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Il Marzemino

04 Marzo 2024
Il Marzemino
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di Assoenologi con la collaborazione di Attilio Scienza, Roberto Miravalle e Carlo De Biasi

Il Marzemino trova nei territori della Vallagarina, nei suggestivi agglomerati rurali intorno a Rovereto e, in particolare, nella zona di Isera e dei Ziresi il suo habitat perfetto. Non a caso qui nasce il Trentino Doc Superiore Marzemino. Ne attesta la fama anche Mozart che, ai tempi ospite dei Lodron per uno dei suoi primi concerti in Italia, rende onore al vino trentino citandolo nel Don Giovanni: “ …versa il vino, l’eccellente Marzemino!”.

Cenni storici sul Marzemino

Come molte varietà storiche è facile indulgere alle leggende e ai miti, evitando i noiosi passaggi della domesticazione, per risalire direttamente al dono di qualche dio dell’Olimpo. Il mito greco rimane un punto fermo nella storia e nella cultura del vino. Che il Marzemino sia stato introdotto e diffuso da Antenore, è probabile sia parte di una bella leggenda. E anche rafforzando indizi mitologici con precisi riferimenti archeologici, il legame tra Merzifon, città turca sul mar Nero, e il vitigno trentino, rimane quantomeno labile.

Mito e storia si accavallano, in un viaggio probabilmente immaginario dall’Anatolia alla Grecia dove assunse nomi diversi, Lefkas a Cipro, Vartzami a Corfù, Marzavi a Paros. Le prime notizie storiche sul vitigno appaiono solo verso il 1300 quando in Veneto veniva segnalato un vitigno col nome di Marceminum.

Inizialmente era una varietà impiegata anche per il consumo fresco, infatti era esente dai dazi (di Venezia) che gravavano sull’uva “da bilancia” ovvero da tavola, come “le moscatelle, le marzemine, le lugliatiche, le uve da pergola e quelle di monte, come le schiave, le bianchette, le marzemine bianche (1502 - Ufficiali al dazio del vin)”.

Ortensio Lando, nel 1553, ne attribuì un’origine padovana annotando che l’uva Verzamino e Marzimino veniva appassita sulla vite o su graticci per ottenere dei vini dolci. La coltivazione del Marzemino è poi confermata da Agostino Gallo (1564).

Marzemino grappolo
Grappolo d'uva Marzemino

Nel periodo che intercorre tra il XVI e XVIII secolo, il Marzemino era ritenuto il vitigno caratteristico delle zone dell’Italia nord-orientale, ove si impose per la qualità e il ruolo simbolico che ricoprì nel cerimoniale dell’ospitalità veneziana. Fu il portabandiera di una tendenza verso la produzione di vini sempre più robusti e alcolici, atti alla conservazione e al trasporto, consolidando l’influenza di Venezia sul mercato del vino. Nel 1439 i domini della Serenissima incorporarono la Vallagarina, che si rivelò una zona particolarmente idonea alla coltivazione del Marzemino.

Il vino Marzemino estese la sua notorietà oltre il Triveneto specie nell’area germanica. Viene citato nella “Ampelographia” di F. G. Sachs del 1661: “Ex Vicentinis nobilitate prestat Marzemino sed Bassanico ad Bassanorumoppidumprope radice Alpium…” e nel “Don Giovanni” di Mozart (1787)... “Versa il vino!… Eccellente Marzimino”.

Sul finire del 1700, in una memoria dell’Accademia di Agricoltura di Vicenza, venne consigliato di produrre vini speciali, facendo appassire uva di Marzemino, fino al “termine dell’Autunno”. La fama del Marzemino dolce rimase fino al termine della indipendenza della Repubblica di Venezia.

Nel primo censimento dell’Agricoltura del Regno d’Italia (1871) tra i maggiori vitigni coltivati erano citati: Bassanese, Cenerente, Corbino, Cruino, Dolcetto, Forlano, Groppello, Lighetto, Marzemino, Mortaio, Munsero, Padovano, Pataresso, Pellongo, Pignolo, Raboso, Raboso veronese, Recandino, Rossone, Schiavo, Schiavone, Schittarolo, Valentino. E tra quelli a bacca bianca: Bianchetta, Boschera, Marzemina bianca (chiamata Champagne), Prosecco, Rabbiosa, Rabosina bianca (detta anche Grapariol), Verdiso e Verduzzo.

