Campania, terra di vulcani e grandi vini
Storicamente definita "Campania Felix" per la fertilità del suolo ed il clima mite, la Campania è oggi uno dei più interessanti territori italiani, con presenza di veri terroir e una ricchezza di varietà di vitigni locali unica.
In Campania il vino ha sempre svolto un ruolo fondamentale, legato in maniera indissolubile alla storia e alla tradizione di questa regione. Una storia affascinante, che prende forma nelle tante uve autoctone della regione e nei suoi tanti vini celebri, a partire dal Falerno, uno dei vini più antichi d'Italia.
Uno sguardo al territorio vitivinicolo della Campania
Il territorio della Campania è prevalentemente collinare, con terreni di origine vulcanica e sedimentaria che all'interno lasciano spazio ai rilievi montuosi, i quali costituiscono il 34,5% dell'intera morfologia campana. Le pianure, fertili e alluvionali, coprono il 14,7% della regione che a livello geografico è caratterizzata da una divisione netta in due zone affiancate alla costa tirrenica: da un lato i rilievi appenninici campani e lucani all'interno di gruppi collinari, ma anche montuosi, dall'altro le pianure di piccole dimensioni, che separano i rilievi fra di loro.
Per quanto riguarda lo schema del suolo, le pianure costiere sono composte da argilla, sabbia, calcare da sfaldamento e residui di polveri vulcaniche, mentre all'interno prevalgono terreni di origine vulcanica, elemento fondamentale di tutta la regione, rappresentato non solo dal Vesuvio e dai campi Flegrei, ma anche dallo spento Roccamonfina e da altri coni lungo tutto l'Appennino, ormai sopiti da millenni.
Il clima è mediterraneo sulla costa e sulle isole, sempre ventilato, mentre all'interno può presentare caratteri continenetali, con forti escursioni termiche.
Storia del vino in Campania
La storia dell'enologia in Campania inizia con l'arrivo degli antichi greci nelle terre che più tardi prenderanno il nome di Magna Grecia.
Se ai Greci si deve il merito di aver trasformato una produzione vinicola puramente domestica in attività commerciale, il momento di massimo splendore per la viticoltura della Campania arriverà durante la Repubblica e l'Impero di Roma. Gli antichi vitigni campani sono stati descritti da Plinio il Vecchio, il quale ne ha evidenziato non solo la qualità ma anche la salubrità dei vini prodotti intorno all'area di Napoli e Sorrento: già a quell'epoca Plinio descrisse infatti l'Aglianico, il Greco, il Fiano, la Coda di Volpe, l'Asprinio e la Biancolella. Un'età dell'oro che verrà spazzata via, in primo luogo, dalla concorrenza tutta interna all'impero dell'agricoltura dei territori africani e iberici nei confronti delle meno produttive terre campane.
In tempi più recenti, dopo il crollo della produzione dei vini locali campani registrato nell'immediato secondo dopoguerra dovuto ad una filiera legata a logiche strettamente di quantità, una svolta nella valorizzazione del patrimonio vinicolo della Campania si ebbe alla fine degli anni Settanta grazie al lavoro di Antonio Mastroberardino, padre del moderno vino campano, scomparso nel 2014. Egli valorizzò le uve locali dell'Irpinia, come il Fiano, il Greco e l'Aglianico, e scrisse i disciplinari di produzione del Taurasi, del Greco del Tufo, del Fiano di Avellino e del Lacryma Christi del Vesuvio.
Viaggio alla scoperta dei vini della Campania
Il territorio prevalentemente collinare ed il clima mite rendono la regione adatta alla coltivazione di vitigni di diversi tipi da cui si producono molti vini, il 44% bianchi e il 56% rossi.
Le principali zone vinicole si concentrano:
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nell'Alto Casertano, dove i terreni sono di nera terra vulcanica. Qui ricordiamo la Doc Falerno del Massico (composta, fra le altre, da uve Aglianico e Piedirosso) e la Doc Aversa (costituita da uve Asprinio);
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nella Penisola Sorrentina e Isole, dove i terreni sono calcarei;
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nel Cilento;
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nel Sannio e Irpinia, la quale rappresenta la zona vinicola più ricca dell'intera Campania. Essa si estende da Benevento alla provincia di Avellino, con terreni argillosi di origine vulcanica. E' la terra del Taurasi, con vigneti fra i 400 e i 700 m sul livello del mare, e sottoposti ad una forte escursione termica.
Le DOCG della Campania
Le DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) della Campania sono quattro, a testimonianza delle antica tradizione vitivinicola del territorio campano.
DOCG Taurasi
Conosciuto anche come il "Barolo del Sud", anche se il "Patron" della Feudi di S. Gregorio ama dire che è il Barolo ad essere il "Taurasi del Nord", il Taurasi è un vino prodotto per il 90% con Aglianico, robusto e di grande longevità. Sicuramente da ricordare il Taurasi "Mastroberardino Riserva del Fondatore", prodotto nel 1968.
DOCG Greco di Tufo
Prodotta in otto comuni della provincia di Avellino, la DOCG Greco di Tufo è un vino dalle nette sensazioni fruttate, composto da un blend di uve: Greco per un minimo dell'85% e
Coda di Volpe per un massimo del 15%. Il Greco di Tufo può anche essere spumantizzato con Metodo Classico, purchè affinato per almemo 36 mesi in bottiglia.
DOCG Fiano di Avellino
La DOCG Fiano di Avellino è un vino con una buona nota acida e longevità, composto da Fiano, per un minimo dell'85% e da Greco, Coda di Volpe, Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15% della quantità complessiva.
DOCG Aglianico del Taburno
La DOCG Aglianico del Taburno comprende un blend di vini Rosso (da uve Aglianico min. 85%) e Rosato (da uve Aglianico min. 85%).
I vitigni coltivati in Campania
I vitigni a bacca bianca della Campania sono:
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Asprinio, conosciuto sin dall'Antica Roma, se ne stavano perdendo le tracce perchè usatissimo per fare l'aceto. Il sistema di allevamento dell'Asprinio è l'alberata aversana, usando come tutori alberi dal fusto molto alto. Secondo Luigi Veronelli il vino prodotto dall'Asprinio era il massimo abbinamento con la pizza. Avendo buona acidità, l'Asprinio dà ottime versioni spumantizzate con metodo Charmat;
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Bianconcella, usato nella DOC Capri;
I vitigni a bacca rossa coltivati in Campania sono:
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Aglianico, un vitigno che per la sua diffusione prende al Sud il posto del Sangiovese che la fa da padrone al Centro.
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