C'è qualcosa che bolle in pentola nel mondo della birra artigianale. Più nello specifico il 6 luglio 2016 il Senato ha approvato in via definitiva un testo precedentemente approvato dalla Camera che definiva con maggiore precisione cosa fosse la "birra artigianale".

L'articolo 35 del DDL S 1328-B (Disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione, competitività per l’agroalimentare), tenta di tutelare sia il consumatore che il piccolo produttore e ha dato una scossa al mondo della birra artigianale finora non abbastanza regolamentato.

I pareri sono unanimi nell'affermare che sia un passo per dare una direzione più definita a un fenomeno che è nato in maniera spontanea, ma non siamo che all'inizio.

Cos'è la birra artigianale per la legge italiana

Il testo della legge che definisce la birra artigianale è questo:

Disposizioni in materia di produzione della birra artigianale

Art. 35.

(Denominazione di birra artigianale)

«Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi».

Che in breve significa che la birra artigianale italiana è quella:

• prodotta da birrifici di piccole dimensioni con una produzione annua inferiore ai 200.000 hl;

• prodotta da birrifici che siano totalmente indipendenti da altri birrifici: ciò significa che un piccolo birrificio che venga acquisito da un birrificio più grande, perderà il titolo di "artigianale";

• non è sottoposta né a processi di pastorizzazione né a microfiltrazione, escludendo, quindi, i passaggi industriali che di solito alterano e snaturano il prodotto privandolo delle sue proprietà nutrizionali.

I pro e i contro della legge sulla birra artigianale

Come già detto la strada da fare è ancora molta: un punto che andrà sicuramente approfondito è quello sulla pastorizzazione e sulla microfiltrazione, ad esempio. A tutt'oggi non è molto chiaro quale sia il limite specifico tra la filtrazione e la microfiltrazione e ciò rischia di lasciar spazio a decisioni secondo coscienza da parte del singolo birraio.

Inoltre, una legislazione in materia, soprattutto se non abbastanza rigorosa, rischia per molti di confondere il consumatore: come sottolinea anche Gianriccardo Corbo, Presidente del MoBI – Movimento Birrario Italiano -, "birra artigianale" non è necessariamente sinonimo di qualità in confronto alle birre industriali, anche se spesso è percepita in questo modo dal consumatore.

I punti a favore di questa legge, tuttavia, ci sono e sono facilmente individuabili:

• specificando cosa si intende per microbirrificio si aiutano quelle piccole realtà che prima non vedevano una distinzione con i grandi birrifici industriali sia sul piano fiscale sia su quello della complessità degli adempimenti da rispettare;

• ponendo l'attenzione sulla filiera produttiva e di conseguenza sulle materie prime – ancora non prese in considerazione nello specifico però - può in prospettiva incentivare, con il passare del tempo, una crescita nella coltivazione di luppolo nostrano e essere un punto di partenza per porre maggiore attenzione su un settore che ha visto negli ultimi anni un boom nella crescita: basti pensare che dal 2008 a oggi il numero di piccoli birrifici italiani si è moltiplicato anno dopo anno in maniera esponenziale.

Non ci resta che rimanere in attesa dei prossimi sviluppi.