G. di Rovasenda (1877) elencò un Marbastardo zemin in Istria, un Marzemin bastardo nel Veronese, una Marzemina bastarda nera da Conegliano, una Marzemina bianca specificando che nel padovano alcuni scrivono Marzamina, “Soderini scrive Marzimino e Gallesio Merzemino”. “Il nome viene da Marzemin villaggio della Carniola” (era una Provincia austriaca della Slovenia). Anche Odart nel 1784 aveva indicato la stessa origine del nome.

Continua, il di Rovasenda, elencando un Marzemino dal picciuol bianco, M. dal picciolo rosso, M. gentile (che dice sinonimo di Marzemina nera. Questa “... supera tutte le altre uve del veneto per la mensa)”.

La gamma delle Marzemine elencate prosegue poi con: M. Grigia o di Cipro, M. Grossa, M. minore a Trento, Marzemina nera di cui ebbe riscontro a Bassano, Friuli, Roveredo, Feltre. Cita ancora una Marzemina piccola coltivata sui Colli Berici.

Inoltre: un Marzemino grosso ad Alessandria, Marzeminon o Marzemino Marbastardo a Verona e un Marzimino che afferma essere sinonimo di Marzemino. Nel 1868, a Vicenza, in una mostra, erano esposte tra le altre, le uve di Marzemina, Marzemina bastarda, Marzemina gentile, Marzeminone, Marzemina rossa, Marzeminagroppella, Marzeminaoseleta. Molto probabilmente, come accadde per i Refoschi nella stessa zona, si trattava di una miscellanea di omonimie e sinonimie, perlopiù errate.

Intanto la fama dei vini continua a far espandere la varietà: in Trentino, ove trova nella Vallagarina un ambiente molto confacente, in Lombardia, fino a Bergamo, e in Emilia Romagna, dove assume il nome di Balsamina.

L’avvento delle malattie americane alla fine del Novecento favorì l’introduzione di un nuovo vitigno: il Marzemino padovano, chiamato Negron. Esso venne a sostituire in molte zone il Marzemino gentile in quanto più resistente a queste nuove malattie fungine e soprattutto molto più produttivo.

Con risultati enologici scadenti. È di questo periodo una nota tecnica riferita alla produzione del Marzemino padovano che sosteneva: “questo vitigno presenta una diffusione allarmante non solo in zone poco adatte ma anche in quelle migliori; questa varietà estremamente produttiva e di qualità molto scadente …... Pertanto è controproducente dare fiducia al Marzemino padovano e quindi occorre preferire il Marzemino gentile che è di gran lunga migliore e può cosi compensare il produttore sia nel prezzo che nella qualità”.

Marzemino bianca
Grappolo di Marzemina bianca

La ricostituzione post fillosserica viene a porre ordine nella famiglia dei Marzemini. Attualmente sul Registro Nazionale delle Varietà di Vite si elenca il Marzemino (coi sinonimi di Berzamino, Berzemino. Recentemente anche la Balsamina, presente a livello di reliquia in Emilia, nel Reggiano in particolare, è stata riconosciuta sinonimo accertato di Marzemino n.), la Marzemina bianca e la Marzemina grossa o Marzemina bastarda.

Quest’ultima citata nel 1679 da G. Agostinetti come Marzemina grossa o Marzemina bastarda o Marzeminone nel Trevigiano. L’ Autore consigliava di mescolarne le uve con quelle della Marzemina, per ottenere un vino dolce molto ricercato. Il Marzeminon o Marzemin bastardo è segnalato agli inizi del 1800 anche in provincia di Verona.

Era presente anche in Friuli, nella zona bassa di Latisana. La Marzemina nera bastarda non ha più la diffusione di un tempo, ma è stata riscoperta e recuperata dal dr. Giuseppe Tocchetti e iscritta nel Registro nazionale nel 2007.

La Marzemina bianca (conosciuta anche come: Sampagna, Sciampagna, Sauvignon Schampagna, Chasselas dorato, Edelweiss, Fendant, Queen Victoria) è presente in alcune zone del Trevisano, Breganze, Colli Euganei).

Nel 2010 la superficie totale misurava 54 ettari. Dal 1994 è iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite e inserita tra le varietà in osservazione nelle province di Padova, Treviso, Venezia e Vicenza. Può far parte, in unione ad altri vitigni, delle Doc Bagnoli, Colli di Conegliano e Colli Euganei.

Le sue uve possono essere sottoposte ad appassimento ed usate per la produzione di vini dolci.

La Marzemina bianca ha svolto un ruolo rilevante nel germoplasma viticolo del Triveneto. Un incrocio spontaneo tra Raboso del Piave e Marzemina bianca ha generato il Raboso veronese (Crespan e al.2006).

Origini genetiche sul Marzemino

L’approccio molecolare è uno strumento potente per sbrogliare l’intricata matassa di vitigni “famiglia”. Come le Malvasie, i Refoschi, le Vernacce, …...il Marzemino, ecc.

Una prima indagine (Labra e al., 2003) è stata effettuata su un gruppo di Marzemini confrontati con la varietà greca Vertzami ritenuta progenitrice. L’analisi ha impiegato 13 microsatelliti ed esclude la discendenza diretta di Marzemino o altre varietà correlate (Barzemino, Balsamina emiliana; Balsamina romagnola) dal Vertzami; tuttavia una certa similarità suggerisce un antenato comune.

Un’indagine molto articolata condotta da S. Grando e coll. a San Michele all’Adige dimostra che il Teroldego risulta in rapporto genitore-figlio con il Marzemino, mentre per Marzemino-Lagrein i dati supportano la situazione di fratelli.

Grappolo Teroldego
Grappolo di Teroldego, padre del Marzemino

Il Marzemino sarebbe dunque il figlio di Teroldego e condivide lo stesso genitore sconosciuto del Lagrein. L’origine del vitigno va quindi attribuita al Nord Est Italia e non alla Grecia.

Il Marzemino ha pure un legame di tipo genitore-figlio con Refosco dal peduncolo rosso, ma tale ipotesi non è confermata. Teroldego potrebbe essere invece il “grandparent” del Refosco.

Il vitigno del Marzemino

Il Marzemino presenta un apice: espanso, cotonoso, bianco verdastro con sfumature violacee ai bordi. Le foglioline apicali sono spiegate, cotonose con tomento verde e denti rosato-violacei sulla pagina superiore, cotonose e biancastre su quella inferiore; trilobate.

Le foglioline basali sono quasi glabre e di colore verde chiaro sulla pagina superiore, lanuginose su quella inferiore. L’asse del germoglio è curvo, verde con sfumature bronzate e con qualche pelo lungo all’altezza dei nodi.

La foglia adulta è pentagonale (a volte cuneiforme), di media grandezza, trilobata con talvolta accenno a 5 lobi; seno peziolare a V con i bordi quasi sempre sovrapposti; seni laterali superiori ad U abbastanza pronunciati, seni laterali inferiori mancanti o appena accennati; pagina superiore glabra, opaca, di colore verde scuro con nervature verdi, tipicamente infossate; pagina inferiore grigioverde chiaro, feltrata, con nervature verdi, leggermente rossastre alla base; lembo bolloso, fortemente piegato a gronda, lobi contorti e revoluti; angolo alla sommità del lobo terminale un po’ acuto; denti molto pronunciati, irregolari.

In estate si nota il colore rosso violaceo di vari organi: tralci, peduncoli dei grappoli e piccioli; sulle foglie più vecchie si possono pure notare delle macchie rossastre, distribuite a mosaico, verso il centro della lamina.

Vitigno Marzemino
Il vitigno del Marzemino

Il grappolo a maturità industriale: lungo 18-20 cm circa, mediamente compatto, cilindro-piramidale con 1 o 2 ali; peduncolo semilegnoso, abbastanza grosso, di media lunghezza, rossastro. Con picciolo: mezzano, grosso, con tracce di lanuggine, verde (e rosato-violaceo verso la base).

L’acino è medio (mm 15-16), sferoide, di forma regolare, con ombelico persistente, sezione trasversale regolare; buccia molto pruinosa, sottile, consistente, di colore blu-nero; polpa mediamente consistente, di sapore semplice; succo leggermente rosato; pennello piccolo e di colore rosso cupo. Di norma sono presenti 3 vinaccioli, di media grandezza, piriformi.

I tralci legnosi sono di media lunghezza e spessore, a portamento eretto, tondeggiante e costoluto, con internodi di media lunghezza e di colore bruno rossastro; nodi marcati; corteccia resistente, gemme coniche, grosse, lanuginose. Il tronco in genere è molto robusto.

Aspetti vegetativi del Marzemino

Il germogliamento è piuttosto precoce mentre fioritura e invaiatura sono di media epoca. La maturazione dell’uva: III-IV epoca (fine di settembre-primi di ottobre).

Epoca caduta delle foglie: media (in autunno le foglie si colorano in rosso vivo). Il Marzemino presenta un notevole vigore vegetativo con produzione: buona e costante grazie an una buona fertilità (2-3 infiorescenze per germoglio)

La posizione del primo germoglio fruttifero inizia dalla quarta gemma, collocandolo tra i vitigni che esigono potature medio-lunghe.

Resistenza alle malattie ed altre avversità: sensibile all’oidio; buona alle altre crittogame.

Grappoli Marzemino
Grappoli di Marzemino in autunno

I cloni del Marzemino

Il ruolo del Marzemino nella viticoltura del Nord est, di quella trentina in particolare si rileva anche dagli investimenti fatti per la sua selezione clonale e sanitaria. Specialmente dall’Istituto di San Michele all’Adige.

Oggi i viticoltori hanno a disposizione una gamma piuttosto vasta di cloni, ad iniziare dal “vecchio” SMA 18, seguito subito dai MIDA 95 – 132, MIDA 95 – 172, ISV – V 1, ISV - V 13, ISV - V 14, VCR 3, CVP – 01 – 114, ISMA 353, ISMA 355, UNIMI-VITIS MAR VV701, UNIMI-VITIS MAR VV71, VCR 114, ISMA -CAVIT 14.

Il clima del Marzemino

In omaggio all’attuale area elettiva del Marzemino, si prede a riferimento l’ultimo tratto della Val d’Adige, fino allo sbocco in pianura, la Val Lagarina. Considerando il suo inizio a Trentola Val Lagarina ha una lunghezza di circa 60 km; un orientamento generale NNE-SSW; con due deviazioni ad ampio raggio di curvatura: a Mori l’Adige devia verso Sud e poi verso SSE; tra Ala ed Avio, invece, assume una direzione verso SW per poi riprendere quella verso SSW.

La Val Lagarina è fiancheggiata su entrambi i lati da rilievi montuosi che superano frequentemente i 2000 m di altitudine.

L’Adige scorre ad una quota inferiore ai 200 m s.l.m. Quindi siamo di fronte ad una vallata molto profonda ove clima e suolipresentano una grande variabilità. Il clima di riferimento è prealpino, con forte influenza del lago di Garda.

Il Marzemino Tab. 1
Tab. 1 I dati relativi alla situazione climatica a Rovereto

La presenza costante del leccio e dell’olivo, associazioni vegetali tipicamente mediterranee, sono a prova di un clima abbastanza asciutto e con temperature invernali relativamente miti. Il climogramma di Tab. 1, riferito a Rovereto, descrive bene la situazione climatica media della vallata.

I suoli del Marzemino

I suoli della Val Lagarina derivano da depositi quaternari di diversa matrice: dalle morene dei ghiacciai dell’Adige, sedimenti fluvio-glaciali, sedimenti fluviali, lacustri e fluvio-lacustri; ed infine i materiali detritici dei conoidi laterali formati dai torrenti affluenti dell’Adige. Quindi esiste una grande variabilità per granulometria, permeabilità, tenuta idrica, ulteriormente amplificate dal fattore antropico.

I terreni vitati sono raggruppabili in: terreni basaltici: superficiali, di natura franco-sabbiosa, con media presenza di scheletro e bassa presenza di calcare attivo. Sono terre scure, con pH intorno a 8,3-8,5.

vitigno di uva Marzemino
Vitigno di Marzemino

I terreni alluvionali del lungo Adige sono franco sabbiosi-argillosi, scheletro assente, bassa presenza di calcare attivo. Sono suoli profondi con pH da 7,7 a 8,7, fertili. I conoidi hanno terreni superficiali, franco sabbiosi, ricchi o molto ricchi di scheletro, con dotazioni medio alte di calcare, > del 10%. Con pH tra 8 e 8,4.

