuate sui nodi.
Germoglio alla fioritura
Apice: espanso, a ventaglio; grandezza media; tomento intensamente lanugginoso; colore bianco-verdastro, con sfumature ramate ed orli carminati.
Foglioline apicali: praticamente piane; pagina superiore con tomento aracnoideo, inferiormente lanugginosa; colore verde chiaro con sfumature vinose, accentuate ai bordi; pagina inferiore biancastra, con sfumature carminate.
Foglioline basali: spiegate o leggermente piegate a coppa; tomento aracnoideo; colore verde con leggere sfumature vinose.
Asse del germoglio: molto ricurvo (quasi a pastorale).
Tralcio erbaceo: a sezione circolare, angoloso, glabro (radi peli aracnoidei); colore verde, con intense sfumature vinose; nodi interamente colorati.
Viticci: distribuzione intermittente (formula 0-1-2...); bifidi-trifidi; lunghi, grossi, ramificati (talvolta con qualche acino).
Infiorescenza: lunghezza più che media (cm 16-20); forma cilindro-piramidale, spesso alata.
Fiore: forma globosa; di media grandezza; ermafroditi, regolari; corolla di colore verde-giallognolo; apertura a cappuccio.
Figura 2: Foglia di Lambrusca Di Alessandria. Foglia: grandezza media; forma orbicolare spesso irregolare; trilobata (talvolta quinquelobata); seno peziolare a V aperto (talvolta ad U); seni laterali superiori ad U; inferiori a U quando sono presenti; pagina superiore praticamente glabra, colore verde piuttosto chiaro, con nervature rosse per metà della loro lunghezza; pagina inferiore con tomento aracnoideo, colore verde chiaro; nervature rosse alla base e quelle principali setolose, sporgenti; lembo quasi piano o leggermente a gronda; superficie leggermente bollosa, spessore sottile; lobi alquanto piegati a doccia, spesso contorti; angolo alla sommità dei lobi terminali acuto; denti di grandezza media, irregolari, convessi con base piuttosto larga, mediamente pronunciati.
Picciolo: lunghezza più che media e mediamente grosso, praticamente glabro (qualche pelo aracnoideo); sezione trasversale con canale poco evidente; colorazione verde, con striature rosse.
Colorazione autunnale delle foglie: rosse (la colorazione compare fino dalla vendemmia).
Figura 3: Grappolo di Lambrusca Di Alessandria. Grappolo a maturità industriale: grandezza più che media (18-20 cm), compatto, mediamente allungato, forma piramidale; alato (normalmente con due corte ali); peduncolo visibile, semi-legnoso (lignificato fino alla prima ramificazione); pedicello di media lunghezza, colore verde; cercine non molto evidente, rosso; pennello di lunghezza media, colore rosso vinoso; distacco dell'acino facile.
Acino: di media grandezza; forma sferoide regolare; ombelico poco persistente, ma abbastanza prominente; sezione trasversale circolare, regolare; buccia pruinosa, di colore bleu-nero uniforme, spessore medio, ma coriacea; succo incolore; polpa succosa, molle, di sapore neutro.
Vinaccioli: numero di 3 per acino; grandezza media, piriformi con becco sottile.
Tralcio legnoso: lunghezza media (m 1,50-1,70); consistenza piuttosto debole e fragile, poco ramificato; corteccia aderente e resistente; sezione trasversale circolare; superficie quasi liscia (talvolta un po' striata), pruinosa, presenza di lenticelle; colore tendente al rossiccio, più scuro sui nodi e strisce di colore castagno scuro sugli internodi (talvolta con zone più chiare), glabro; nodi un po' sporgenti; meritalli di lunghezza media (cm 12-13); gemme coniche appuntite molto sporgenti; cercine peziolare largo e sporgente; diaframma piano-convesso, grandezza media.
Tronco: abbastanza robusto.

Fenologia

Condizioni di osservazione: si considerano quelle riguardanti la collezione della Scuola Enologica di Alba dove i cloni sono stati introdotti. Tali condizioni, per quanto riguarda i fenomeni vegetativi, hanno dimostrato una pluriennale, significativa approssimazione molto stretta, relativamente all'ambiente di maggior diffusione della "Lambrusca di Alessandria".
Ubicazione
Longitudine: 16°52'20" E (Greenwich); 4°25'12" O (Monte Mario).
Latitudine: 44°41'17" N
Altitudine: m 186,34 s.l.m.
Esposizione: mezzogiorno; orientamento filari E-O.
Portinnesto: "Berlandieri x Riparia 420A".
Età delle viti: anni 8.
Sistema di allevamento: di media altezza.
Sistema di potatura: tipo Guyot.
Terreno: ripiano collinare tendente al pesante (argilloso-calcareo).
Fenomeni vegetativi
Germogliamento: medio - tardivo (22-28 Aprile).
Fioritura: media avanzata (12-15 Giugno).
Invaiatura: media (10-14 Agosto).
Maturazione dell'uva: II epoca (14-20 Settembre).
Caduta delle foglie: prima decade di Novembre.

Caratteristiche ed Attitudini colturali

Vigoria: possiede una notevole vigoria specialmente franco di piede: nel Monferrato supera anche il Barbera; una delle caratteristiche di maggior rilievo, sempre riconosciuta alla "Lambrusca di Alessandria", riguarda l'adattamento di questo vitigno alle condizioni ambientali meno felici, e questo requisito, unito al fatto di possedere notevole vigore vegetativo ed ottima produttività, dà ragione della sua superstite coltivazione nelle zone freddo-umide delle provincie di Alessandria e di Asti; allevamento di media altezza, con potatura tipo Guyot, ad un capo a frutto piuttosto lungo (10-12 gemme); nel Monferrato, era tipico l'allevamento "a tre carasse", cioè a Guyot doppio.
Produttività: ottima e regolare.
Posizione del primo germoglio fruttifero: 2° e 3° nodo.
Numero medio di infiorescenze per germoglio: due.
Fertilità delle femminelle: saltuaria e scarsa.
Resistenza alle avversità: vitigno rusticissimo, possiede particolare resistenza alle basse temperature e, come accennato, sfugge ai danni delle brinate primaverili grazie al germogliamento tardivo; non insensibile agli attacchi dell'oidio, la maturazione relativamente precoce rende praticamente trascurabile le conseguenze; buona invece la resistenza alla peronospora.
Comportamento rispetto all'innesto: ha dato luogo a rilievi nel Monferrato ed anche questa ragione, accanto alla deficiente qualità del prodotto, ha indubbiamente concorso a ridurre sensibilmente la coltivazione della "Lambrusca". I portinnesti prevalenti nell'Alessandrino sono la Rupestris du Lot e Riparia X Rupestris 101-14; nel Monferrato, accanto ai precedenti, anche Berlandieri x Riparia 420A.

Utilizzazione

L'uva della "Lambrusca di Alessandria" è stata sempre totalmente utilizzata per la vinificazione. Nei tempi della massima diffusione, durata fino verso la fine del secolo scorso, specialmente nell'Alessandrino non mancavano esempi di vinificazione in purezza; normalmente però, date le deficienze qualitative, l'uva veniva e viene mescolata con quella di altre varietà miglioratrici: Dolcetto e Barbera sopratutto, ma anche Freisa e Bonarda. Si può affermare quindi che manca in commercio il vino di "Lambrusca", in quanto il prodotto cade nell'anonimato dell'"Uvaggio", al quale porta l'elemento quantitativo ed una apprezzata esuberanza di colore.

Tutti i contenuti di questa sezione sono stati gentilmente forniti dal MIPAAF - Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali