Il vino al tempo degli egizi
L'Egitto è uno dei più antichi produttori di vino della storia. Moltissime testimonianze sulla sua produzione e sul suo consumo ci arrivano dalle tombe dei faraoni aricchite di pitture, iscrizioni e bassorilievi fin dal 2700 a.c. Tramite il loro studio è stato possibile ricostruire l'importanza del vino nella cultura egizia, i tipi di tecniche utilizzate e il significato che questa bevanda assumeva per gli antichi abitanti delle rive del Nilo.
Il vino nella cultura egizia
Il vino al tempo degli egizi assumeva importanti connotazioni religiose. Come in altre culture, anche il popolo dell'antico Egitto credeva ad una vita dopo la morte. Era loro solito inserire nelle tombe dei defunti oltre che oggetti, anche cibo e bevande, di cui il nettare d'uva era quella principale.
Vi furono tante divinità legate al vino, soprattuto come segno di pacificazione. Ciò ci è stato tramandato da alcuni dipinti che raffigurano il faraone o la regina che porgono due coppe di vino agli dei per sancire la pace tra il genere umano e il mondo divino. Questa credenza nasce dal mito su “La distruzione del genere umano” che narra della volontà del dio del sole Ra di annientare l'umanità dopo che aveva scoperto una congiura ai suoi danni proprio da parte degli uomini. A compiere la carneficina manda sua figlia Hathor, trasformata nella leonessa Sekhmet. In seguito Ra, pentitosi della sua decisione, ordina di colorare di rosso una grande quantità di birra e di farla bere a Sekhmet al suo risveglio. La dea, convinta che sia sangue, lo beve e si ubriaca dimenticando lo scopo della sua missione, portando di fatto la pace nell'umanità.
Il vino era considerato la bevanda della classe nobile, molto più pregiata e costosa della birra. I faraoni la gradivano moltissimo, tant'è che nelle loro tombe si possono trovare tante anfore e pitture che raffigurano miti e momenti legati alla produzione del vino, come in quella di Tutankhamon.
La produzione di vino nell'antico Egitto
La coltivazione della vite e la raccolta dell'uva avveniva principalmente nei vigneti nelle zone del Delta e delle Oasi. Tra le tecniche usate c'era sicuramente la coltivazione a pergola, assorbita poi dagli altri popoli del mediterraneo.
Le fasi successive per la produzione del vino si possono distinguere in:
1. deposito dell'uva in grandi tini di pietra, legno o argilla;
2. pigiatura dell'uva con i piedi, tecnica molto efficace per non mischiare i semi e i graspi nel succo;
3. conservazione nelle anfore per la fermentazione;
4. immagazzinamento di alcuni mesi;
5. chiusura ermetica di ogni anfora e aggiunta delle informazioni relative al nome del vinaio, all'anno di produzione e alla zona di provenienza.
Il consumo di vino al tempo degli egizi
Il vino era spesso bevuto dagli egizi nei banchetti e nelle feste. Inoltre, veniva usato anche come libagione per i cari defunti.
Le antiche pitture indicano che il principale tipo di vino prodotto era il rosso, il quale poi veniva addolcito con spezie o miele. Esistono anche dei reperti che testimoniano la rara produzione di un vino più chiaro, presumibilmente bianco.
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