La scelta dei portinnesti e della densità d’impianto quindi deve tenere in grande considerazione le matrici dei suoli.

La coltivazione del Marzemino

Il Trentino (Vallagarina) ha la più alta concentrazione con 360 ha registrati dal Censimento del 2010, su una presenza nazionale di 1080 Ha.

La forma di allevamento di riferimento è la pergola trentina, con recenti “concessioni” a controspalliere potate a Guyot, che diventano raccomandazioni quando i vigneti sono destinati a produrre “Marzemino superiore”. Dal disciplinare di produzione: “Nei nuovi impianti e nei reimpianti deve essere data preferenza all’introduzione di forme di allevamento a parete verticale con una densità minima di 4.000 ceppi per ettaro; nei casi in cui sussistono fondate motivazioni tecniche, può essere mantenuta la tradizionale forma di allevamento a pergola semplice con una densità minima di 3.500 ceppi per ettaro.”

Vallagarina marzemino
La Vallagarina

Il Marzemino superiore è il prodotto di eccellenza delle alture basaltiche di destra Adige (nei comuni di Isera, Mori, Nogaredo, Nomi, Pomarolo, Villa Lagarina). Il Marzemino è presente Vicenza, Treviso, Padova Verona, Venezia, Udine, Pordenone e in misura meno consistente in Lombardia, Emilia-Romagna, Abruzzo, Sardegna. Vigneti di Marzemino sono citati nella King Valley in Australia, In Nuova Zelanda e a Lodi in California.

I vini del Marzemino

Il Marzemino entra nella composizione della Docg Colli di Conegliano assieme a Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e incrocio Manzoni 2.15). Particolarmente interessante è la Docg Colli di Conegliano Refrontolo, specialmente nella versione Refrontolo Passito (almeno 95% di Marzemino) perché conserva l’antico modo di vinificarlo come vino dolce, come in precedenza emerso da documenti risalenti al quindicesimo e sedicesimo secolo.

Nei vini a denominazione di origine lo troviamo come tale in alcune DOC “ombrello”, tipo: Trentino Marzemino e Trentino Marzemino superiore. Breganze Marzemino, Breganze Marzemino superiore e Breganze Marzemino riserva. Colli di Scandiano e di Canossa Marzemino, Garda Marzemino, Merlara Marzemino frizzante, Colleoni Marzemino, Capriano del Colle “Marzemino”. Entra poi fino al 50% nelle Doc Botticino, Cellatica, Reggiano.

Il numero e la localizzazione dei vini ad Indicazione Geografica Protetta che vedono il contributo di Marzemino riflettono la prima origine del vitigno e la sua diffusione “vicinale”: Vallagarina, Colli Trevigiani, Alto Livenza, Trevenezie, Marca Trevigiana, Veneto, Veneto Orientale, Venezia Giulia, Verona o Provincia di Verona o Veronese, Alpi Retiche, Conselvano.

Il secondo gruppo deriva dalla diffusione del vitigno lungo gli assi fluviali e le vie d’acqua: Alto Mincio, Quistello, Provincia di Mantova, Sabbioneta, Benaco Bresciano, Sebino, Emilia o dell’Emilia, Forli, Ravenna, Rubicone, Montenetto di Brescia, Provincia di Pavia, Ronchi Varesini, Bergamasca, Valcamonica, Collina del Milanese, Ronchi di Brescia, Terre Lariane.

Il terzo gruppo rappresenta il recente interesse intorno ai caratteri di questo vitigno. Colline Pescaresi del Vastese o Histonium, Isola dei Nuraghi, Marmilla, Nurra, Ogliastra, Parteolla, Planargia, Provincia di Nuoro, Romangia,Valle del Tirso, Valli di Porto Pino Tharros, Trexenta,Barbagia,Colli del Limbara, Sibiola, Colline Frentane, Colline Teatine, Terre di Chieti, Colli Aprutini, Colli del Sangro, Terre Aquilane.

