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Avarengo N.

Sinonimi ufficiali

Nome Ampelografico

Avarengo

Fonte

di G. Dalmasso, G. Dell'Olio ed E. Delleanida "Avarengo", in Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume II, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, 1962

Sinonimi (ed eventuali errati)

Non si può dire che per questo vitigno si abbiano dei veri sinonimi. I pochi autori che ne hanno parlato hanno per lo più citato qualche aggettivo aggiunto, più o meno fondatamente, al nome, senza però che si possa affermare che essi valgano a designare delle sotto-varietà. Per quanto ci consta, il primo che abbia scritto dell'"Avarengo" è il marchese Incisa nel suo famoso quanto pressoché introvabile "Catalogo", la ci prima edizione risale al 1852. Egli infatti segnala un "Avarengo comune nero" e un "Avarengo ramafessa", quest'ultimo così chiamato forse perché sovente "i suoi rami sono suddivisi in due". La cosa è ripetuta dal di Rovasenda nel suo "Saggio". Entrambi però questi insigni ampelografi non si sono azzardati ad affermare che trattasi di due sotto-varietà costanti. In un'Esposizione Ampelografica tenutasi a Pinerolo nel 1881 figuravano vari campioni di "Avarengo", contraddistinti con le qualifiche di "grosso", "fino", "di Piemonte". V'era anche un "Avarengo bianco fine", che il relatore L. Provana di Collegno considerava come "esatto", perché avente foglia identica a quello nero, e grappolo simile, tranne nel colore (verde-giallo). Infine v'era un "Avarenchetto" che però il Provana affermava non essere un "Avarengo". E ancor oggi, nella sua zona di coltura i viticoltori parlano di "Avarengo grosso, piccolo, mezzano, fino", riferendosi più che altro alle dimensioni dei grappoli: carattere questo però non costante, nè fisso, ma in funzione delle condizioni ambientali e colturali.

Scheda ampelografica

Descrizione Ampelografica

Per la descrizione di questo vitigno è stato utilizzato un clone di "Avarengo" situato nel comune di S. Secondo di Pinerolo, confrontandone i caratteri con altri, fra cui quello della collezione del podere Richelmy sulla collina di Superga (Torino).
Germoglio di 10-20 cm
Figura 1: Apice di Avarengo. Apice: espanso, a ventaglio, di colore biancastro pel tomento cotonoso che lo ricopre, con sfumature rossastre.
Foglioline apicali (dalla 1a alla 3a): spiegate, pubescenti sulla pagina superiore e tomentose (vellutate) su quella inferiore, di color verde superiormente, con margini arrossati, e quasi bianche inferiormente.
Foglioline basali (dalla 4a in poi): spiegate, pubescenti, glabre superiormente, con tomento aracnoideo inferiormente; di color verde con orli rosso rame.
Asse del germoglio: leggermente ricurvo.
Germoglio alla fioritura
Apice: espanso, glabro, di color bianco-giallognolo.
Foglioline apicali: spiegate, glabre superiormente, finemente vellutate inferiormente, di color verde con orli rossicci.
Foglioline basali: spiegate, glabre superiormente, con tomento aracnoideo inferiormente, di color verde con orli alquanto arrossati.
Asse del germoglio: eretto.
Tralcio erbaceo: liscio, glabro, con sezione circolare, di colore verde intenso.
Viticci: intermittenti; formula 0-1-2-0-1-2-0; bifidi, lunghi.
Fiore: bottone fiorale piriforme; di media grandezza, di tipo ermafrodita, autofertile.
Figura 2: Foglia di Avarengo. Foglia: di grandezza media, pentagonale, quinquelobata (ma talora coi lobi inferiori appena accennati); con seno peziolare per lo più chiuso o quasi, a lira, talora coi bordi sovrapposti; seni laterali superiori a V o a lira per lo più aperti e mediamente profondi; seni laterali inferiori poco profondi, poco aperti; pagina superiore di colore verde chiaro, glabra; inferiore finemente vellutata; lembo con superficie rugosa, ondulata; angolo alle sommità dei lobi acuto; denti piuttosto lunghi, poco acuti, nervature sporgenti, vellutata.
Picciolo: un po' meno che medio (5/6 della nervatura mediana), glabro, con canale poco evidente.
Colorazione autunnale delle foglie: con tendenza ad arrossare (colore amaranto).
Figura 3: Grappolo di Avarengo. Grappolo a maturità industriale: di grandezza media o anche più, conico-piramidale, alato, mediamente compatto, con peduncolo robusto semi-legnoso, con pedicelli medi, verdi, cercine evidente, rosso; pennello di media lunghezza, rosso.
Acino: di grandezza media o più (diametro 14-15 mm); rotondo, di forma regolare (con sezione circolare); buccia ben pruinosa, molto resistente di color nero-bluastro, o turchino chiaro tendente al viola; polpa molle, succosa, con succo leggermente colorato, sapore semplice, dolce, gustoso.
Vinaccioli: per lo più due, piuttosto piccoli, di forma molto tozza, con becco ottuso.
Tralcio legnoso: piuttosto lungo, con corteccia resistente, parzialmente pruinosa, glabra, di colore nocciola, con internodi piuttosto lunghi, a sezione circolare, ma un po' angolosi, con gemme arrotondate.
Tronco: vigoroso.

Fenologia

Condizioni d'osservazione:
Ubicazione
Longitudine: 5° 9' E.
Latitudine: 44° 51' N.
Altitudine: 400 m s.l.m.
Esposizione: Sud-est; inclinazione lieve (circa 3%).
Portinnesto: nessuno, franche di piede.
Età delle viti: oltre 60 anni.
Sistema di allevamento: il tipico antico sistema locale a "buc" (gruppi di 4 viti alte).
Forma di potatura: mista con tralci lunghi e speroni.
Fenomeni vegetativi
Germogliamento: piuttosto precoce (10-15 aprile).
Fioritura: nella 2a decade di giugno, più o meno a seconda l'ambiente e l'annata.
Invaiatura: prima decade d'Agosto (abbastanza precoce).
Maturazione dell'uva: fra la II e la III epoca (fine Settembre).
Caduta delle foglie: verso la metà di novembre.

Caratteristiche ed Attitudini colturali

Vigoria: notevole.
Produzione: piuttosto irregolare, perché, soprattutto nei terreni freschi, può andare soggetto a colatura (non però all'acinellatura).
Posizione del primo germoglio fruttifero: dal 4° nodo in avanti.
Numero medio di infiorescenze per germoglio: una, più di rado due.
Resistenza ai parassiti ed altre avversità: mediamente resistente alle brinate primaverili; più sensibile all'oidio che alle peronospora (è delicato per lo zolfo); sensibile a11e tignole e al marciume dell'uva.
Comportamento rispetto alla moltiplicazione per innesto: si considera piuttosto difficile nei riguardi dell'innesto; si ritiene in generale che producesse di più quando era franco di piede.
Affinità con i portinnesti: i portinnesti generalmente usati sono il "Kober" e il "420 A", però godono ancora abbastanza favore il "3309" e il "101-14".

Utilizzazione

Esclusivamente per la vinificazione.

Tutti i contenuti di questa sezione sono stati gentilmente forniti dal MIPAAF - Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali