Gli arcobaleni in vigna di Ezio Ferraris in mostra al Castello di Roddi
Un’estate all’insegna dell’arte al castello di Roddi che sabato 20 giugno inaugura la mostra “Arcobaleni in vigna” di Ezio Ferraris. Dopo la pandemia appaiono nella Langa del Barolo i paesaggi di luce e colori realizzati dal poliedrico artista astigiano.
L’esposizione, che andrà avanti fino al 20 settembre, è organizzata in collaborazione con il Comune di Roddi, la Barolo & Castles Foundation che gestisce il maniero e l’associazione di volontariato culturale Art & Wine Club – Italian Top Style di Barolo, ed è curata da Fabio Carisio, presidente del sodalizio barolese in cui si coltiva la mission di abbinare l’espressività visiva alla tradizione enoica.
Il percorso all’interno del castello si svolge in totale sicurezza, secondo le normative anti-covid. L’esposizione si articola in tre percorsi che hanno in comune il soggetto principale, le vigne e il vino ispiratori dell’arte, protagonisti assoluti della pittura di Ferraris, nato nel 1957 in una famiglia di viticoltori, che coglie «la magnificenza dell’apparizione – spiega l’artista – del segno iridato benevolo sui filari dopo un violento acquazzone».
Dalla “Luna Blu” creata coi cristalli di solfato di rame, memoria di tutti i fanciulli cresciuti nei vigneti che li spaccavano per scioglierli nell’acqua e produrre così il verderame, alle colline sinuose della “Luna e i Falò” in omaggio a Cesare Pavese, l’arte di Ferraris si è evoluta fino alle “Rondini svolazzanti su rocce” realizzate con vere marne calcaree-argillose inserite applicate sulle tele fino a culminare negli arcobaleni con pampini, rampi e conchiglie trovate nei terreni sabbiosi delle vigne a memoria dell’antica emersione delle terre di Langa e del Monferrato, dal 2014 Patrimonio Unesco con il Roero, dal mare Padano. Ecco perché nell’esposizione “Arcobaleni in Vigna” il connubio arte e vino abbraccia anche la storia di una terra e dei suoi miti.
«Il punto focale della mostra è rappresentato dalle tele realizzate in tecnica mista da Ezio Ferraris con intuizioni e gestualità uniche al mondo, maturate in questo percorso di ricerca artistica ultra-ventennale – aggiunge il curatore della mostra Fabio Carisio –. Ha cominciato le sue sperimentazioni circa 5 anni fa con opere astratte realizzate con la poltiglia bordolese (verderame), quindi ha creato i primi lavori figurativi aggiungendo via via sempre nuovi materiali utilizzati o naturalmente presenti nelle vigne come vinaccioli, acini essiccati, corteccia di vite, raspi, zolfo, argilla creando opere sempre più mirabili sia per complessità della tecnica mista che per suggestione emotiva».
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