La vinificazione del Marzemino

La pigia-dirapatura viene effettuata a rulli aperti o mediamente stretti, è spesso sufficiente la pigiatura “naturale” delle bacche che avviene durante il pompaggio del pigiato nella fase di carico del serbatoio di fermentazione.

In vasca potrebbe tornare utile una MPF a freddo non superiore alle 48h. La FA si svolge a temperature non troppo elevate per preservare gli aromi fruttati e floreali tipici del Marzemino. Si parte da una T di circa 22°C fino ad un massimo di 25-26°C. La macerazione a contatto con le bucce è breve, mediamente 5-7 gg, e risulta fondamentale calibrare bene i rimontaggi per preservare la gentilezza di questo vino.

Marzemino calice
Calice di Marzemino

Il Marzemino si svina quindi tendenzialmente dolce e la FA termina senza più il contatto con le bucce per esaltare sia i caratteri fruttati che la morbidezza e la bevibilità.

La FML viene condotta possibilmente in vasche in cemento dove affina per i mesi seguenti. Nella maggior parte dei casi il Marzemino esce sul mercato come vino giovane, piacevole, gentile e fresco. Nelle sottozone della DOC Trentino Superiore d’Isera e dei Ziresi la piacevolezza di questo vino si raggiunge almeno un paio di anni dopo la vendemmia.

Profilo enologico del Marzemino

Il Marzemino è caratterizzato un contenuto:

  • polifenolico totale estraibile che potremmo definire medio (ca. 2400 mg/kg),

  • antociani decisamente elevati (ca. 1300 mg/kg),

  • tannini medio-bassi, principalmente a peso molecolare abbastanza elevato, con un indice di condensazione alto con:

  • le catechine reattive alla vanillina in quantità di ca 1600mg/kg (su un range di 850-3650 mg/kg e di cui l’80% nei semi e solo il 20% nelle bucce)

  • le proantocianidine in quantità di ca 2500 mg/kg (su un range di 1700-4250 mg/kg e di cui il 40% nei semi).

Sono quindi tannini che da un punto di vista enologico, possono essere definiti a lenta estraibilità.

È però opportuno notare l’ampio range possibile per questa varietà. In particolare, è da sottolineare altresì il recente lavoro svolto in Trentino da Cavit con la collaborazione dell’Istituto Agrario di San Michele a/A, volto alla realizzazione di nuove selezioni di Marzemino e quindi alla nascita di nuove selezioni estremamente interessanti viste le migliori performance qualitative dei vini ottenuti quali il clone ISMA -CAVIT 41 e ISMA -CAVIT 41. Sulle prime vinificazioni di queste nuove selezioni clonali si sono potuti riscontrare caratteristiche nettamente migliorate nel corredo tannico e nel quadro organolettico generale.

Profilo sensoriale del Marzemino

Il Marzemino produce vini rosso rubino intenso con riflessi violacei, intenso profumo vinoso con sentori di frutta rossa acida, frutta matura e delicati accenni floreali.

Al palato è elegante, gentile dal tannino garbato. Ha in genere una bassa attitudine all’invecchiamento. La ragione del suo successo è stata proprio la capacità di produrre vini estremamente gradevoli di pronta beva.

Marzemino calice
Calice di Marzemino

In Trentino, e in particolari modo in Vallagarina e sulle colline di Isera dove ha trovato habitat ideale per la coltivazione, è considerato quasi un vino “quotidiano”, il vino della convivialità, da bere in compagnia con gli amici, vino che ben si sposa ai piatti tipici della cucina locale e italiana non troppo saporiti dalle spezie.

Il Marzemino di Refrontolo Passito è un vino da dessert, da conversazione, ottenuto da uve parzialmente appassite sui graticci, di un bel colore rosso rubino carico, con orli violacei, amabile, sapido, frizzante con un caratteristico e marcato profumo di more di rovo.

Si presenta amabile e moderatamente dolce, ricco di profumo e di sapori, con un’alcolicità ben centrata ed un’acidità a livello molto gradevole. Si può considerare maturo nei 10-12 mesi di vita.

di Assoenologi con la collaborazione di Attilio Scienza, Roberto Miravalle e Carlo De Biasi

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